“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 29 July 2018 00:00

When the Leaves Come Falling Down

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È il 2010. Settembre. Sto guidando l’auto, e ascolto una delle canzoni di Van Morrison che da sempre prediligo. Con Cristina ci siamo appena salutati. Un addio, senza alcun rimpianto da parte di nessuno di noi due.
Ci siamo conosciuti in un incontro conviviale nello chalet dell’Oltrepò Pavese del mio amico Alex. Una serata resa allegra e vivace quanto basta da una cena squisita accompagnata da abbondanti libagioni. Ogni tanto i nostri sguardi s’incrociavano. Ma niente più.

Quando verso le due di notte Alex ha avvertito i primi segni di un pressoché generale desiderio di riprendere la via del ritorno, ci ha fatto capire che l’incontro era stato piacevole ed era grato a noi tutti per avervi partecipato, ciò che ha dato il via agli abbracci nel portarci verso l’uscita. A quel punto d’improvviso, senza che me l’aspettassi, Cristina mi si avvicina e con piglio deciso mi chiede di accompagnarla a casa sua, visto che abitiamo a Milano in quartieri confinanti. Dopo pochi chilometri, davvero pochi, mi fa segno di fermarmi in un vicolo isolato. Nemmeno una parola, pochi secondi e siamo avvinghiati, le nostre mani in movimento incontenibile lungo tutto il corpo, sesso senza limiti.

Poche settimane dopo quella serata ci siamo messi insieme e siamo andati ad abitare in un grazioso bilocale in affitto alla periferia est della città. Giovani ventenni, io intenzionato a darmi alla scrittura e alla letteratura, lei che ama cantare alla ricerca di un gruppo musicale pop-rock col quale lanciare idee innovative. Un’impresa non facile, considerato che per mantenerci abbiamo dovuto trovare un impiego presso una banca, il che ci lasciava poco tempo per raggiungere i nostri obiettivi artistici. Ma non ci mancava la determinazione per riuscirci.
Se da parte mia ho dovuto partire da zero iniziando a scrivere qualche racconto breve da far pubblicare su riviste per esordienti, Cristina da alcuni anni era solita frequentare ambienti musicali grazie al padre della sua migliore amica Loretta che organizzava concerti. Le aspettative per le espressioni creative rendevano ancora più eccitante il nostro legame.
Ci scambiavamo le nostre opinioni sul rapporto tra scrittura e musica. 
− Sai, Cristina, io mi sto preparando a scrivere un romanzo, ma so che sarà dura. Prima di tutto perché dovrò affrontare i rilievi di non so quanti editor. E poi oggi nel nostro Paese si legge poco, specie i giovani. Ma ce la voglio fare. Mezzamanica da sportello bancario a vita? No, non ci sto
− Mauro, non ti mancano né la creatività né la sensibilità per rapportarti all’essere umano. Devi solo fare i conti con i giorni che passano in fretta, poniti un limite temporale entro il quale finire il tuo romanzo.
− Un anno?
− Non di più.
− Ok, mi metterò a scrivere di notte. Tu sei più fortunata, la musica va alla grande. Ti basta migliorare il tuo inglese, visto che vuoi cantare per lo più in quella lingua.
− Con l’inglese sono a buon punto, me lo ha detto il padre di Loretta... e poi...
− Cos’altro ti ha detto?
− Volevo aspettare ancora un po’ prima di parlartene, cioè quando la cosa è data per certa: due chitarristi che suonano senza plettro e un batterista cercano una cantante per dare vita a una band. L’intenzione è di non limitarsi a esibirsi in Italia ma darsi un programma internazionale, concerti, tournée festival, e così via.
− Capisco.

