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Friday, 02 October 2020 00:00

InFLOencer: stop ai concerti is the new barbabietola

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Dove eravamo rimasti?
Ah si, eravamo reduci da tre mesi di terrificanti performance musicali dai balconi abusivi; la minaccia del plexiglas sulle spiagge e la definitiva sostituzione di Risiko, con il nuovo gioco da tavola “Occhio al bonus”.

Nella versione italiana le regole sono più o meno una: se evadi hai diritto a una vacanza, una cucina Scavolini, una poltrona Mondo Relax − di quelle che ti aiutano ad alzarti − e una bicicletta con cambio Shimano; se non evadi, giri la ruota e ti attacchi al...
Rancori fiscali a parte, è successo più o meno che il giorno prima eravamo tutti come Matt Damon nel film Contagion, e il giorno dopo tutti come Elettra Lamborgini a twerkare in Salento. Non ci ho capito molto, in verità. Per fortuna la mia estate, sbocciata all’improvviso, mi ha portata via dalle spiagge per un tour, dalla Toscana all’Austria. Sono stata fortunata. Non tanto perché ho lavorato, ma perché non ho dovuto assistere a uno spettacolo ridicolo e incoerente. Ve lo racconto in piccolo.
L’arco d’ingresso del Lido Tortuga (per gli amici “Picchio”) è considerato un luogo chiuso, allora ti metti la mascherina, tre passi, te la togli e ti butti nel carnaio.
Magari è così che si sconfigge il virus, magari il virus non esiste, magari non esistiamo nemmeno noi, la terra è piatta e Dio non ha la barba, fatto sta che mi sono sentita grandemente presa per i fondelli. Chiusa in casa per mesi, col divieto di lavorare, di uscire, di vedere la mia famiglia e poi? Con le pinne, fucile ed occhiali e vai con Jerusalema? Non è che volevo restare chiusa in casa, ci mancherebbe. Amo il mare, la spiaggia e il divertimento, anche se non si direbbe.
Non ho nessun problema con le ammucchiate (che detta così mi vale almeno altri cento follower su Instagram, e se metto hastag prima di ammucchiate me ne vale almeno mille), è solo che già c’era puzza di bruciato.
Già s’intuiva che, dopo la vacanze, qualcuno alla carlona avrebbe tirato fuori dal cilindro la soluzione geniale e cioè quella di sospendere i concerti. Questa ormai è diventata la risposta universale. Un po’ come alle medie, che la risposta giusta era sempre “barbabietola da zucchero”. Stop ai concerti is the new barbabietola da zucchero.
Scusi, che ore sono? Stop ai concerti.
Mi perdoni, è passato l’R6? Stop ai concerti.
Meglio Cracco o Locatelli? Stop ai concerti.
Ah, che fatica spiegare l’ovvio. Comunque, amici, io questo mese ho tre bei concerti, tutti al nord, e per adesso incrocio le dita e gli alcolici dopo le ventidue me li bevo sul terrazzo. Ma mi sa, mi sa, che ancora una volta saremo noi “quelli dello spettacolo” (che epiteto orrendo) a dover mettere la pezza, dove altri hanno fatto il buco.

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