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Tuesday, 07 May 2013 10:10

Amiamo le differenze ed abbattiamo i confini

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Si è svolto a Napoli dal 2 al 5 maggio il festival La scrittura della/e differenza/e, biennale internazionale di drammaturgia femminile giunto alla VI edizione, un festival che vede la sua sede a Cuba ed oltre all’Italia, come Paese partecipante, compaiono anche Argentina, Brasile, Ecuador e Spagna.
In questi giorni a Napoli, presso la Caffetteria del Teatro Mercadante, sono state presentate le opere teatrali vincitrici, tra cui La Audiencia de los confines (primo studio sulla memoria) proveniente da El Salvador, intensa drammaturgia teatrale andata in scena allo Stabile dal 3 al 5 maggio.

Durante questi giorni si sono svolti incontri e dibattiti con docenti universitari e giornalisti sui problemi che hanno afflitto i paesi dell’America Latina ed in particolare sul discorso riguardo la memoria di fatti storici cruenti e da non lasciare all’oblio.
Il premio è selezionato in base alla drammaturgia al femminile e La Audiencia del los confines, infatti, contiene un personaggio femminile molto forte.
Il testo teatrale di Jorgelina Cerritos mette in scena le memorie di tre persone – Carola, Alonso e  Mauro – raccontate durante una notte, aspettando la luce del giorno che non arriva mai, simbolo di secoli di dimenticanza, colonialismo, repressioni.
L’episodio che sta alla base dell’opera è l’assassinio dell’arcivescovo cattolico salvadoregno Oscar Arnulfo Romero, figura ormai scomoda alla dittatura del Paese, assassinato dagli squadroni della morte mentre celebra la messa nella città di San Salvador, capitale di El Salvador, il 24 marzo 1980, inizio di una terribile guerra civile che provoca la morte di tantissimi cittadini.
I discorsi dei personaggi sono tanti, le parole sembrano non bastare, e la luce non arriva mai. Il rapporto buio-luce è adoperato anche scenograficamente con l’utilizzo di un proiettore in cui, oltre alla proiezione di video che fanno da sfondo storico alla vicenda, si gioca con le variazioni di luce e di buio.
Le lotte civili, la figura dell’arcivescovo sovrastano le spalle degli attori dando il senso del peso della storia e della macchia che il Paese si porta a causa di quegli avvenimenti che non possono essere lavati via.
Pochi ma utilizzati i riferimenti alla violenza femminile, dove si mettono a confronto due diversi caratteri maschili: quello rispettoso dei valori umani, e quello che facilmente cederebbe ad occasioni offertegli sotto gli occhi.
L’udienza a cui si appella il titolo dell’opera teatrale è quel tribunale che definì i confini delle regioni di Guatemala, Belize, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica e di cui è scritto nelle Leggi delle indie del 1680 grazie al decreto regio del 13 settembre 1543 dell’imperatore Carlos I.
Le lotte religiose, la situazione degli indios, tragedie di madri e figli sono descritte attraverso un viaggio nella memoria collettiva, storica ed individuale dei personaggi interpretati dai tre attori. Su tutto vige l’episodio dell’arcivescovo ed i problemi di religione, orientamenti religiosi e regime politico.
In questo spettacolo il teatro riesce, raccontando fatti realmente accaduti, ad avere una funzione terapeutica che si avvicina a quella propria del teatro classico greco, la catarsi. Il pubblico, infatti, attraverso discorsi e vissuti di altri, riesce a sentire sulla propria pelle la sofferenza di cui si parla, e ne risulta purificato. I confini (los confines) della sofferenza, della memoria e della liberazione sono un tutt’uno e rendono magica l’atmosfera del teatro. I personaggi di colore fanno vivere ancora più concretamente le vicende di cui si parla e, seppure il pubblico deve alzare la testa per leggere i sopratitoli in italiano, non sembra stancarsi. Ad un certo punto, la lingua spagnola diventa familiare ed i movimenti scenici possono essere seguiti in maniera più continuativa.
L’importanza e l’incisività della parola è molto sentita ed è il perno dell’opera. Le parole, i discorsi sono la possibilità di informazione, affinché tutti possano sapere le cose come veramente sono andate ed anche per lo stesso arcivescovo Romero, la parola, il dialogo erano essenziali.
La scrittura della/e differenza/e è una biennale legata alla drammaturgia femminile. Nello spettacolo, il personaggio di Carola è centrale, ma credo sia più una drammaturgia storica ed universale a dare risalto all’argomento scelto. Il festival è organizzato dalla Compagnia Metec Alegre ed ha avuto un grandissimo successo a Cuba a marzo 2013.
L’opera premiata, invece, nasce da una collaborazione tra artisti cubani – gli attori Mayra Mazorra, Walfrido Serrano e Kelvis Sorita – e artisti napoletani – i musicisti Valerio Virzo, Corrado Cirillo e Maria Carmela Lubrano e l’attrice Alessandra Borgia, questa volta in veste di aiuto regia.
Il festival, oltre ad essere un concorso di drammaturgia, vuole essere un punto di riflessione sulla cultura di genere, le differenze etniche, la permanenza di eventi che la storia futura non deve dimenticare ed in generale è un’apertura di sguardo sull’America Latina.

Per informazioni:

http://www.alinanarciso.it/la-scrittura-della-differenza/
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http://www.laescrituradeladiferencia.org/  

 

 

La Audiencia de los confines
di
Jorgelina Cerritos
regia Alina Narciso
con Mayra Mazorra, Walfrido Serrano, Kelvis Sorita
saxofono Valerio Virzo – contrabasso Corrado Cirillo – voce Maria Carmela Lubrano
disegno costumi e marionette Eduardo Arrocha
musica originale Ivan Sanchez Guardiola e Valerio Virzo
realizzazione audiovisiva Mildrey Ruiz e Mariano Soria
direzione di scena Lucio Calandrella
luci Antonio Gatto
aiuto regia Alessandra Borgia
produzione Metec Alegre
lingua spagnolo (con sopratitoli in italiano)
Napoli, Teatro Mercadante, 4 maggio 2013
in scena dal 3 al 5 maggio 2013

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