“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 17 March 2013 14:46

La vita è proprio una brutta bestia (parte V)

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Poi di sera tardi o forse di notte, qualcuno entrò nel suo basso.

Importante è il fatto che non furono trovati segni di effrazione. Comunque nessuno che abitava nel suo palazzo sentì nulla o volle sentire nulla, del resto la casa di Gennaro o’ scemo era praticamente sempre aperta e chiunque poteva entrarvi senza faticare troppo o produrre chissà che rumori. Le persone, che secondo le prime ricostruzioni dovevano essere almeno tre o quattro, probabilmente lo spogliarono o lo fecero spogliare. La signora Assunta, il giorno successivo, lo trovò infatti completamente nudo e sdraiato sul letto con le braccia e le gambe aperte. Non si sa cosa gli dovettero dire o se invece non gli dissero nulla e agirono immediatamente. Come non si sa se erano persone che Gennaro o’ scemo conosceva o se invece erano dei perfetti estranei. Gennaro o’ scemo infatti non aveva granché paura del prossimo, quindi, forse, i primi momenti della sua esecuzione non furono poi così terribili. C’è anche da immaginare che Gennaro o’ scemo avesse preso tutto per un gioco, spogliarsi e sdraiarsi sul letto dovettero forse sembrargli una cosa originale e divertente. Durò comunque tutto molto poco, a quanto pare. Un grosso colpo con un corpo contundente gli fracassò il cranio all’altezza dell’osso parietale, non uscì neanche sangue, fu trovato successivamente soltanto un piccolo grumo nell’orecchio, l’ammaccatura sulla sua testa però era ben visibile, una rientranza di almeno due centimetri. Il colpo fu tremendo e con ogni probabilità fu soltanto uno, inferto da una mano potente ed esperta, probabilmente una mano maschile, data la violenza del colpo assestato. Il fatto che il colpo decisivo fu probabilmente soltanto uno fa propendere per la premeditazione, quando si ammazza in preda al furore si infierisce spesso sul corpo con gragnole di colpi. Non si sa con certezza se morì sul colpo o se dovettero finirlo in altra maniera, magari per soffocamento. Al momento si propende per la seconda ipotesi, poi l’autopsia magari darà la certezza. E anche difficile dire se abbia sofferto o provato dolore, aspetto poco rilevante dal punto di vista della ricostruzione, ma il più rilevante nei discorsi della gente durante le giornate che seguirono i fatti. Sicuramente qualcosa dovette pensare e i suoi ultimi pensieri quando fu colpito si dovettero congelare nella mente, la bocca comunque era chiusa ma non vuol dire che non stesse parlando o gridando in quel momento, potrebbe del resto essere stata chiusa, così come gli occhi, in un gesto di pietà e di ricomposizione della scena. L’eventuale sofferenza poi potrebbe essere sfumata immediatamente nel momento della morte, sfumata senza lasciare segni inoppugnabili, e anche quando si ritiene che in un volto morto si trovino i segni della sofferenza o della paura (non era comunque il caso di Gennaro o’ scemo), è altrettanto facile pensare (ed è anche più logico) che se anche sofferenza o paura in quel momento vi sia stata, nel momento esatto in cui il corpo contundente fracassava il cranio, niente abbia raggiunto il livello della cognizione.

È inoltre assai probabile, per tutta una serie di congetture che andranno verificate in sede autoptica, che in una sorta di gesto di strana pietà sia stato colpito alle spalle, cioè la persona che materialmente gli ha inferto il colpo, si trovava alle sue spalle, e così a molte persone piace pensare che Gennaro o’ scemo non abbia compreso che la sua morte stava arrivando a fracassargli la testa e che, quando cadde stramazzato, probabilmente svenuto, probabilmente quasi morto, non si fosse reso conto di nulla. Si scoprì morto e basta, se è lecito e ha senso esprimersi in questi termini. Insomma sembra assolutamente sicuro che, anche se il colpo possa essere stato non immediatamente mortale, Gennaro o’ scemo fu finito più per pietà che per altro. Proprio per questo ciò che resta parzialmente inspiegabile e che sembra contraddire quanto appena ricostruito sono tutti quegli strani sfregi che sono stati ritrovati sul suo corpo e che hanno fatto pensare a un omicidio opera di una mente malata. Lunghi tagli attraversavano le sue gambe e le sue braccia, una specie di grossa croce era stata incisa sul suo petto, interi lembi di carne sembravano essere stati sollevati in maniera tale da creare una sorta di malriuscito effetto visivo, in realtà del tutto incomprensibile. Il corpo è stato sistemato poi sul materassino, suo vecchio giaciglio, in una posa che voleva imitare la crocifissione o comunque un martirio. Il tutto si è svolto sotto lo sguardo attento di Padre Pio, chiosarono alcuni nel quartiere, e quindi questo crimine non resterà impunito. Speranza più che certezza, ovviamente, ma senza un’adeguata pubblicità e un adeguato interesse da parte della comunità mediatica, questo crimine rimarrà molto più probabilmente in un faldone sepolto sulla scrivania di chissà quale magistrato e le indagini ancor più probabilmente languiranno per tutto il tempo necessario affinché il caso non possa essere mai più risolto. “Ci vorrebbe Chi l’ha visto” diceva la signora Assunata con la bocca e il viso impastati di lacrime. Poco male, comunque, la morte di Gennaro o’ scemo così come la sua vita hanno sempre suscitato interesse soltanto nell’immediato, soltanto quando per un caso qualunque si entrava in contatto con lui, tutto sfumerà rapidamente, così come il suo conto in banca che sarà, per evitare problemi, equamente diviso tra tutti i fratelli. “Sparti ricchezza, diventa miseria”, commentò Susi, dopo qualche giorno. Nulla comunque è stato toccato in casa, d’altronde c’era ben poco di valore, anzi praticamente nulla, e dunque è stata esclusa immediatamente la motivazione della rapina. È stato omicidio premeditato, probabilmente con una finalità precisa e con la necessità (poco chiara) di una messinscena particolare.

