“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 15 February 2018 00:00

L'adolescenza salverà il mondo

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Arriva in periodo di campagna elettorale, spunta come un improvviso fiore su un marciapiede in una sequenza quotidiana di brutture vissute nel mondo, ascoltate alla radio o in tv, inserite nei discorsi di chi vorrebbe guidare il Paese. Mette l’individuo e la storia personale lì dove si parla di numeri, statistiche e percentuali. È un fiore da curare, un fiore a cui bisogna dare la linfa della nostra attenzione, del nostro silenzio. Perché in un periodo di tante parole inutili esso emana il profumo di un qualcosa che potrebbe salvarci, tirarci fuori dalle acque contaminate dall’odio.

Navighiamo su queste acque scure con un gruppo di adolescenti al termine di un percorso di laboratorio teatrale attivato presso lo IAC di Salandra, Centro di Arti Integrate. All’interno di questo laboratorio, l’integrazione riguarda tanto le arti quanto le persone. Il lavoro svolto sul testo omerico dell’Odissea ha coinvolto, infatti, i ragazzi del posto e i giovani viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo e ospitati presso gli Sprar e le case famiglia per minori migranti. Costruito sulla doppia metafora del viaggio attraverso l’adolescenza che ci accoglie bambini e ci lascia adulti e il viaggio reale che alcuni ragazzi hanno intrapreso dalle loro zone di guerra e povertà in cerca di un futuro migliore, lo spettacolo conclusivo prende il titolo di In cerca di un comune approdo.
È il mare che ci separa ed esso soltanto deve costituire lo spazio tra noi, perché il mare può essere attraversato. Le barche salpano, le vele si issano, i motori si accendono, il mare è solo una distanza spaziale. La percorriamo col nostro gruppo di ragazzi, che decisi a partire per cercare una vita migliore, ci conducono di isola in isola attraverso tante prove e superando numerose avversità. Un vero e proprio viaggio da eroi epici, che conduce fin anche all’inferno. Un ottimo lavoro del corpo e dei gesti, che attrae lo spettatore creando le immagini suggestive del dondolio delle onde del mare o dei venti burrascosi che respingono i viaggiatori, fa di In cerca di un comune approdo uno spettacolo che predilige l’azione agita alla parola. Musica e luci aiutano a creare l’illusione su un palco privo di scene. Il testo omerico diventa solo una scusa per fare teatro e scompare quasi del tutto sotto la novitá di questa messa in scena. Torna a galla solo qua e là nella struttura portante, nell’idea dell’avventura vissuta in gruppo, nei luoghi e nei personaggi fantastici come le sirene o l’inferno. In sala altri ragazzi, i giovani spettatori della scuola media che ha partecipato all’evento organizzato al Teatro Hollywood di Policoro. Tutti estremamente attenti e concentrati su ciò che accadeva sul palco. E qui partite di calcio, danze, prove da superare, coraggio da mettere in mostra. Ogni scena è costruita sulla storia personale di ognuno dei ragazzi e prende spunto da fatti realmente accaduti. Si affronta il tema del viaggio sui gommoni, la fuga dagli elicotteri libici, l’arrivo in Italia, ma si apre anche una finestra sui villaggi che rimangono spopolati, senza più i loro bravi ragazzi. A casa molte mamme-Penelope tessono e sfilano le maglie del destino dei loro figli, della loro famiglia e del loro paese. Alcune situazioni, anche buffe, scatenano l'ilarità in sala: come si fa la doccia in Italia? Com’è possibile che l’acqua scenda da sopra come quando piove? E come si spegne la luce?
Lo spettacolo corale è costruito in modo che tutti siano protagonisti e ognuno ricopra il ruolo dell’eroe nelle svariate occasioni. Si parla in italiano e in altre lingue, si pregano gli dèi, Dio o Allah senza discriminazioni divine.
Al termine della messa in scena il regista e i ragazzi dello IAC si trattengono per rispondere alle eventuali domande degli spettatori. Solo in quel momento l’assoluto silenzio che ha pervaso la platea si spezza e i giovani spettatori irrompono in un fiume di domande. Molte riguardano l’esegesi dello spettacolo che costruito in maniera allegorica, con molti simboli e tanto corpo può risultare nell’immediato di difficile interpretazione. Tante altre domande sono invece personali, rivolte ai ragazzi che hanno recitato e che con le loro vite giunte da lontano incuriosiscono il pubblico. “Come stai?”, “ti mancano i tuoi genitori?”, “come ti senti di fronte a persone e gesti razzisti?”, “tu giocavi a calcio in Africa?”, “perché scappavate dagli elicotteri?”. È il modo in cui ci si conosce, è il modo in cui non si parla più di “immigrati”, “stranieri” o"clandestini". L’unico rammarico è che allo spettacolo di Policoro abbiano assistito solo pochi studenti. Solo in pochi hanno vissuto questo importante momento di unione e di attenzione verso l’altro. Chi è presente in sala applaude a tutti, attori, regista, assistenti, IAC e Sprar di Salandra, gli studenti che hanno assistito allo spettacolo. Applaude a Maurizio che dichiara di essere grato allo IAC per averlo arricchito attraverso la conoscenza di ragazzi come lui ma che hanno vissuto un’esperienza di vita da adulti, una vita veramente straordinaria.







In cerca di un comune approdo
regia Andrea Santantonio
con Mustafa Ahmed, Maurizio Cicchetti, Giada Cipriani, Abdoulaye Diallo, Seedy Keita, Vincenzo Quarta, Ali Sohna, Marinella Trivigno, Antonella Visceglia
aiuto regia Nadia Casamassima
a cura di Compagnia IAC − Centro Arti Integrate
con il sostegno di Associazione Tolbà
Policoro (MT), Teatro Hollywood, 9 febbraio 2018
in scena 9 febbraio 2018 (data unica)

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