“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 22 November 2016 00:00

La pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore?

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Nella Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia va in scena al Teatro dei Piccoli di Napoli Il piccolo principe, il più moderno dei classici della letteratura per l’infanzia, che si rivolge ai bambini, strizzando l’occhio ai loro genitori, con il racconto magico di una favola atemporale, pur se collocata nello spazio e nel tempo.

Il Teatro dell’Acquario di Cosenza propone una riduzione teatrale che ha il grande pregio di mettere al servizio dei bambini, sì proprio per loro ed esclusivamente per loro, soluzioni raffinate del teatro (quello per adulti, per intenderci, quello che si vede sui palcoscenici), della danza, del teatro di pupazzi, facendo prendere vita, corpo, consistenza alla parola scritta e al tempo stesso, miracolosamente, mantenendo intatto il fascino cartaceo di quelle parole. La rappresentazione diventa evocazione della pagina e al tempo stesso prodotto autonomo, di musica, movimento, parola, che trasporta lo spettatore, grande o bambino che sia, nel deserto del Sahara e sugli asteroidi o pianeti visitati dal piccolo principe.
Pochi elementi sono sufficienti a caratterizzare i personaggi: l’aviatore con la sua tuta e il caratteristico casco con gli occhiali; il piccolo principe, con una parrucca grigio argento scarmigliata e la giacca rossa con la martingala e le tasche grigie (mancano lo spadino e la stella, ma nemmeno i bambini, che sono precisi nei dettagli, se ne lamentano).
Tutti ricordiamo l’incipit del racconto, con il libro sulla foresta pluviale e il disegno del boa che inghiotte l’animale e i disegni dell’autore bambino, impegnato nel vano tentativo di spiegare i suoi sogni agli adulti, dagli occhi ciechi, oppressi da priorità che non sono quelle essenziali: "Bisogna sempre spiegare le cose ai grandi". I bambini si stancano di dover spiegare sempre ogni cosa, ciò che invece si staglia nitido e immediato di fronte ai loro occhi, che colgono sempre l'essenziale, il nocciolo, delle situazioni e delle immagini. "E allora decisi di cambiare mestiere, imparai a pilotare l'aeroplano". Sullo sfondo si proiettano immagini del deserto, mentre il volo con l’aereo si compie facendo volteggiare un modellino di legno mentre riproduce il rombo del motore. L'aviatore percorre la scena al ritmo di una musica sempre più incalzante, poi il disastro e il deserto, che basta un fazzoletto estratto dalla tasca della tuta a evocare, pieno di polvere e sabbia. I bambini ridono partecipi ai goffi tentativi di riparare l'aeroplano a martellate.
Il piccolo principe arriva a passo di danza e chiede, ex abrupto: "Mi disegni per favore una pecora?". E l'aviatore la disegna, ma è troppo vecchia, oppure, malaticcia, il piccolo principe è impaziente, anche lievemente saccente nel tono. I disegni vengono proiettati sul fondale, peccato non si vedano bene perché il piccolo principe occupa il centro della scena, coprendoli. Il piccolo principe arriva dall'asteroide P612, racconta mentre danza in equilibrio su una sfera, è arrivato con un passaggio da uno stormo di uccelli migratori e ci racconterà dei suoi viaggi e del piccolo mondo da cui è partito, lasciando il suo fiore, la sua rosa, la cui sopravvivenza è più importante dell'intero universo con le sue stelle.
Le proiezioni dei disegni del libro a colori sono il ponte perfetto tra la pagina e la scena, evocando l'incanto stupefatto di quello sguardo vergine sul mondo che l'autore vorrebbe proporci (ma non dimentichiamo che anche lui è un adulto, anche sin troppo consapevole delle potenzialità commerciali della sua favola) interagendo con i personaggi sul palco. Il tulle teatrale è il mezzo semplice e al tempo stesso perfetto attraverso il quale mostrare gli asteroidi visitati dal piccolo principe, popolati dai pupazzi del re, del vanitoso, dell'ubriacone, dell'uomo d'affari, del lampionaio, illuminati di volta in volta da luci di colori differenti. Ognuno ha la sua voce, il suo accento e noi seguiamo a bocca aperta le loro storie. Dietro lo stesso sfondo si muove la volpe, che parla in napoletano e ci intenerisce nella sua descrizione della domesticazione, che sembra una sintesi sull'amore: due esseri indipendenti che diventano tra loro interdipendenti e debbono prendersi cura l'uno dell'altro.
Danza, musica, parole, immagini. Teatro. I bambini lo apprezzano e, forse più degli adulti, ascoltano le parole e alla fine, quando, dopo lo spettacolo, si rivolgono domande agli attori, qualcuno chiede se poi la pecora lo ha mangiato o no il fiore del piccolo principe, perché la vita di quel fiore, affidato alla nostra attenzione, per loro è davvero importante.

 

 

 

La Scena Sensibile
Il piccolo principe

da Antoine de Saint-Exupéry
adattamento teatrale, scene e regia Dora Ricca
con Paolo Cutuli, Francesco Aiello
luci e audio Eros Leale, Geppino Canonaco
produzione Teatro dell’Acquario/Centro RAT (Cosenza)
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Teatro dei Piccoli, 20 novembre 2016
in scena dal 20 al 22 novembre 2016

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