Il quartiere ne fu sconvolto, ma soltanto per qualche giorno. Nei Quartieri Spagnoli c’è una certa dimestichezza con la morte, in questo senso è un evento comune e che fa parte in tutto e per tutto della vita. Le ipotesi della gente comune si sprecavano, le più accreditate erano due: la prima voleva che a uccidere Gennaro o’ scemo fosse stato Eduardo con l’aiuto di qualche altro amico suo, “gente strana davvero” dicevano, che per chissà quale motivo (in effetti gli stessi che propendevano per questa ipotesi avevano difficoltà a trovare un movente) avrebbe deciso di ucciderlo in maniera efferata “perché sono pazzi e satanisti” diceva qualcuno, “perché gli voleva rubare i soldi” diceva più concretamente qualcun altro anche se Gennaro o’ scemo di soldi non ne maneggiava perché li aveva tutti in consegna la sorella, la seconda, che però veniva soltanto sussurrata perché ben più concreta ma anche ben più agghiacciante, e quando si dice “sussurrata” si intende che la si sussurrava a bassa voce per pudore ma che tutti ne erano comunque a conoscenza e che era diventata l’argomento di discussione più popolare nel quartiere (“zitto zitto in mezzo al mercato”, era il modo di dire usato per questa circostanza), voleva che a uccidere Gennaro o’ scemo fossero stati i suoi stessi fratelli (o sicari da loro mandati) perché volevano spartirsi l’eredità (quelle poche decine di migliaia di euro di arretrati di pensione) e non volevano che a goderseli fosse soltanto Susi. Su questa seconda ipotesi si esercitavano tutte le ricostruzioni del quartiere, alcuni ricordavano di quanto fosse diventata nervosa la signora Susi negli ultimi tempi, forse presagendo ciò che si sarebbe consumato a breve o forse perché anche lei era stata costretta ad accettare quella soluzione, altri sostenevano di aver sentito litigare Susi con alcuni suoi fratelli e di aver sentito anche minacce di morte, rivolte a Susi in verità non a Gennaro o’ scemo, ma che sarebbero comunque il segno che qualcosa andava progettandosi, altri ancora videro Carmine, uno dei fratelli, parlare a lungo con Mimì, figura di certo non impeccabile e dalla quale ci si reca per motivi molto concreti e non per prendersi un caffè con un vecchio amico. Ci fu, in poche parole, di che discutere per più di un mese.

I funerali si tennero dopo pochi giorni. Furono ben organizzati, non si badò a spese, la chiesa di Montecalvario rigurgitava di bellissime corone di fiori e di gente ben vestita, perlopiù curiosi che, anche se non avevano mai conosciuto Gennaro o’ scemo, volevano portargli il loro estremo saluto. Quando entrarono Susi e gli altri fratelli, in impeccabili abiti neri di grande effetto ed efficacia, soltanto per un attimo piombò un silenzio di tensione, che si stemperò non appena il parroco diede avvio alla sua bellissima, toccante, partecipata omelia “perché del resto è sempre degli ultimi il regno di Dio” e che “Gennaro con la sua spensierata ingenuità sicuramente rallegrerà l’intero Paradiso”. Del resto, che altro poteva dire? Fu sepolto nella cappella di famiglia (cosa non scontata) affianco ai cari genitori che erano venuti a mancare già da qualche anno.

Così finisce grossomodo la storia di Gennaro o’ scemo.

 

Va fatta, però, un’altra piccola e necessaria aggiunta, e va fatta proprio necessariamente perché le cose umane sono proprio strane e non si esauriscono così facilmente come si crederebbe (o si vorrebbe). Senza soffermarci su particolari poco utili alla nostra narrazione basti accennare al fatto che cominciarono ad accadere cose veramente misteriose a partire dalla sera dei funerali, cose che difficilmente dal punto di vista razionale potrebbero essere accettate, ma che nondimeno accaddero e riempirono la cronaca interna e le discussioni e i confronti tra tutti gli abitanti dei Quartieri Spagnoli.

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