“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 11 February 2020 00:00

Un altro Sanremo è finito. Grazie a Dio...dato!

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“Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te”.

 

Diodato, trentotto anni, vince la settantesima edizione del Festival di Sanremo, accaparrandosi anche il premio della critica Mia Martini ed il premio della stampa Lucio Dalla.

Il Festival è terminato e posso finalmente smetterla di fare la criticona antipatica e tagliente, quella che ama cavalcare l’onda delle brutte opinioni e contribuire alle polemiche del momento. Del resto Claudia Vinciguerra è passata a miglior vita nel 2010, qualcuno deve pur sostituirla.
Adesso la verità vogliamo dirla?
Una verità che si imponga come risultante finale, tenendo conto di up e down, di pro e contro, di cose belle e cose brutte. La verità è che è stato un buon Festival. Le uniche reali pecche sono attribuibili solo alla troppa pubblicità (veramente troppa ma troppa sul serio) e alla enorme e devastante durata delle serate che ne consegue.
Amadeus ha lavorato in modo onesto e con grande semplicità, si è persino commosso all’applauso della sala stampa al termine delle cinque serate. La scenografia, gli ospiti, gli interventi scelti sono stati adeguati, costosissimi (l’investimento della Rai supera i quindici milioni), ma che avrebbero fatto rientrare nelle casse della Rai almeno il triplo, secondo le stime.
Quest’anno, per la prima volta in assoluto, la musica è arrivata anche all’esterno dell’Ariston, in Piazza Colombo. Il palco del Nutella Stage ha visto esibirsi gli ospiti e i cantanti in gara per tutti e cinque i giorni del Festival e per giunta sin dal mattino, idea che è stata molto apprezzata dagli italiani e che ha consentito a tutti di godere gratuitamente di un bello spettacolo. Lo share di queste serate è stato altissimo, la finale ha raggiunto gli 11,4 milioni di spettatori, il più alto dal 2002, il Sanremo di Baudo. Quindi Amadeus batte Baglioni, chi lo avrebbe mai detto. Baglioni avrà certamente chiesto un ricovero spontaneo presso qualche struttura psichiatrica romana, considerando anche che al Festival hanno cantato una sua canzone senza che lui potesse dimostrare che può arrivare sempre più in alto di tutti gli altri.
Ma volendoci pronunciare in merito al discorso principale, quello riguardante le canzoni in gara, dobbiamo ammettere che non sono state di certo peggiori degli altri anni, anzi, sono state tutto sommato molto dignitose, e il livello delle performance è stato abbastanza elevato. Eccezion fatta per alcuni ma è inutile continuare a dirlo. Il brano di Diodato lancia un grido su tutti quei silenzi che amplificano le distanze, un modo insomma per abbattere l’incomunicabilità. C’è chi dice l’abbia scritto per la sua ex ragazza Levante, anch’ella in gara, chi sostiene sia nato in un pomeriggio in cui si è creata una particolare energia tra lui e il suo collaboratore Edwyn Roberts, fatto sta che la canzone ha vinto il Festival e questa premiazione ci sta bene. È un brano melodico, nostalgico, scritto bene, tipicamente sanremese ma con qualche innovazione di stile (tutt’altra cosa rispetto a “in tutti i luoghi in tutti i laghi”) ed è un brano che spinge molto sugli acuti creando un bell’effetto nel ritornello. Poi lui è indubbiamente bravo.
Devo ammettere che al primo ascolto non ho colto le potenzialità della canzone, anche perché mi sono approcciata alla gara con un pronostico da scommessa sportiva ed è inevitabile puntare maggiormente sui volti più conosciuti e ritenuti più forti sulla carta. Se al primo ascolto ne fosse seguito un altro, probabilmente avrei potuto inserire la doppia chance, ma non l’ho fatto ed è andata così. Anche il Napoli ha perso 3 a 2 in casa col Lecce.
