“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 20 February 2019 00:00

Una scimmia parlante, o la ricerca di una via d’uscita

Written by 

L’ultimo spettacolo di Marina Confalone, portato in scena al Teatro Sannazaro, prosegue un percorso di scelte interessanti e molto coraggiose di soggetti teatrali portato avanti negli ultimi anni dalla bravissima attrice napoletana. Questa volta sul palcoscenico si affronta la difficile sfida di un testo di Kafka, uno dei suoi testi più idonei alla rappresentazione teatrale, almeno apparentemente, Una relazione per un’accademia.

In prima persona, infatti, si narra della storia di una scimmia in gabbia che trova la sua “via d’uscita” – l’unica, a parte significativamente la libertà − dalla prigionia, scoprendo l’interesse divertito dei suoi carcerieri alle sue imitazioni dei gesti umani, come sputarsi reciprocamente in faccia – “la sola differenza è che io mi ripulivo e loro no” − oppure tracannare una bottiglia di acquavite e mettersi a fumare una pipa. Da quei primi gesti scaturisce una ‘evoluzione della specie’, un graduale passaggio al comportamento umano, una consapevole mimesi antropomorfica da parte della scimmia, che in questa ‘relazione’ si confessa e confessa il segreto del suo successo che l’ha portata fin davanti a una platea di scienziati.
A introdurre lo spettacolo ci sono le note dell’Inno alla gioia come suonate da un bambino, da un principiante apprendista che si cimenta nell’allegro e facile motivetto. Una voce annuncia la relazione e l’uomo-scimmia entra in una sala che sta a metà tra un gabinetto scientifico e un’aula per fare lezione, con scheletri di animali che penzolano su una larga scrivania per l’oratore e una lavagna alle spalle. Il registro teatrale scelto dalla Confalone è quello classico, naturalistico-rappresentativo. L’attrice, ricca di un bagaglio pluridecennale di tradizione teatrale, costruisce il suo personaggio bipede e parlante, una mente diventata addirittura brillante ormai, in grado di fare racconti e considerazioni argute, disseminando nella postura, nella maschera, nelle movenze e nel tono di voce quel retaggio scimmiesco che è stato dovuto soffocare affinché si formasse il personaggio di successo in grado di sbalordire la comunità accademica.
Il racconto va avanti e tuttavia la messa in scena non subisce una vera evoluzione, continua a rappresentare il testo scritto senza riuscire però a trasmetterci pienamente la sua profonda inquietudine. Come in tutte le ‘figure’ di Kafka, i particolari dettagliati del racconto tratteggiano il personaggio attraverso immagini e gesti minimali e conclusi che in realtà aprono a uno squarcio altro, a una dimensione ulteriore ma assente: “Non cerco il giudizio degli uomini... ho soltanto riferito”.  L’uomo-scimmia kafkiano che, consapevole di rinunciare alla libertà, trova – significativamente − nel varietà la “via di uscita” alla schiavitù, è un’allegoria, rimandando a una dimensione oscura e invisibile, assente e di assenza, che rappresenta la grande difficoltà di portare in scena Kafka. In tal senso la scelta naturalistica si rivela a nostro avviso non sufficiente alla sfida e rischia di essere solo lo scimmiottìo di una scimmia che scimmiotta l’uomo, operazione teatrale in sé tutt’altro che semplice, ma pienamente nelle corde della Confalone, capace di infondere una sottile e triste ironia alla partitura del suo personaggio, che proprio nei momenti ‘comici’ dà il meglio di sé. E tuttavia si rimane là, la regia non riesce a scavare il senso della libertà negata e di questa “via d’uscita”; la mimesi teatrale non arriva a evocare il fondo oscuro che circonda la luce in cui si esibisce il personaggio (come un invisibile ed enigmatico Mangiafuoco che spia dall’alto il teatro di marionette), lo sfondo di senso incomprensibile in cui l’uomo si ritrova, all’inizio o alla fine di ogni “via d’uscita”. Eppure il teatro offre queste possibilità. Quel varietà esplicitamente scelto dalla scimmia rischia, infatti, di sembrare troppo lontano dalla gabbia da cui pure quella scimmia è partita.

 

 



Una relazione per un’accademia
da un racconto di Franz Kafka
scrittura e regia Marina Confalone
con Marina Confalone
produzione Diaghilev srl
lingua italiano
durata 50'
Napoli, Teatro Sannazaro, 25 Gennaio 2019
in scena dal 25 al 27 gennaio 2019

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook