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Wednesday, 24 May 2017 00:00

"TROILOvsCRESSIDA". Amore e potere secondo ricci/forte

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Troilo e Cressida sveglia incubi e ambiguità. Considerata opera “post-moderna", questo pezzo shakespeariano, infatti, non sceglie una linea comune: il tono, che oscilla tra la commedia e la tragedia, carico di erotica esuberanza e incitata moralità insieme, nel tempo ha messo in crisi il lettore sulla reazione da avere di fronte alle vicende dei personaggi, Greci e Troiani in balia delle effimere emozioni dell’amore e del potere.

Il duo pop-contemporaneo ricci/forte mette sù, con la produzione del Teatro Biondo di Palermo, uno spettacolo ispirato al Troilo e Cressida mantenendo quell’ambiguità di fondo che traspare già nel titolo: né in Shakespeare né tantomeno in ricci/forte – che rimaneggiano la drammaturgia originale includendo monologhi sull’amore e sul potere scagliati come dardi sullo spettatore – i personaggi che danno il titolo all’opera sono i veri protagonisti. Qui protagonista è un mondo fatto di false divinità e di sogni che continuamente, uno dopo l’altro, s’impastano nelle bocche dei quindici interpreti che lo costituiscono questo mondo, e si spezzano nei loro occhi allucinati che ci guardano.
Nonostante la quantità di capitale umano coinvolto non si può parlare di questa messa in scena come di uno spettacolo corale nel senso vero dell’etichetta; così come gli innamorati Troilo (Claudio Zappalà) e Cressida (Simona Sciarabba) non stanno al centro dello sviluppo – se non per la scena del giuramento d’amore in cui si nascondono da occhi e orecchie altrui, paradossalmente recitando le promesse al microfono – nessuno dei personaggi ha più che un momento di “celebrità” che lo fa stare al centro dell’attenzione senza che, però, divenga perno del movimento del gruppo. Le facce e le voci che intervengono, sempre al microfono, a espletare i monologhi cervellotici sotto la fredda luce di un pannello quadrato, quasi un ring sospeso, che dall’alto scende ad accecarle come cavie da laboratorio, sono quelle di Elena (Francesca Laviosa) e Odisseo (Giuseppe Sartori), simboli di vanità e tracotanza. Queste si alternano alle scene di scontro tra i ranghi in guerra: tra Ettore (Alessandro Ienzi) e Achille (Bruno Di Chiara), alle cui illusioni fanno eco Paride, Aiace, Enea, Tersite e gli altri soldati occorsi in una guerra senza scopo che ha perso valenza e che ora incrimina chiunque mietendo vittime non necessarie. Non c’è distinzione tra vincitori e vinti: questo è palese nel linguaggio della coppia ricci/forte che torna a parlarci di contrasti e debolezze scegliendo per l’interpretazione un tono distaccato, allucinato, difficilmente coinvolgente per lo spettatore e creando, in opposto, scene performative di grande potenza artistica che, invece, ci lasciano ancorati alla poltrona. Comune caratteristica tra attorialità e fisicità resta la perdita di umano calore qui dove la zattera della salvezza, inscenata con corpi e banchi di ferro, sembra non salvare nessuno; dove l’essere umano viene torturato e spellato dal cervello al cuore; dove anche il dolore, il tradimento, la caccia all’amore diventano prove da affrontare e i sentimenti sono scettri pesanti da reggere non diversamente da quelli del potere.
In questo senso possiamo comprendere le incursioni nel testo di citazioni dall’Isola che non c’è; si tratta, infatti, di una reazione: la rinuncia all’umanità che lascia il tempo sospeso in una dimensione felicemente inquietante, depaupera il valore del ricordo e rende nulla la responsabilità. Gli eroi tragici che finora abbiamo visto interrogarsi sui valori della propria esistenza ora si trasformano in novelli Peter Pan incastrati nell’idea della vita più che nella vita stessa che hanno paura di affrontare. O forse, come preannuncia il bellissimo monologo di Cassandra (Marta Franceschelli) che cade a metà dello spettacolo, non sono attrezzati per affrontare le conseguenze della catastrofe che loro stessi hanno causato.
Nella drammaturgia Stefano Ricci e Gianni Forte hanno preteso di far coesistere tanto altro insieme al materiale shakespeariano d’ispirazione; questo purtroppo pone un limite comunicativo per lo spettatore che, seppur interrogato, non può rispondere e si trova soggiogato dalla frenesia pop che gli scorre di fronte. Probabilmente il limite di ricci/forte consiste sempre nell’affermazione violenta di certi temi che non dà la possibilità a chi guarda di farsi delle domande, di uscire dalla sala con dei dubbi. Virtù dello stesso limite, d’altra parte, è quella sensazione di “pugno allo stomaco” che colpisce e fa vibrare corde emotive assopite come qui accade nella scena finale: anche lo spettatore più esperto, il più cinico, sospirerà alla “strizzata d’occhio” di ricci/forte che sulle note di Terra ca nun senti fanno “vestire” i quindici corpi pallidi che da Troia sono passati per l’Isola che non c’è di vernice bianca. Sulla voce scontrosa di Rosa Balistreri che maledice l’inferno-mondo-teatro in cui viviamo, quest’uomini si trasformano, ora definitivamente, in campioni d’argilla messi in posa dentro a un forno e spariscono tra lamelle di luce calda.
TROILOvsCRESSIDA rientra nella rosa del 60° Festival dei Due Mondi di Spoleto dove sarà in luglio. 

 

 

 

 

 

TROILOvsCRESSIDA
da Troilo e Cressida
di William Shakespeare
traduzione e adattamento ricci/forte
regia Stefano Ricci
con Sara Calvario, Toty Cannova, Bruno Di Chiara, Marta Franceschelli, Salvatore Galati, Anna Gualdo, Alessandro Ienzi, Francesca Laviosa, Piersten Leirom, Nunzia Lo Presti, Alessandra Pace, Lorenzo Randazzo, Giuseppe Sartori, Simona Sciarabba, Claudio Zappalà
movimenti Piersten Leirom
scene Simone Mannino
costumi Dora Argento
suono Andrea Cera
direzione tecnica Danilo Quattrociocchi
assistente alla regia Liliana Laera
direttore dell’allestimento scenico
Antonino Ficarra
realizzazione scene
Atelier Nostra Signora Palermo
costruttori Fabio Bondi, Francesco Santoro, Giuseppe Grippi 
photo credit Saulo Bambi – Museo di Storia Naturale/Firenze
produzione Teatro Biondo Palermo
Palermo, Teatro Biondo, 5 maggio 2017
in scena dal 5 al 14 maggio 2017

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