“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 25 April 2018 00:00

Probabilità di un istante

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Scenografia scarnificata nella sua essenzialità per There Has Possibly Been an Incident del britannico contemporaneo Chris Thorpe portato in Italia dalla regia altrettanto asciutta di Jacopo Gassman a Galleria Toledo, che quest’anno ha presentato un cartellone ricco di perle teatrali, sempre coraggioso nelle scelte fatte. Tre pannelli scuri che scendono dall’alto verso il basso, davanti ad ognuno di essi tre sedie e tre microfoni a piantana. Sulle sedie dei fogli in attesa.

Il nero domina la scena scabra, rischiarato all’inizio della pièce dalle proiezioni di quadri di città iperdinamiche, ma che si muovono al ralenti. Si distinguono Parigi, una città cinese e un’altra indefinita. Sui tre pannelli sono proiettate tre file di immagini, subito dopo una luce posta posteriormente ai pannelli illumina i tre personaggi che sembrano nascosti dietro di essi. Sono gli attori Francesco Bonomo, Enrico Roccaforte e Cinzia Spanò che interpretano tre storie apparentemente senza nesso tra loro. La narrazione prosegue quando gli attori passano anteriormente ai pannelli, su cui ora le luci giocano trasformandosi in una pioggia di stelle, mentre, seduti sulle sedie, leggono quei fogli come fossero un copione. La donna, vestita di nero sulla sinistra degli spettatori, racconta di un suo viaggio in aereo, l’uomo al centro in abito scuro narra la storia di un uomo in camicia bianca che porta delle buste della spesa e, in mezzo ad una folla che riempie una piazza, si trova al limite di un guard-rail; l’altro uomo sulla destra, anche lui in nero, si alterna in una narrazione interna ed esterna di un colpo di stato avvenuto in qualche parte del mondo, dove degli anziani sovrani sono deposti per lasciare strada al rinnovamento. I tre monologhi sono incardinati su un’altra storia che emerge a intervalli: l’uomo al centro sembra sotto processo, interrogato dalla donna e dall’altro uomo che gli pongono domande precise su quanto ha commesso. L’imputato ha compiuto una strage, farnetica su un Progetto europeo che vuole ristabilire gli equilibri che un’Europa troppo accogliente ha destabilizzato.
“Riusciremo a essere così inclusivi che spariremo del tutto... tra vent’anni l’Europa sarà morta”, la morte sarà l’unica strada percorribile per risvegliarla. È lucido nel suo odio verso i musulmani, sicuro di sé, quasi fosse un uomo di stato che illustra il proprio programma politico. Quando riprendono i monologhi, e quando ognuno di loro termina la propria parte, sincronicamente tutti e tre gettano il foglio a terra per iniziare quello successivo e così a turno riprendono le storie della donna, dell’uomo con le buste della spesa, dell’agitatore politico. Lentamente prende forma la storia della donna, che sta atterrando in un Paese che non è il suo per vivere una storia con un uomo che vive lì, lasciandosi tutto alle spalle. Mentre l’aereo scende di quota, si interroga sul significato della propria scelta, in bilico tra i dubbi che l’assalgono e la dolcezza mista alla sicurezza della storia che di lì a poco vivrà. Ma qualcosa non va nell’atterraggio, “quella piccola parte di noi che sa che cosa è andato storto”, non tutto va come previsto. La morte la sfiora, la guarda negli occhi e colpisce a tradimento chi è inerme. L’uomo al centro è entrato nei pensieri di quella figura con le buste della spesa, una camicia bianca, che ha scavalcato il limite per entrare nelle pagine di storia bloccandosi davanti ad un carro armato. È Piazza Tienanmen. Sui pannelli scorrono i fotogrammi di quel gesto epico. Il fanatico che ha compiuto una strage che si definisce un terrorista per amore dell’Europa, dice a coloro che lo interrogano che ha voluto creare “una pausa di riflessione”. È l’assassino della strage sull’isola norvegese di Utoya del 2011. Che cosa accomuna queste quattro storie? La battuta finale pronunciata all’unisono: “Almeno l’ho fatto, troppo tardi ma l’ho fatto”, unifica i tre, quattro momenti dei singoli quando si sono trovati nel momento della scelta, ma la scrittura di Thorpe restituisce a quel fermo immagine l’analisi di quel vuoto, di quel baratro tra una sponda e l’altra del canyon che porta l’uomo dal pensiero all’azione, dalla potenza all’atto direbbe Aristotele.
Quali processi mentali inducono uomini qualsiasi, così simili nonostante le latitudini e le longitudini, a fare quel passo che li avvicina alla morte? Il testo del 2013 presentato al Fringe del Festival di Edimburgo di quell’anno scandaglia, più che l’animo, la mente razionale dell’uomo a fare delle scelte nette, quasi deliberatamente scevre di istinto nel momento in cui vengono rievocate, trasformando i pensieri in parole piene di suono e di senso. Anche una sola possibilità che possa accadere si può trasformare in qualcosa che accade veramente. Come in quell’incident, vi è semanticamente espresso il fattore casuale, qualcosa che incide profondamente o la probabilità che accada, come in quel possibly del titolo vi è tutta la probabilità dell’evento. Jacopo Gassman, ultimo della dinastia votato più alla regia che alla recitazione, (poco differente dal fratello Alessandro) ha tradotto il testo di Thorpe lasciando il titolo in inglese che si presta a tutte queste sfumature lessicali, portando sulla scena tutta la crudezza di un nuovo teatro che sembrerebbe di parola, ma che è in realtà di pensiero, di intenzione. Gassman ha il merito di portare in scena in Italia le opere del regista inglese considerato interprete della nuova drammaturgia emergente europea e di affidare questi ruoli complessi a tre giovani attori incisivi e convincenti. Una finestra sul nuovo, con gli occhi del disincanto.

 




There Has Possibly Been an Incident
di Chris Thorpe
traduzione e regia Jacopo Gassman
con Francesco Bonomo, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò
impianto scenico Alessandro Chiti
luci Pietro Sperduti
montaggio del suono Lorenzo Danesin
video mapping Alessandro Innaro
tecnico luci Marco Guarrera
assistente alla regia Mario Scandale
produzione Centro culturale mobilità delle arti/Corrado Russo
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Galleria Toledo, 20 aprile 2018
in scena dal 20 al 22 aprile 2018

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