“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 11 October 2017 00:00

La tetralogia di un italiano in "esilio"

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Il web è una miscellanea di giudizi oscillanti. Se tempo fa potevo acriticamente propendere per il professor Eco ora comincio a trovare ragioni per tesserne le lodi. Perché senza le sue alchimie e algoritmi non avrei conosciuto Franco Mimmi. Dopo avere collaborato con importanti testate giornalistiche nazionali, La Stampa su tutte di cui è stato uno storico inviato, da qualche anno Mimmi si è stabilito a Palma di Maiorca. Quindi: o ci vai, in vacanza, per lavoro, per tradire la moglie o per trovarne una, oppure di incontrarlo hai poche chance. Fermo restando che anche trovandosi in loco non è scontato incrociare un italiano in esilio.

Invece, il web... che invenzione meravigliosa, quella e colore blu, come certe pillole, che induce all’explorazione, tipo Voyager lanciato dalla Nasa. Oppure la sfera planetaria, sempre allo spazio infinito rimandiamo, di Mozilla. Porte di accesso a quello che è il tempio della modernità, dove tutti, prima o poi, finiamo irretiti, finanche inebetiti: i social. E come per una corrispondenza d’amorosi profili, una mattina incrocio Franco Mimmi che comincia a parlarmi del suo primo servizio “all’estero”: a Cagliari. No, non è uno scherzo, la Sardegna, in fondo, è di là dal mare, un po’ come ogni arcipelago. Mimmi venne inviato in quella sede per il caso Riva-Tofanari, una primizia, il calcio giudiziario, e allo stadio, mentre aspettava sulla linea di fondo l’arrivo di Rombo di tuono fu preso a sarcastiche pallonate che lo convinsero a darsi davvero agli esteri. Che era poi la sua ambizione, così mi ha confessato.
Dopo alcuni libri pubblicati da varie case, Franco Mimmi ha deciso di auto-pubblicarsi con una società del gruppo Messaggerie. Un self-made-writer. O giù di lì. Qualche lettore affezionato e via con una tetralogia dedicata alla letteratura spettacolo: da Corso di lettura creativa, titolo che reputo non bisognoso di specifiche, a Tra il dolore e il nulla, sui premi letterari, da Le tre età dell’uomo, sui bestseller fatti in serie, a Il sogno dello scrittore. L’auto-pubblicazione consente di ordinare il libro di carta in qualsiasi libreria, oppure di acquistarlo in qualsiasi pagina Internet di vendita. Da qualche giorno, Il sogno dello scrittore, di cui traccerò un commento, è pure in versione ebook.
Parliamo di due gemelli in età quasi da sanatorio, più vicini ai settanta che ai sessanta, Fernando ed Eulalia che campano stentatamente nel ricordo: il primo di una vita tra America, tango, Cinecittà e diecimila donne convinte dalle dimensioni del suo sesso, la seconda di un marito fuoriclasse della letteratura del Novecento dal quale si è separata per una storiella extraconiugale che però ha prodotto un figlio non riconosciuto. Un giorno Eulalia legge una proposta indirizzata al suo coniuge-scrittore Alvaro. Il quale, da quando si sono lasciati, non ha più avuto la forza di produrre una riga e vive isolato e nascosto tipo Salinger. La proposta, giunta dalla proprietaria di una villa trasformata in comunità di scrittori, è un mese di vitto e alloggio gratis, per Alvaro ovviamente, in cambio di lectio magistralis che dovrebbero permettere agli adepti di migliorare e padroneggiare le tecniche più sopraffine. Alvaro, informato della cosa da Eulalia, non accetta, ci mancherebbe, così Eulalia convince Fernando a recitare la parte del Maestro mentre lei si presenterà nella veste di segretaria. Pasti trimalcionici e tepore domestico, che essendo il periodo tra fine novembre e Natale è pure ben accetto.
Già la premessa fa capire che nell’amena colonia dai rimandi decameronici, per fortuna nessuna peste nera è all’orizzonte, ma poi chissà, Mimmi sta per iniettare pericolose ambivalenze fin quando apre il gioco, rilancia, vede le carte e rovescia la prospettiva tra Fernando e gli aspiranti autori. Se all’inizio questi ultimi parevano i protagonisti di un’insaziabile e promettente nouvelle vague e il secondo uno spiantato del quartierino, progressivamente, con abilità, e amabilità, tutto viene ribaltato. Fernando se ne esce come un maestro – che pur con la minuscola vale più di quello con la maiuscola – di vita mentre gli altri fanno gara a chi ha la mediocrità più spiccata. Che Mimmi, tuttavia, rende con garbo, come a dimostrare che a ogni personaggio non si smette di voler bene.
Nel frattempo Alvaro ed Eulalia si sfidano, e si sfilano, a colpi di mail con la mestizia che deriva dalla rievocazione del bel/brutto tempo che fu. Nessuna contraddizione: bello e brutto insieme danno come risultato la vita anche se questo si capisce meglio con un Borsalino in testa e il clima piacevole delle Baleari.
L’uso, a volte marcato, di termini romanzi – intesi qui come prodotti tipici delle lingue neo-latine, frutto dell’evoluzione della Ursprache – può sembrare barocco, per qualcuno risultare pesante, ma ho il sospetto che tale forzatura stilistica sia funzionale, ovvero utile per elevare al quadrato la leggerezza di una presa per i fondelli. Insomma, la messa a nudo della vanità qoheletiana di chi vive per passare alla storia, letteraria, e dello stra(te)gismo di chi sostiene editorialmente la pretesa, funziona alla grande.
Anche quando l’equivoco diventa questione di sopravvivenza, Mimmi non s’incarta, anzi risolve sempre con grande misura impedendo che si contorcano le sinapsi neuronali e ci consegna, perfino al netto delle scopate, una roba sexy. Come il tempo che passa, a velocità variabile tarata su ciascuno di noi: il ritmo autentico, più che del tango, della relatività einsteiniana.



 

Franco Mimmi
Il sogno dello scrittore. Ovvero le smanie per la letteratura
Lampi di Stampa, Milano, 2017
pp. 205

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