“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 20 November 2018 00:00

Fallocrazia messa alla berlina

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Per vedere Il Grande Fallo 2.0, spettacolo di Milena Pugliese, interpretato da Roberta Misticone e Marilia Testa, occorrono alcune cose. Addominali preparati, per resistere alle tante risate che il testo e l’interpretazione delle due attrici provocano. Stomaco forte, al contrario, per affrontare l’orrore di un mondo, immaginato come non troppo lontano, in cui un’avanguardia fallocratica ha preso il potere e “assegna” le donne agli uomini per fini ricreativi e procreativi. E poi un po’ di tempo, dato che dopo aver registrato tre giorni di tutto esaurito allo ZTN, nel weekend dal 9 all’11 novembre, tornerà il 28 e 29 dicembre all'Avanposto Numero Zero in via Sedile di Porto.

All’entrata lo spettatore viene accolto da un voce femminile che sciorina un decalogo: elenca tutto ciò che la donna può, o meglio è tenuta a fare: “Deve tenere cura nel badare alla casa dell’Uomo” o “nutrire e vestire i figli dell’Uomo”, dove si sente forte la U maiuscola, come quest’uomo indistinto fosse l’unico ad avere cittadinanza; o plaudire a quelle volte in cui il maschio cucina, dato che quando avviene è sempre la prova di uno chef gourmet. Tra l’ironico e il distopico, sta preparando il pubblico a un futuro orwelliano e machista, in cui “The big brother” di 1984 è parodiato e degenerato nell’enorme pene lampeggiante che campeggia sulla parete.
Le due attrici stanno in una stanza prigione, vestite con una tutina rossa dal sapore sinistro, una mìse Guantanamo, che verso la fine diventerà la divisa grigia della fine dell’età della riproduzione, in un’estetica goffa e raccapricciante. Sorelle, rappresentano i due poli del problema: resistere o meno al dominio dell’avanguardia maschile che ha preso il potere proprio quando − siamo oltre la metà del secolo che viviamo − le donne stavano per emanciparsi anche in senso biologico, avendo trovato il modo di riprodursi senza uomini.
Dominio che si configura con una scelta da fare: farsi assegnare a un uomo, vivendo una vita sottoposta e più che gregaria, ma potendo accedere alla maternità; o rifiutare, perdendo la possibilità di mettere al mondo dei figli. Il personaggio interpretato da Roberta Misticone soccombe alla dittatura, pur di avere un figlio, vagheggiato in un bellissimo assolo notturno in cui l’attrice imita il lamento di un bimbo in fasce. La sorella minore (Marilia Testa) ha più futuro ed è la ribelle che non vuole cedere: il suo notturno simboleggia un orgasmo autoindotto, esito radicale dell’autodeterminazione. Sono momenti di recitazione e regia notevoli, resi con poco: basta uno stacco di luci sulle attrici, davvero brave, e si crea un movimento narrativo efficace.
Quello che fa di queste buone idee e ottime prove d’attore uno spettacolo riuscito è la sensazione che l’utopia distorta − l’egemonia maschile divenuta legge a detrimento delle conquiste femminili − sia anche un mezzo. La denuncia del ritorno a un tempo buio (per niente futuristico, tra l’altro. Vedi ddl Pillon...) ricrea un piccolo universo dove si affrontano due posizioni, non appiattite dalle loro antitesi ma complicate da una dialettica ricca, piena di chiaroscuri, posizioni di mezzo, fasi di distanza e cenni di avvicinamento. Un tema forte per inscenare un bel racconto dell’umanità, con persone fatte di sangue e umori, storie vissute e progetti per viverne ancora. Quel punto zero richiamato nel titolo, che sembrerebbe alludere a una tecnocrazia, è anche il campo vuoto dove, in fisica quantistica, si incontrano le potenzialità non ancora venute alla luce.






Il Grande Fallo 2.0
di Milena Pugliese
regia Roberta Misticone
con Roberta Misticone, Marilia Testa
voce off Marco Fandelli, Milena Pugliese
consulenza alle scene Francesca Macor
realizzazione costumi Emanuela Innocente
musiche originali Sergio Misticone
arrangiamenti Michele Iaccarino
produzione Mirò Produzioni
lingua italiano
durata 1h
Napoli, ZTN − Zona Teatro Naviganti, 11 novembre 2018
in scena dal 9 all'11 novembre 2018

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