“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 01 May 2013 22:51

Mostro ad ogni costo

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Undicesimo e ultimo appuntamento per la rassegna Visioni tenutasi al Cinema Partenio di Avellino. Questo mercoledì è stata la volta dell’ultimo lavoro di Thomas Vinterberg, il regista danese cofondatore con Lars Von Trier e altri del manifesto del “cinema puro” Dogma ’95, concretizzatosi in un ristretto numero di pellicole (realizzate anche in altri Paesi europei) e dall’eredità scarsamente feconda, applicato mai completamente prima di essere accantonato dagli stessi suoi fautori.

Questa volta la sceneggiatura a quattro mani del regista e di Tobias Lindholm allarga la prospettiva dalla famiglia all’intera comunità di un paese danese, sito vicino a boschi dove si pratica la caccia al cervo, evento che funge da collante per le famiglie ma soprattutto per i maschi adulti. Tra questi Lucas, divorziato maestro d’asilo nel paese, che vive solo – insieme al cane Fanny – e padre dell’adolescente Marcus assegnato alla madre. Lucas è benvoluto dai bambini, figli di conoscenti e amici, tra cui Theo e Agnes, genitori della piccola Klara, bambina che rifiuta di camminare su pavimenti e marciapiedi perché segnati da righe. L’affetto che la piccola nutre per il suo maestro la porta a vivere il rifiuto di un regalino, da lei fatto a Lucas, come un segno di inimicizia che la indispone. Il caso vuole che suo fratello maggiore, adolescente a dir poco sprovveduto, le mostri – anche solo per un attimo di ingiustificata goliardia – immagini pornografiche dal tablet. La bambina attribuisce – con la consapevolezza di colpirlo – l’atto “esibizionista” (in realtà visto su uno schermo) al maestro.
Il dramma fa il suo ingresso nella placida e coesa comunità danese: la direttrice sembra non credere alla fantasticheria della piccola, ma per un eccesso di zelo fa intervenire un “esperto” che chiede alla bambina, con domande dirette, se ciò che ha detto sia vero. Logico che Klara continui nel suo gioco di finzione e che confermi ciò che gli adulti speravano venisse confermato. Da quel punto in poi tutto crolla nella dignità e nella vita sociale di Lucas: allontanato da quasi tutti gli amici, osteggiato e insultato dai compaesani, sottoposto ad indagini da parte del tribunale, si vede trasformare in un mostro senza possibilità di appello.
Vinterberg orchestra una narrazione decisamente funzionale all’intento di condurre lo svolgersi degli eventi secondo un piano preciso, rischiando così di esporre una tesi prestabilita più che limitarsi a condurre il gioco all’insegna della verosimiglianza che la vicenda richieda. Tutto sembra remare contro il povero Lucas che, inspiegabilmente, sembra all’inizio accettare supinamente le ingiustizie invece di gridare la sua innocenza, invocando, ad esempio, la tutela della legge. Vinterberg persegue il suo chiaro intento di denunciare l’atmosfera ossessiva generata dal timore della pedofilia, fra tutti i mali il più esecrando, che attanaglia le società contemporanee, e che porta a reazioni ancestrali, regredite, premoderne, specialmente nelle realtà più piccole dove è maggiore il controllo sociale. Ma emerge un altro aspetto dal comportamento dei personaggi, non so quanto consapevole da parte degli sceneggiatori, ossia la dimensione tragica che vive il credente luterano quando avverte la presenza del male, compiuto o subìto, l’incapacità di mediare le proprie angosce appellandosi ad un’autorità che faccia da tramite tra l’individuo e l’assoluto, che insinui un discorso di dubbio nella incrollabile certezza della propria colpa o ragione.
Il cinema di Vinterberg sembra ancora ricercare la dimensione morale tipica dei grandi padri della filmografia scandinava, quali Dreyer e Bergman, ma inevitabilmente i risultati che ottiene in termini di tensione realmente drammatica e lancinante non soddisfano le aspettative.

 

 

Visioni
Il sospetto (Jagten)
regia
Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Susse Wold, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrøm, Hanne Louise Hassing, Lars Ranthe, Alexandra Rapaport
sceneggiatura Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg
fotografia Charlotte Bruus Christensen
musiche Nikolaj Egelund
paese Danimarca
distribuzione Bim
lingua originale danese
colore colore
anno 2012
durata 115 min.
Avellino, Cinema Partenio, 24 aprile 2013

 

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