“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 03 July 2016 00:00

"Questa è la sua casa"

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Racconterò, senza svelare troppo, quello che mi è accaduto partecipando a Il vecchio fango, spettacolo del Teatro dei Sensi Rosa Pristina che trae ispirazione da Pasolini e Chagall. Parlerò per me soltanto perché Il vecchio fango è un labirinto sensoriale per un viaggiatore alla volta e quello che ho vissuto in quei quarantacinque minuti è accaduto unicamente a me. C’entra il mio modo di essere e la mia immaginazione, il mio stato d’animo. Ed è proprio ciò che mi hanno chiesto all’ingresso prima di partire: “Come ti senti?” e io ho risposto: “Emozionata”.

Ero curiosa di sapere dove sarei andata e cosa mi sarebbe capitato. Mi hanno detto di non avere fretta nel camminare, di seguire la mia ombra e andare nel mezzo. Avevo anch’io, come Dorothy, la mia strada di mattoni gialli da seguire. Il mio desiderio di avventura scalpitava. Era quello stesso desiderio che una volta, in un viaggio a Londra, le gemelle mie cugine indicarono come causa di tutti gli inconvenienti che ci capitavano. Questa volta però non è Londra che ho visitato e non ho avuto compagni di viaggio con i quali percorrere la strada o scherzare sulla sfortuna. Ho visitato un piccolissimo paesino di provincia, ho compiuto un viaggio che è stato anche un viaggio nel passato, ho incontrato persone che mi hanno accompagnata solo per un breve tratto ed ho dovuto fidarmi pienamente di loro senza averle mai viste. Ho sentito odori e suoni, mi sono mossa nell’ignoto ed ho sfidato la paura del buio illuminandolo con la fantasia, attraverso tutte le sensazioni che ricevevo dall’esterno.
All’inizio ci sono state le istruzioni. Una giovane donna mi ha mostrato un piantina del villaggio indicandomi dove mi trovavo in quel momento. I mie occhi hanno visto questo e poi sono stati coperti da una benda. Da quel momento in poi tutto quello che ho conosciuto l’ho costruito nella mia mente vedendolo con le mani, le orecchie, il naso. Ho annusato foglie, abiti e toccato persone. La vecchia che sembra una strega ma è accogliente come una nonnina, la giovane ribelle e annoiata, l’uomo che sembrava essere un mio amante e che forse faceva il sarto, la comare della chiesa, il fotografo, il dottore. Ogni casa era vicina all’altra ma c’erano anche strade da seguire e una piazza affollata. Più mi era impedito di vedere le cose e più riuscivo a vedere me stessa e percepire i miei stati d’animo. Così ho riconosciuto un senso d’affetto accanto alla nonnina che ho voluto abbracciare quando mi ha benedetta e ho provato paura in visita dal dottore che si lamentava del mio stato di salute. Anche il fotografo mi ha detto che in fondo ero andata lì per vedermi, come fanno tutti. Quindi ho continuato a guardare, ad osservare con la benda nera stretta sugli occhi. Mi proteggevo dal buio allungando le braccia davanti al mio corpo, pronta a toccare qualcosa ma mi rasserenavo subito ogni volta che qualcuno mi prendeva per portarmi in un altro luogo. Ho preferito la compagnia, anche se breve, degli strani abitanti del villaggio piuttosto che la solitudine dei percorsi da seguire. Tutti parlavano come se stessero svelando un segreto, il loro lato oscuro, difficile da distinguere nel buio. Ogni nera confidenza si perdeva nel nero della benda e nessuno era più giudicabile, nemmeno dalla temuta vecchia.
Il vecchio fango è come un lungo giro in una giostra in cui tutto si vive in prima persona. Il mio essere “emozionata” iniziale, nel corso della visita, si è mutato in una serie di emozioni diverse, scaturite dalle sollecitazioni che mi arrivavano dall’esterno. Il mio desiderio di avventura è stato soddisfatto: mi sentivo la protagonista di un romanzo per ragazzi capitata per caso in un paesino dove tutto è strano e cupo, un paesino che sembrava più vicino alla morte che alla vita, un villaggio fantasma. Tutti i personaggi dicevano che mi stavano aspettando, mi aspettavano per vivere quei pochi minuti che avrei trascorso con loro e poi tutto si sarebbe spento fino all’arrivo del visitatore successivo. Questo strano villaggio merita di vivere ogni sera un gran numero di volte, merita di essere in centinaia di modi differenti nelle sensazioni di ognuno.
“Questa è la sua casa.” Ha detto la giovane donna che mi mostrava la piantina.
“La casa di chi? Devo scoprirlo?” le ho chiesto.
Lei è rimasta in silenzio.

 

 

 


Napoli Teatro Festival Italia
Il vecchio fango
drammaturgia
Teatro dei Sensi Rosa Pristina
regia Susanna Poole
con Lidia Arias, Rosaria Bisceglia, Sofia Campanile, Roberta Di Domenico De Caro, Davide Giacobbe, Eleonora Longobardi, Salvatore Margiotta, Carlo Melito, Gabriele Poole, Susanna Poole, Cinzia Romanucci
scenografia Giuseppe Barbato
paesaggio olfattivo Nelson Jara Torres
paesaggio sonoro Davide D’Alò
disegno luci Ciro Cozzolino
produzione Teatro dei Sensi Rosa Pristina
paese Italia
lingua italiano
durata 45'
Napoli, Museo Diocesano Donnaregina Vecchia, 29 giugno 2016
in scena dal 29 giugno al 14 luglio 2016

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