La mia riluttanza a far riflettere Cristina sui possibili numerosi impegni della band in via di formazione mi ha tenuto in uno stato di incertezza sul futuro della nostra relazione. Contavo di parlargliene appena se ne presentasse l’occasione opportuna. Ed ecco che un giorno sorridendomi mi dice: − Ci siamo, è nata TREASURE. Tra un mese esordiamo al Circo Massimo di Roma assieme ad altri complessi. Dopo si parte per una esibizione all’estero, compresa una puntata in America. Vedrai che questo nuovo gruppo farà presto parlare di sé. Saranno ondate di suono puro che si diffonderanno nell’aria anche grazie alla mia voce squillante e alle canzoni libere dai vecchi schemi. Che ne dici?
Quale risposta le abbia dato non ricordo con precisione. Quindi quello che avevo letto e sentito dire sull’ossessione di affermarsi nel campo artistico cominciava a profilarsi come qualcosa di verosimile. Possibile che Cristina non mi abbia neppure accennato che il suo nuovo ruolo, se così si può dire, potrebbe finire per tenerla lontana da me con imprevedibili conseguenze tra noi due? Certo, anch’io non manco di immergermi forse più del necessario nella stesura del mio romanzo al punto di creare una sorta di lontananza da lei. Ma è tutt’altra cosa. E quando anche avrò pubblicato il romanzo sarò impegnato in qualche presentazione, dovrò rilasciare interviste, partecipare magari al Salone del Libro, e altro. Un insieme di obblighi che tuttavia non possono pregiudicare l’unione con la mia donna.
− Hai provato a pensare, Cristina, come potrebbe cambiare la nostra vita una volta che sarai per lunghi periodi in ogni parte del mondo a cantare?
− Cambierà in meglio, vedrai. Tutti e due godremo di una fama che adesso ci manca, tu col romanzo e io con TREASURE.

È il 2012. Ci siamo separati, ma abbiamo mantenuto un minimo di contatti: telefonate sia pur brevi, fugaci puntate di Cristina a Milano, qualche email. Quando mi capita di pensare a lei immagino che non pochi saranno gli occhi su di lei vivacemente attiva nell’ambiente musicale... Beh, è una gran bella ragazza, non può passare inosservata. Da parte mia un certo giro di conoscenze femminili mi aiuta a colmare il vuoto sentimentale, e non solo, dovuto alla sua mancanza.
Non cesso di pormi una domanda: qual è il senso dell’arte dei rapporti umani? Viene da pensare che dovrebbe favorire il sentirsi legati a qualcosa che sta al di sopra del continente sommerso dell’umanità media. Ci sarebbe però da discuterne.
Superfluo chiedersi se la storia tra me e Cristina ha in qualche maniera influenzato il procedere del mio romanzo. Rileggendo quello che ho scritto fin qui ritrovo stati d’animo, momenti di debolezza, speranze rimaste tali, vissuti in questi pochi anni passati con e senza Cristina. Che si tratti di un fenomeno causa/effetto? E ancora: i rapporti irregolari tra due persone che si amano quale relazione possono avere con l’arte? Tutte domande che si potrebbero definire semplicistiche. Mi vado sempre più convincendo che, in sostanza, le scelte di vita sono un mix di ambizioni e di un sentire che trae origine dal puro caso.
Vorace lettore come sono sempre stato, ho maturato la convinzione che la scrittura è l’autentico percorso per indagare lo stare al mondo e viverlo con coerenza. Rinchiudersi in una gabbia sia pur dorata per salvaguardare la propria identità e godersi un’arida solitudine osservando, senza sentimenti la gente che sta al di fuori è la negazione dell’esistenza. Mai isolarsi, mai smettere di cercare, mantenere stretti i legami con gli altri è il solo modo per riconoscere sé stessi. E, torno al punto di partenza delle mie considerazioni fortemente radicate nel mio animo e nella mia mente, scrivere, scrivere e ancora scrivere per essere parte vitale di un tutto. Qui sta la ragione per la quale il prezzo che ho dovuto pagare è stato il distacco da Cristina. E lei stessa è passata attraverso quel percorso non potendo rinunciare alla musica, che rispetto alla letteratura ha una natura che induce a lasciarsi accompagnare tra le sue note in uno stato di volatilità quasi da puro sogno.

È il 2014. Mi è stata spedita da Monterey. La lettera è di Cristina. “Domani prendo il volo per Milano. Aspettami, se puoi”, mi scrive. E nient’altro. Monterey è la località dove nel 1967 si è tenuto il primo grande festival pop-rock che ha lanciato grandi cantanti e complessi che hanno fatto la storia di quella musica, compresi tra i tanti Jimi Endrix e Janis Joplin.
È l’alba, siamo nel mio letto. È stata un’intensa notte d’amore, della nostre. Cristina più avvenente che mai.
− Così ha prevalso il sentimento sulla musica − le dico. 
− Meglio dire che ha prevalso la sintesi. Un’ambizione artistica disgiunta dai sentimenti è penalizzante. Continuerò a fare musica ma entro un quadro che mi permetta di vivere con te. Ti starò lontana il meno possibile. Ci stai?
− Conosci già la mia risposta. Altrimenti oggi non saresti qui.
− E il tuo romanzo?
− Il mio vero romanzo sei tu. L’altro verrà pubblicato a giorni.
Ieri il cielo era pieno di nuvole. Oggi le nuvole si sono sgonfiate, c’è solo splendore.

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