“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 21 March 2020 00:00

“Anni facili”, il film di Zampa non punito dalla critica

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Vitaliano Brancati (Pachino, 24 luglio 1907 − 25 settembre 1954) ebbe un ruolo particolare nel cinema italiano: fu uno scrittore tra i più notevoli della seconda metà del Novecento. Rilevante fu la sintonia che egli instaurò con il regista Luigi Zampa: il loro rapporto di collaborazione, iniziato nei primi anni del dopoguerra, si fondava su un pari atteggiamento verso alcuni aspetti che caratterizzavano la società dell’epoca.

Attraverso una dichiarazione di Mauro Bolognini, che cominciò la sua carriera come aiuto regista di Luigi Zampa, riusciamo a risalire gli albori della collaborazione tra Brancati (soggettista e sceneggiatore del film) e Zampa, all’epoca in cui il regista romano decise di girare Anni difficili (1948): “Io il libro l’ho già scritto. Lei lo deve tradurre in film. Non si preoccupi del mio libro. Spero che le serva per fare un bel film”.
Tre i copioni che sono alla base di altrettanti film con la regia di Luigi Zampa e che fanno parte di una trilogia per affinità di temi: i film in questione sono Anni difficili (1948), Anni facili (1953) e L’arte di arrangiarsi (1954). La collaborazione terminò nel 1954, ovvero a seguito della prematura morte dello scrittore siciliano.
Il più bello della trilogia, a nostro modesto avviso, è Anni facili. In questo lungometraggio, Nino Taranto (premiato col Nastro d’Argento come migliore attore protagonista) è Luigi Di Francesco, un modesto professore siciliano che, trasferitosi a Roma, soprattutto per volontà della moglie, interpretata da Clelia Matania, si smarrisce nel labirinto dei ministeri romani e finisce per lasciarsi corrompere.  Arrestato durante le nozze della figlia (una giovanissima Giovanna Ralli), il professore rifiuta ogni attenuante e chiede di ricevere una condanna esemplare. Il film termina con il Di Francesco che, andando in prigione, si ripromette di insegnare ai detenuti.
La pellicola, che già da allora conobbe scarsa circolazione, uscì sostanzialmente integra da una delle lotte più accanite contro la censura del dopoguerra. La sceneggiatura subì ben tre revisioni prima che fosse dato il via libera alle riprese, ma finalmente il 22 ottobre del 1953 il film uscì e per una volta la critica sorrise a Zampa.
Di questo film Alberto Moravia scriverà: “La storia di Anni facili dimostra una volta di più come in Italia sia debole lo slancio non diciamo rivoluzionario ma semplicemente civico, come sia invece ancora radicata e forte l’idea che certe parti, situazioni, persone della nostra società siano sacre e intoccabili”.
Se la censura si mostrò spesso feroce con Zampa, la critica non fu da meno. Partito come soggettista e sceneggiatore e affermatosi solo in un secondo momento, negli anni Trenta, come regista, Zampa ha dato un importante contributo al cosiddetto “cinema dei telefoni bianchi”, ha attraversato il neorealismo trovando una voce originale, è approdato negli anni Cinquanta alla commedia e nel decennio successivo alla “nuova commedia”, ha precorso il cinema di denuncia; eppure, non è mai stato considerato un maestro o un padre fondatore di nessuna di queste correnti. Forse la “colpa” del regista romano è quella di essersi trovato sempre troppo in anticipo sui tempi. Basti pensare ad Anni difficili, un film sul fascismo e il post-fascismo, che fa da apripista a tanti film degli anni Sessanta relativi a questa tematica.
A controbilanciare la semi-indifferenza della critica, il sentito apprezzamento di grandi attori del cinema italiano quali Aldo Fabrizi e Peppino De Filippo (diretti entrambi magistralmente da Zampa in Signori, in carrozza! del 1951), nonché Alberto Sordi, che gira sotto l’egida del regista romano dei veri e propri capisaldi della commedia all’italiana, Il vigile (1960) e Il medico della mutua (1968).




Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
Anni facili
regia
Luigi Zampa.
soggetto Vitaliano Brancati
sceneggiatu­ra Vitaliano Brancati, Sergio Amidei, Vincenzo Talarico, Luigi Zampa
con Nino Taranto, Clelia Matania, Giovanna Ralli, Gino Buzzanca, Gabriele Tinti, Turi Pandolfini, Guglielmo Inglese, Armenia Balducci, Flirt Consalvo, Salvatore Campochiaro, Angiola Maria Faranda, Eleonora Tranchina, Checco Durante, Gildo Bocci, Mara Berni, Aldo Cascino, Alda Mangini, Giovanni Grasso, Riccardo Billi, Mario Riva, Vittorio Braschi, Rino Genovese, Fausto Guerzoni, Loris Gizzi, Alfredo Rizzo, Victor Ledda, Domenico Modugno, Gianni Cavalieri, Alfredo Rizzo, Piero Pastore, Ada Colangeli, Cesare Bettarini, Agostino Salvietti, Virginia Balistrieri, Alberto Plebani, Irene Cefaro, Ruggero Marchi, Saro Arcidiacono, Mario Mazza
fotografia Aldo Tonti
musiche Nino Rota
montaggio
Eraldo Da Roma
casa di produzione
Ponti − De Laurentiis Cinematografica
distribuzione Paramount Pictures
paese Italia
lingua originale italiano
colore bianco e nero
anno 1953
durata 105 min.

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