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Saturday, 24 June 2017 00:00

Verso il teatro turistico. Lettera aperta dalla Puglia

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Cogliamo volentieri l’invito di Michelangelo Campanale e Carlo Bruni a sviluppare un confronto fra gli operatori teatrali pugliesi su quello che giustamente Il Pickwick chiama il tempo dell’attesa in Puglia. Un tempo infinito, diremmo. A distanza di pochi anni la Puglia, cenerentola italiana per le buone pratiche fino a qualche anno fa, ha decisamente cambiato rotta nelle sue politiche culturali e lo ha fatto attraverso una lenta ma inesorabile metamorfosi.

Dichiarando continuamente che l’intenzione era di migliorare l’esistente, la Regione Puglia ha fatto attendere due anni gli operatori e le compagnie pugliesi per poi partorire il cosiddetto topolino, ovvero un bando che è il manifesto del processo culturale in atto, che chiameremmo di ‘disorientamento culturale’. Disorientamento perché gradualmente si sta procedendo a distrarre le imprese, che per anni hanno fatto cultura e che si sono occupate fortemente di territorio – in un ottica di luogo di un processo culturale dove mettere in atto la trasformazione da cittadini a spettatori/attori (ricordiamo gli interventi del prof. Guccini a Startup, Taranto 2014) –, a imprese che dovranno operare al fine di valorizzare lo stesso territorio, ma questa volta in chiave turistica. La differenza, la nota anche un bambino, è di sostanza. Il bando uscito, poi sospeso e ora reintrodotto parla chiaro: sono criteri di valutazione la promozione turistica, anche e soprattutto in ottica di destagionalizzazione, la promozione del patrimonio architettonico, storico e culturale, gli accordi con gli operatori del turismo e i cosiddetti elementi innovativi che fanno ‘originale e unico il progetto’.
La mutazione che il legislatore sta imponendo alle compagnie dello spettacolo dal vivo è evidente, sotto gli occhi di tutti. La cultura e lo spettacolo, per essere finanziati, devono andare incontro al turismo, inglobarlo; le imprese devono renderlo parte integrante del proprio dna e della propria mission. La valutazione dei Curriculum Vitae dei direttori artistici, in sede di valutazione, vale massimo 3 punti; la valorizzazione turistica ne vale il doppio, 6. Qualcuno obietterebbe: così è se vi pare, liberi di partecipare o meno. Se non fosse che l’emergenza culturale che la Puglia e la nazione vivono richiede un indirizzo differente (come sanno bene tutti quelli che lavorano nei teatri e nei territori) fatto di processi lenti ma graduali con i cittadini e non con i turisti, mettendo in atto azioni che hanno sì a che vedere con il territorio, ma non solo con il suo patrimonio artistico-architettonico, ma anche con le sue emergenze sociali e culturali. Il rischio piuttosto evidente è che si moltiplichino i mega eventi a discapito degli approfondimenti, si raddoppino gli spettacoloni (per intenderci, quelli col nome bene in vista) possibilmente nei siti archeologici, e diminuisca drasticamente il Teatro, quello fatto per dare allo spettatore più domande che risposte. Insomma, cari amici del settore, è davvero questo il teatro che sognavamo di fare? È per questo che abbiamo lavorato?
Chiaramente il processo di ‘disorientamento culturale’ rischia di coinvolgere il Teatro Pubblico Pugliese, poiché, come ricordato, la Regione Puglia di fatto detiene il 51% dei voti utili nel Consorzio e pertanto è colei che risulta determinante per il futuro del TPP. Fino ad oggi la guida di Carmelo Grassi ha oggettivamente significato un sostegno alla crescita del settore teatrale, questo è inequivocabile. Un sostegno che è passato oltre che dal potenziamento dell’offerta teatrale regionale, anche dalla germinazione di una serie di azioni, non ultima quella dei Teatri Abitati, che hanno implementato pubblico e buone pratiche. Tuttavia il rischio che il Consorzio, che programma circa 76 cartelloni in tutta la regione, si accodi a quel processo crescente di ‘eventificio’ che sta caratterizzando la nostra regione non è infondato. Se si presta lettura all’analisi fatta sul Corriere della Sera da Versienti sull’evoluzione del Medimex e sulla sua mutazione da fiera di settore a festival, non sfuggiranno le somiglianze. Ecco, il TPP, che già ha avuto i suoi limiti in questi anni, per esempio nel promuovere il teatro pugliese nella sua stessa regione, segnalava già alcuni cedimenti in questa direzione con i mega eventi del 2015 (Misteri e fuochi). Ma la deriva più pericolosa è che nei prossimi anni resti ostaggio da un lato della spinta ‘turistica’ della Regione e dall’altro del ricatto dei suoi stessi soci, ovvero quei comuni e quegli assessori sempre più alla ricerca della rassegna ‘a effetto’, farcita dal volto televisivo di turno, convinti che aver pagato una quota al Consorzio gli permetta di diritto di essere direttori artistici. Poco importa se poi lo spettacolo del divo di turno è una boiata pazzesca e allontana, invece che avvicinare, il pubblico. 
Come sempre è la politica che dà gli indirizzi, e ci sembra evidente che l’indirizzo culturale che la Regione sta dando negli ultimi tre anni è piuttosto divergente dal nostro. Le recenti dimissioni di Armando Punzo dal Festival di Volterra Teatro non hanno ragioni dissimili da quelle che stanno abitando ormai ogni angolo del teatro italiano e da quello squisitamente pugliese. Quindi prima ancora di esprimersi su candidature, sarebbe utile nonché auspicabile che operatori e istituzioni tracciassero insieme la strada, e condividessero priorità e azioni che il TPP dovrà seguire in futuro. E sulla base di queste pensare al profilo che meglio risponde alle strategie e alle politiche da attuare. Già questo sarebbe tanto. Diremmo un nuovo “miracolo pugliese”.

 

 Gaetano Colella
Enrico Messina
Daria Paoletta

 

 

 

leggi anche:
In Puglia, in attesa. Lettera aperta di Michelangelo Campanale (Il Pickwick, 23 giugno 2017)

 

 

 

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