Sarebbe stato meglio far vincere la migliore canzone in gara, che è decisamente quella di Tosca, tanto Diodato avrebbe avuto successo lo stesso e il suo pezzo, molto radiofonico, sarebbe stato passato continuamente in tutte le radio. Ma in una classifica in cui Tosca si piazza al sesto posto, senza rientrare neanche nelle prime tre posizioni, ci sta bene che vinca Diodato.
A Tosca è andata la consolazione del Premio Bigazzi, come miglior composizione.
Tiziano Ferro invece è stato sistematicamente punito su più fronti in tutte le serate del Festival. Noto lo screzio avvenuto con Fiorello, risolto poi in pace con tanto di bacio a stampo sulle labbra da parte dello showman, altrettanto noto che il cantante sia stato mandato sul palco sistematicamente con grandi ritardi di scaletta, spesso oltre la mezzanotte, e finanche nell’ultima puntata Ferro ha dovuto mandare giù un’altra punizione: il cambio di scaletta tra lui e Diodato. All’ultimo momento è stato invertito l’ingresso dei due cantanti, a favore di Diodato, per far sì che all’ora di maggiore ascolto corrispondesse la performance di Fai rumore in virtù del grande ascolto che il brano aveva ottenuto nei giorni del Festival. Come a dire: “Tiziano, ormai non sei più il fenomeno del momento, la carrellata dei tuoi successi la conosciamo a memoria ed è meglio che ce la fai dopo. Adesso dobbiamo puntare su Diodato, che è la novità”. Il povero Tiziano Ferro ha incassato ogni colpo senza mai ribellarsi sul serio e ha continuato a regalare la sua presenza al Festival. Sì, regalare nel vero senso della parola dal momento che il cantante ha interamente devoluto il suo compenso in beneficenza a cinque strutture della provincia di Latina, che assistono quotidianamente chi ha bisogno di aiuto. Tiziano, un riconoscimento vogliamo dartelo noi. Non hai cantato benissimo ma sei sopravvissuto al Festival e sei riuscito a mantenere l’immagine che abbiamo di te: si’ nu bravu guaglione.
Di questo Festival ricorderemo certamente anche la lite avvenuta tra Morgan e Bugo, che ha regalato e continuerà a donarci momenti di grande ilarità e gossip televisivo, nella curiosità di capire cosa sia realmente accaduto e soprattutto la ragione da che parte stia. Non era mai accaduto che un cantante abbandonasse il palco durante l’esibizione, così come mai era successo che qualcuno decidesse di cambiare arbitrariamente il testo della canzone in gara per offendere qualcuno. Momenti esilaranti. E di mezzo c’è sempre Morgan che col Festival di Sanremo pare non andarci proprio d’accordo. Tra l’altro il tutto è avvenuto per colpa di Canzone per te, di Sergio Endrigo, presentata al Festival del 1968 in un momento storico di grande fermento, che vedeva impazzare la rivolta operaia. A Sergio Endrigo era stato dato il compito di aprire il Festival col suo brano e il cantante aveva in seguito confessato di aver pensato di fare un gesto di solidarietà nei confronti degli operai. Avrebbe voluto iniziare il brano con le parole “La festa appena cominciata, è già finita” e abbandonare il palco ma non ce l’ha fatta e ha portato avanti l’esibizione. A distanza di cinquantadue anni, c’è qualcuno che lo ha fatto per lui, per via di quella stessa canzone, quasi come una profezia destinata a realizzarsi, ma stavolta per motivi meno edificanti.
Non resta che spendere un’ultima parola sul caso Achille Lauro che era proprio ciò di cui si aveva bisogno in Italia per far parlare ulteriormente del Festival, un caso che ha diviso la nazione tra gli elogi degli anticonformisti e la disapprovazione dei bigotti. Una parola che valga per entrambe le fazioni: non importa che lo riteniate un grande esempio rivoluzionario da osannare o un dissacratore che sconvolge la vostra quiete. In entrambi i casi, siete solo la dimostrazione che la nostra nazione è indietro di almeno quarant’anni rispetto al mondo intero tutto.





Festival di Sanremo 2020
70° edizione del Festival della canzone italiana
Serata finale
Sanremo (IM), Teatro Ariston, 8 febbraio 2020
dal 4 alll’8 febbraio 2020

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