“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 20 June 2020 00:00

“Anima persa”: angoscia in laguna

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Anima persa è un film importante nella produzione di Dino Risi, forse il suo film più complesso e maturo”: così scriveva Mauro Manciotti, per Il Secolo XIX , il 4 febbraio del 1977. Giudizio altamente lusinghiero che però, strano a dirsi, è rimasto isolato: del resto questo magnifico film ha ricevuto scarso apprezzamento anche da parte del pubblico, tanto da finire quasi nel dimenticatoio. Infatti tra i film del grande Dino Risi è certamente uno dei meno conosciuti.

La pellicola è tratta dal romanzo Un’anima persa di Giovanni Arpino. La storia si svolge interamente a Venezia, dove il giovane Tino (Danilo Mattei), che abbandona la provincia per trasferirsi nella città lagunare, approda per frequentare la scuola di pittura. Lo studente alloggerà presso gli zii Fabio (Vittorio Gassman), un prestigioso ingegnere, integerrimo e ligio al dovere, quasi mai presente in casa perché assorbito dai numerosi impegni legati alla sua carica, ed Elisa Stolz (Catherine Deneuve), una donna ancora molto bella ma esile, fragile, dalla salute cagionevole, afflitta continuamente da fastidiosissime emicranie, in un antico palazzo ubicato su un canale. Tra queste mura è rimasto un vecchio teatrino, dove la zia era solita esibirsi quando era bambina.
Ad attirare subito l’attenzione di Tino una porta dietro la quale si cela una scala, in legno vecchio e fragile, che conduce alla soffitta, la “stanza chiusa", come la chiama la zia. Una camera inaccessibile e misteriosa, che sembra nascondere un terribile segreto. Alla fine Tino troverà il coraggio di varcare la soglia e di entrare a conoscenza di una sconvolgente verità. Non gli resterà, quindi, che lasciare la casa e l’università per tornare nel suo rassicurante mondo di provincia.
Molto curata la fotografia (di Tonino Delli Colli) che illumina di una luce romantica una Venezia quasi sospesa nel tempo; la città lagunare ben si presta a fungere da cornice alla vicenda privata, tragica, surreale, dei coniugi Stolz. La mano sapiente ed esperta di Risi costruisce un film di una spietata violenza psicologica assai lontana da quella che si trova generalmente nei classici thriller coevi. Una violenza che si manifesta negli sguardi, nei cambiamenti della modulazione della voce e nella scelta delle inquadrature. Indelebili nella mente dello spettatore alcuni primi piani di Danilo Mattei, con i suoi occhi stralunati, carichi di terrore e sgomento, ma anche della Deneuve, dal cui volto traspare un’antica angoscia mai “risolta”. Indimenticabili anche lo sguardo di Gassman, severo, penetrante e accusatore, e la sua bocca torta e serrata, in un eterno gioco di luce-ombra, chiaro-scuro.
Fatta salva la recensione del Manciotti, indicata in precedenza, la critica boccia severamente la pellicola. Osserva, ad esempio, Tullio Kezich su La Repubblica: “Se Arpino si è rifatto a Stevenson per ricavarne un’agre moralità, Dino Risi ci serve addirittura un dottor Jekyll alla veneziana. Si è disperso il significato più vero del romanzo di Arpino, quello di un esame di maturità mancato”.
All’interno del percorso cinematografico di Risi, questo film non rappresenta una vera svolta, bensì una parentesi: un abbandono temporaneo di temi e toni divertenti, ironici e pungenti, tipici di pellicole come Il vedovo, I mostri, Operazione San Gennaro, o censori nei confronti del (mal)costume nazionale (pensiamo a In nome del popolo italiano o Una vita difficile). A questo filone “fantastico” Risi ritornerà circa quattro anni dopo con Fantasma d’amore, servendosi di un’inedita coppia da manuale: Romy Schneider e Marcello Mastroianni.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
Anima persa
regia
Dino Risi
soggetto Giovanni Arpino
sceneggiatu­ra Dino Risi, Bernardino Zapponi
con Vittorio Gassman, Catherine Deneuve, Danilo Mattei, Anicèe Alvina, Ester Carloni, Michele Capnist, Gino Cavalieri, Angelo Boscariol, Aristide Caporale, Iolanda Fortini
fotografia Tonino Delli Colli
montaggio Alberto Galliti
musiche Francis Lai
produzione Pio Angeletti, Adriano De Micheli
paese Italia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 1977
durata 100 min.

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