“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 05 April 2013 09:10

La solitudine colorata di Partenope

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Rosso caffeina è uno spettacolo composito tra musica, danza e poesia ed è davvero diverso rispetto agli spettacoli a cui si è abituati ad assistere.
Non è un musical, racconta una storia di una donna imprigionata dalle sue debolezze, dalla scarsa fiducia in se stessa e dall’introiezione di informazioni provenienti dall’esterno, voci che danno ordini, messaggi provenienti dalla televisione.

È il racconto di un disagio e di una sofferenza. Rosso è la passione della donna, una passione che non riesce a trasformarsi in amore reale verso gli uomini, ma resta appiccata alla pelle del suo corpo e lo tiene così costantemente vivo.
Lo spettacolo, in scena a Galleria Toledo di Napoli fino a domenica 7 aprile, è stato realizzato da Alessia Siniscalchi, avvocato, attrice e regista, diplomata all’Actors Studio di New York ed Ivana Messina, danzatrice ed attrice torinese, insieme a Daniela de Stasio, Luca Andriolo, Enrico Bergamasco, Raffaele Giglio. L’interessante ed originale trama, che costruisce il tessuto, mischia un sapore di noir americano ed internazionale ai colori e suoni del sud Italia.
La protagonista (Ivana Messina) è ancorata al suo spazio, la parte destra del palcoscenico, e vive la sua sofferenza, schiava di uno schermo e della musica che le impone di cantare la sua solitudine, spaziando così da un repertorio straniero come Elvis Presley a quello napoletano, come le canzoni di Maria Nazionale.
All’inizio la donna compare a terra, impiccata dalla sua collana, e due uomini, due musicisti, si divertono. La distanza tra lei ed i due uomini, che rappresentano il freddo e menefreghista universo maschile, resta costante per tutto lo spettacolo. I due, inoltre, danno l’idea di due scugnizzi incontrati nei Quartieri Spagnoli a Napoli: perdono il tempo, si prendono in giro. Ognuno “gioca in casa” e vive situazioni generate dalle stesse voci e gli stessi suoni.
La donna, ora è a casa sua, schiava dei tormenti e di quelle voci e, qui, i suoi continui scatti al minimo stimolo esterno fanno sentire fortemente il suo stato emotivo. Ora è una donna innamorata che crede di essere ricambiata ed invece il suo rapporto avviene con un uomo inesistente, ora si confessa con se stessa quasi come se fosse in chiesa ad accendere una candela per la sua anima. In questa scena, infatti, la protagonista si guarda in uno specchio immaginario contornato da lucine che la inquadrano come una madonna. L’elemento religioso, curiosamente inserito nell’opera, rivela un carattere a tratti ironico, ma comunque sempre tragico.
Ed ancora, ad un certo punto, la donna è di spalle, si leva la veste bianca da suora e danza con la sua schiena nuda, libera e leggera per la prima volta nella sua vita.
Intanto gli uomini vivono la loro realtà parallela, tra giochi, musica e piccole confessioni.
I cambi di abiti e di colori sono vari e rapidi: il bianco, il nero, il verde, speranza dell’incontro con un uomo. Poi ogni tanto ritornano anche quelle voci.
Il coinvolgimento del pubblico è intenso ed intimo, ognuno può cantarsi dentro il suo racconto e le sue emozioni, ma c’è qualcosa che continua a gelare: è la mancanza di comunicazione e condivisione della donna con il mondo esterno e la chiusura nella sua tragedia interiore.
Cosa c’entra Napoli in tutto ciò?
La caffeina, quel sapore prettamente partenopeo che s’impregna sui vestiti e sui corpi e segna l’origine e l’appartenenza. Rosso caffeina, infatti, nasce a Napoli per mano della regista Alessia Siniscalchi, napoletana emigrante e viene quindi restituito alla città ed ai napoletani. I suoni e le situazioni marchiate di napoletanità fanno assaggiare in maniera elegante ed integrativa la realtà popolare ed antica di Napoli.
La protagonista parla non solo con la voce ma anche e moltissimo con il corpo. Non abbandona mai la danza: danza mentre si cambia un abito, mentre cerca un uomo sotto casa, mentre si chiude in se stessa e, quindi, continua la danza della sua vita insieme all’espiazione dei suoi peccati.
Gli uomini infatti, quasi nudi, sono costretti a pagare per le loro colpe e da qui ne risulta una sorta di liberazione dalle loro inutili corazze virili. La donna, liberata anch’essa o forse no, riesce a trovare la strada di un dialogo con i due uomini. Diventa un’amica ed un anello di congiunzione.
L’ultima scena è una colazione tra i tre davanti ad un buon caffè, un risveglio da un sogno, dove il dialogo e la condivisione sono finalmente possibili.
La danza interiore, la musica che trasforma e sembra condurre in differenti viaggi, gli oggetti, le luci ed i colori sul palcoscenico rendono questo “cabaret contemporaneo” molto speciale.
Il racconto di Napoli è alla base, ma è arricchito e nutrito da provenienze varie in cui le situazioni si presentano come scatole cinesi e sfuggono ad uno sviluppo troppo lungo, perché i ricordi ed il vissuto scaturiscono e generano sempre altre immagini e memorie che aprono le porte a nuovi ed inconsapevoli mondi. Rosso caffeina vuole farci entrare in questi mondi e suggerirci delle immagini, aprire riflessioni ed interrogazioni che chissà quale percorso di ricerca possono farci intraprendere.
Il teatro è sempre un valido mezzo per alimentare la riflessione su noi stessi e sul mondo.

 

Rosso caffeina - cabaret contemporaneo
rielaborazione cantata liberamente ispirata a Mistero partenopeo
di Argia Coppola
di Ivana Messina, Alessia Siniscalchi
con testi di Ivana Messina, Alessia Siniscalchi
regia di Alessia Siniscalchi, Ivana Messina
assistente alla regia Daniela de Stasio
con Alessia Siniscalchi, Ivana Messina, Luca Andriolo, Enrico Bergamasco, Raffaele Giglio
musiche originali Daniele De Luca, Ivana Messina
musiche Daniele De Luca, Ivana Messina, Elvis Presley, Eehma (l’arrivée), Maria Nazionale, Raffaele Giglio, Dead cat in a bag
movimenti coreografici Ivana Messina, Alessia Siniscalchi
foto Angelo Bellotti, Franco Borrelli
luci Lisa Guerini
fonica Andrea Luciano
costumi Annapaola Brancia d’Apricena
scenografia Iacopo Valsania, Carlo Cantono, Laura Bulzaga
produzione Compagnia kulturscio’k
Napoli, Galleria Toledo, 3 aprile 2013
in scena dal 2 al 7 aprile 2013

 

 

 

 

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