“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 01 March 2016 00:00

I bambini e la solitudine del sonno

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Nel corso dei suoi sogni, l'uomo
si esercita per la vita che verrà
              (Friedrich Nietzsche)
 
 
 
 
Nel sonno, nei sogni, stiamo un po' più che in noi stessi e il riposo del corpo favorisce il risveglio dell'anima. Così scriveva Thomas Browne, nella Religio medici, per spiegare cosa accade quando l'anima, libera dai vincoli del corpo e della ragione, può finalmente "discutere imperiosamente della propria immortalità". Varcata la frontiera del sonno si lascia il mondo condiviso per andare ad abitare un mondo proprio dove le passioni coinvolgono con maggiore forza, e se l'allegria può dare maggior piacere, il dolore e la paura, in quel mondo solitario, possono diventare intollerabili.
Buonanotte e buongiorno, spettacolo per bambini e sui bambini, ideato da Vania Pucci, affronta il delicato passaggio tra la veglia e il sonno a cui spesso i bambini cercano di opporsi con tutte le loro forze. Mediante la fusione tra il teatro d'attore e le immagini animate (realizzate con la lavagna luminosa e la computer grafica), lo spettacolo offre una visione onirica di ciò che accade nella mente di una bambina che cerca di resistere all'influsso della notte e alle sue solitudini. Il pensiero che il mondo reale possa scomparire la turba a tal punto da cercare di rimandare eternamente quel momento inevitabile, mettendo così a dura prova le forze e la pazienza della madre.
Animando una bambola di pezza dotata di voce autonoma, Vania Pucci, è allo stesso tempo la madre e la figlia, e in un delicato gioco delle parti riesce a ricreare quell'intimità domestica che è l'unico antidoto per esorcizzare le paure che arrivano dalle ombre della notte.
Una favola, e un'altra ancora, fiaccano la presa alla realtà, e l'invenzione del dormiveglia risulta così vivida da animare i racconti che, in una leggerezza priva di gravità, interagiscono con narratori e ascoltatori, fino a cancellare il confine tra: racconto e sogno, chi sogna e chi è sognato. In questa intima condivisione le paure della bambina, che la madre si sforza di comprendere, diventano più chiare; abitando così vivamente il medesimo sogno viene il dubbio che al risveglio si potrebbe anche smettere di esiste, sopraggiunge l'incertezza di essere stati solo il sogno dei protagonisti della storia a sua volta narrata da chi ora sta sognando. Una sensazione strana, un mise en abyme che potrebbe andare avanti all'infinito senza venirne a capo, è il senso della nota filastrocca raccontata dalla madre: "C'era una volta un re seduto sul sofà che disse alla sua serva 'raccontami una storia' e la storia incominciò: C'era una volta un re...", alla fine della filastrocca, al risveglio quindi, chi rimarrà? Il re, la serva o nessuno dei due? E se ora a raccontare è la madre, al suo risveglio la bambina potrebbe non trovarla più? Ecco individuata la paura più grande.
Come in un labirinto creato dalla mente di Lewis Carroll ad ogni pagina si aprono immagini suggestive di mondi fantastici dove l'immaginazione è capace di produrre i suoi personaggi animandoli: "Essa è il suo teatro" − per dirla con Joseph Addison − "il suo attore e il suo spettatore".
Ricreare tutto questo in un teatro è davvero un'impresa non facile, ma in questa rappresentazione il reale e l'irreale si integrano e completano a vicenda con una naturalezza tale da creare l'illusione che il teatro possa essere quel luogo magico in cui certi confini restano in sospeso, e ciò a cui assistiamo esista per tutta la durata della rappresentazione. I bambini − li ho visti − hanno creduto fino alla fine che la luna sia entrata in una stanza, che le nuvole si siano fatte catturare e strizzare come spugne, e che la conta delle pecorelle possa trasformarsi in un gioco un po' pauroso a cui partecipano lupi famelici.
A spettacolo terminato i bambini sono stati invitati a salire sul palco e a prendere il posto della bambola/bambina; come quando alla fine di uno spettacolo di magia si svela il trucco, gli effetti speciali hanno ricreato per loro i momenti più suggestivi al fine di mostrare la 'finzione', ma dalle reazioni della maggior parte di loro era chiaro che la suggestione non aveva ancora terminato il suo influsso o, molto più probabilmente, si rifiutavano tenacemente di uscire da quel bellissimo sogno.
 
 
 
 
 
 
 
Buonanotte e buongiorno
testo e progetto drammaturgico Vania Pucci
regia Vania Pucci, Lucio Diana
con Vania Pucci
disegni, scenografie e luci Lucio Diana
animazioni digitali Ines Cattabriga
assistente animazioni Silvia Vallesi
voce bambina Frida Fantini
produzione Giallo Mare Minimal Teatro
lingua italiano
durata 50'
Napoli, Teatro dei Piccoli, 28 febbraio 2016
in scena 28 febbraio 2016 (data unica)

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