“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 25 April 2020 00:00

“La donna della domenica”: tra giallo e commedia

Written by 

A differenza di Dino Risi e Mario Monicelli, i cui nomi, legati a doppio filo, riconducono sempre alla “commedia all’italiana”, Luigi Comencini, coetaneo di Risi e più giovane di un anno rispetto a Monicelli, non può essere identificato con un genere cinematografico specifico. Probabilmente la circostanza si deve al fatto che negli anni Cinquanta il regista nativo di Salò ottiene uno strepitoso successo con il filone di Pane, amore e fantasia e che alcuni successi come Incompreso (1966), Le avventure di Pinocchio (serie per la TV andata in onda il 1972) e Cuore (1984) non rientrano nella commedia all’italiana.

A dire il vero anche Risi e Monicelli hanno collezionato pellicole notevoli negli anni Cinquanta. Monicelli, ad esempio, al fianco di Steno dirige i sontuosi Totò e Fabrizi in Guardie e ladri e poi solo Totò in Totò e le donne e Totò e Carolina. Risi, dal canto suo, porta al successo gli esordienti Renato Salvatori e Maurizio Arena con la saga di Poveri ma belli. Eppure, quando si parla di commedia all’italiana, solitamente vengono citati come registi Mario Monicelli e Dino Risi (oltre naturalmente a Ettore Scola).
Comencini, nel 1975, gira La donna della domenica, un giallo, condito di humour, gag e riflessioni tipiche della commedia all’italiana. Siamo a metà degli anni Settanta, quindi quasi al tramonto di questo genere cinematografico. I tempi sono cambiati, gli italiani pure: gli addetti ai lavori adeguano la loro arte ai nuovi gusti e alle nuove aspirazioni del Belpaese (anche se, come spesso è accaduto in passato, in certi casi non si tratta di adeguarsi ai tempi ma addirittura di anticiparli). Il film è ambientato in un’insolita Torino, coperta non dalla nebbia ma da una cappa asfissiante di calore. Un architetto spregevole e malvisto da molti, interpretato ottimamente da Claudio Gora, viene ucciso nel suo appartamento. Il questore, nei cui panni troviamo Giuseppe Anatrelli (attore teatrale già affermato ma più noto al pubblico come geometra Calboni nella saga fantozziana) affida la delicata indagine non a uno ma ben a due commissari, Pino Caruso e Marcello Mastroianni. I poliziotti indagano su un ristretto cerchio di persone che avrebbero tratto beneficio dalla morte dell’architetto: una giovane donna (la bellissima Jacqueline Bisset) sposata con un ricco industriale, il presunto amante di lei, un quarantenne figlio di papà (Jean-Louis Trintignant) che risponde al nome di Massimo Campi, e infine un amico “particolare” di quest’ultimo (Aldo Reggiani).
La vicenda, ben costruita e ingarbugliata, capace di disorientare lo spettatore, verrà ricostruita dalla polizia, che risolverà il mistero e arresterà un insospettabile, come in ogni buon giallo che si rispetti.
Benché il film sia ambientato in una metropoli e non un in una cittadina, vi è un marcato richiamo al provincialismo che si manifesta nel finto perbenismo di facciata degli indiziati, associato all’ipocrisia degli stessi: sono gli elementi  tanto cari al genere della commedia all’italiana.
Tra gli interpreti spicca l’intensa l’interpretazione di Trintignant, che incarna una figura enigmatica e ambigua e che per l’occasione viene doppiato dalla calda e suadente voce di Pino Colizzi. Interessante anche la performance della Bisset. Buona, ma non eccelsa, la prova di Mastroianni, forse relegato in un ruolo poco consono alle sue corde, che non gli permette di mostrare le sue doti vincenti.
Tratto dall'omonimo romanzo del 1972 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, il lungometraggio è sceneggiato dalla meravigliosa coppia Age e Scarpelli (Agenore Incrocci e Furio Scarpelli).





Ciak si rigira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
La donna della domenica
regia Luigi Comencini
soggetto Carlo Fruttero, Franco Lucentini
sceneggiatu­ra Age & Scarpelli
con Marcello Mastroianni, Pino Caruso, Jacqueline Bisset, Jean-Louis Trintignant, Aldo Reggiani, Claudio Gora, Giuseppe Anatrelli, Maria Teresa Albani, Lina Volonghi, Omero Antonutti, Franco Nebbia, Gigi Ballista, Fortunato Cecilia, Tina Lattanzi, Antonino Faà di Bruno, Gil Cagné, Mauro Vestri, Massimo Giuliani, Antonio Ferrero, Antonio Orlando, Marcelle Bron, Jean-Claude Clément, Ennio Antonelli, Dante Fioretti, Clara Bindi, Eleonora Spinelli, Nancy Lecchini, Aurelio Bertola
fotografia Luciano Tovoli
montaggio Antonio Siciliano
musiche Ennio Morricone
produttore Roberto Infascelli, Marcello D’Amico
casa di produzione Primex Italiana
distribuzione 20th Century Fox
paese Italia, Francia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 1975
durata 105 min.

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook