“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 17 May 2017 00:00

"Aspettando Antigone": la poetica dell'antieroe

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Aspettando Antigone: con questo titolo beckettiano Claudio Zappalà, giovane drammaturgo vincitore del Premio Cendic – Segesta 2015, chiude la stagione della sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo. Allestito per la prima volta al Festival Dionisiache, Aspettando Antigone torna nella sua città “natale”.

Come fu per Godot i protagonisti di questa storia, quattro soldati di guardia al cadavere di Polinice, s’illudono di sapere cosa o chi aspettano senza pretendere di capirne il perché. Sarebbe scorretto parlare di Aspettando Antigone come un testo che reinterpreta il mito sofocleo, invece ne crea uno nuovo sfruttando la tragedia di Antigone come pretesto per dire d’altro, ma soprattutto per parlarne in altri termini. Una drammaturgia asciutta, divisa in quattro quadri, ha per eroe l’antieroe contemporaneo che, estraneo alla dinamica del contrasto ellenistico tra legge umana e divina, vive in nome di qualcosa che non comprende, regolato da leggi di cui non si preoccupa. I quattro ufficiali dell’esercito tebano sono anche figli, come noi, di un tempo incerto; somigliandoci hanno le nostre stesse fragilità e il carattere arrendevole di chi sta vivendo una crisi per nulla mitologica, per nulla giusta, neanche sbagliata, solo ferma. Sono reduci di una sprovveduta guerra familiare che alle sette porte di Tebe ha sconvolto l’ordine sociale della città, latente, ora, d’imbarazzo e diniego. Ancorati nell’attesa discutono la vita, raccontano le storie che ricordano, quelle vissute prima della guerra, rimpiangendo la quotidiana certezza cui vorrebbero riapprodare. Nell’attesa cresce gradualmente la consapevolezza della condizione di stallo in cui si trovano che li porta a reagire prima di tutto con la fuga. L’ambiente ostile in cui Zappalà relega i protagonisti è un deserto scenicamente risolto con cumuli di sabbia e pochi elementi che facciano trasparire la necessità di resistere al caldo e alla noia: un ombrellone malconcio, tre borracce di metallo, una radio. Il “sole di mezzogiorno” accentua l’isteria e diventa fattore determinante alla difficoltà di prendere posizione: quando il caldo e la sete prendono il sopravvento la fedeltà alla patria, la dignità militare si indeboliscono e, in difficoltà, gli uomini si rendono conto dell’impossibilità di resistere a lungo.
Quinto protagonista, la radio interviene a spezzare i dialoghi accompagnando quest’attesa: dalla radio le voci di Creonte, capo di stato, e Tiresia, sacerdote di Tebe, si riversano nel deserto scenico diventando il tappeto sonoro dell’illusione che i soldati stanno vivendo. Il tono di Creonte, declamatorio, politico, rassicura e fidelizza i soldati intenti al loro dovere e quello affettato di Tiresia, che invoca la pace come unico strumento di sopravvivenza, ricorda i molti inviti papali in tempi di guerra e depressione.
Cosa aspettano i giullari di Dio che ci troviamo davanti? Il minaccioso arrivo di Antigone, un contrordine governativo o, più semplicemente, la decomposizione di un cadavere? In questa attesa pare che la responsabilità di tutto sia lasciata al caso, un estraneo superiore cui ci si può rivolgere solo scappando e abbandonando il dovere in cerca di un libertà che sarà, anch’essa, incerta e apparente. Ancora una volta il mito di Antigone regala temi contemporanei e in questo caso l’autore trova nell’attesa una possibilità, la chiave di lettura per la storia che vuole raccontare.

 

 




Aspettando Antigone

di Claudio Zappalà
regia Mauro Avogadro
con Dario Battaglia, Vladimir Randazzo, Nicasio Catanese, Ivan Graziano
scene Aurora Buzzetti, Francesca Innocenti
costumi Ivan Bicego Varengo
sound designer Umberto Ferro
assistente alla regia Anita Martorana
partecipazione in audio Federica Cavallaro, Sebastiano Fazzina, Anita Martorana, Maddalena Serratore, Nadia Spicuglia, Claudia Zappia
foto di scena Andrea Saitta
produzione C.T.M. Centro Teatrale Meridionale
Palermo, Teatro Biondo – Sala Strehler, 3 maggio 2017
in scena dal 3 al 7 maggio 2017

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