“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 18 January 2016 00:00

Quando la finzione è arte

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Il Quartetto Musica da Ripostiglio entra in scena con il sipario ancora chiuso e le luci parzialmente accese ed inizia senza nemmeno un minuto di ritardo la sua performance da orchestra Dixieland con batteria, chitarra, contrabbasso e banjo elettrico ad introdurre nel clima anni ’30 con canzoni dell’epoca cantate davanti a vetuste piantane con un cerchio che abbraccia il microfono.

Il pubblico del teatro Diana che ancora sta entrando rumorosamente, non smette le sue, evidentemente consuete, attività continuando a salutarsi, a parlare al cellulare, senza badare ai quattro orchestrali, rendendosi conto della loro esistenza solo quando il buio cala in platea e il sipario si alza.
Siamo a Rimini, in un interno borghese con quadri del Duce e degli avi familiari, una porta di ingresso sulla sinistra ed un’altra a destra che si affaccia sull’interno della casa. La struttura della scena con le quinte affollatissime di ingressi e uscite resterà la stessa anche quando cambierà spesso fungendo da esterno riminese e da interno del ristorante dove si svolge una delle parti più esilaranti della pièce.
Il protagonista che compare dopo poche battute è Pippo, un tontolone sempliciotto e affamato, senza soldi che cerca una soluzione ai suoi problemi mettendosi al servizio di Rocco, uno strano personaggio che è arrivato a Rimini a concludere un affare con il padre della sua promessa sposa, Clarice, che invece è innamorata dell’artista avanguardista Fulmineo, figlio dell’avvocato di suo padre Bartolo. Zaira è la commercialista di Bartolo ed è una donna libera e pratica che farà perdere la testa a Pippo. Altro personaggio è Livio, amico dell’avvocato palesemente omosessuale in un ruolo ironico e divertente. Questi sono i personaggi sulla scena, più i due strampalati camerieri, di cui uno vecchissimo, rimbambito, esilarante e con l’accento partenopeo. Dunque la situazione di Pippo non migliora perché soldi ancora non ne ha visti ed ha ancora fame, perciò si mette segretamente al servizio di un altro padrone giunto a Rimini da Torino, Ludovico, che sta sfuggendo alla polizia avendo ucciso Rocco, fratello gemello della sua amata Rachele, lo stesso che si è presentato a casa di Bartolo. Alla fine si scoprirà che Rachele ha assunto le sembianze del fratello morto per esigere del denaro da Bartolo per poi fuggire con il suo amato Ludovico, ma prima di arrivare allo scioglimento della storia accadrà di tutto: equivoci, scambi di lettere, casuali incontri che ingarbugliano ancora di più il povero Pippo, il quale fa una fatica enorme a capire cosa stia succedendo.
Questa è la sinossi ridotta ad esile canovaccio, ma è impossibile fare fedele cronaca di quanto avviene sulla scena perché toglierebbe il valore dell’esibizione di ogni singolo personaggio in assito, orchestrali compresi. La trama, in fondo, è un pretesto della compagnie Denny Rose e degli Ipocriti per mettere in scena un classico del teatro in chiave moderna, riprendendo dalla Commedia dell’Arte e da Goldoni (Arlecchino servitore di due padroni) l’interpretazione che di essa ne ha data il commediografo inglese Richard Bean nel suo successo presentato al National Theatre di Londra One Man,Two Guvnor. Bean ha ambientato la vicenda goldoniana del 1743 nella Brighton del 1960, dove il servitore è Francis che lavora per due gangster locali, di cui uno dell’Upper Class. Il successo di questa operazione ha convinto Pierfrancesco Favino, Marco Balsamo e Paolo Sassanelli a riproporre il testo inglese in Italia, senza dimenticare la nostra tradizione scenica che affonda le radici nella Commedia dell’Arte, perciò la compagnia si è impegnata in seminari di acrobatica, clown e maschera, danza, canto e mimo. Il risultato è quello che appare sulla scena da quasi tre anni di tournée ormai: uno spettacolo equilibrato nel suo continuo rimando al paradosso, l’abolizione totale del sottile spazio tra realtà e finzione che porta la quarta parete ad essere una fluida membrana pronta ad essere abbattuta con la continua interazione con il pubblico presente in sala (che in virtù di quanto detto prima, davvero ha offerto quello che stava sgranocchiando da mangiare a Pippo affamato, al punto che Favino ha sottilmente ironizzato su quanto in realtà fosse tutta finzione, come se ci fosse bisogno di dirlo). Ad un certo punto perfino quello che doveva essere la realtà era finzione e la platea se ne accorge solo alla fine. Gli ammiccamenti continui al pubblico non erano di maniera, anzi mettevano in luce la capacità eccezionale di improvvisazione di tutti gli attori che hanno sempre tenuto un ritmo serratissimo tra battute, gesti, salti nel vuoto, “siparietti” musicali con canzoni dell’epoca fatti a sipario chiuso e balletti in cui attori ed orchestrali facevano rivivere atmosfere mai passate di moda.
Uno spettacolo studiatissimo, quindi, pieno di citazioni ed impegnativo che ha divertito pubblico ed attori in scena rimandando una immagine fresca di un testo antico, che può essere riassunto in una sola parola: intelligente.

 

 

 

 

Servo per due
da One Man, Two Guvnors
di Richard Bean
basato su Il servitore di due padroni
di Carlo Goldoni
traduzione e adattatamento Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen, Simonetta Solder
regia Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli
con Bruno Armando, Gianluca Bazzoli, Pierluigi Cicchetti, Anna Ferzetti, Marit Nissen, Totò Onnis, Diego Ribon, Eleonora Russo, Fabrizia Sacchi, Paolo Sassanelli, Luciano Scarpa, Thomas Trabacchi
chitarra, voce, banjo Luca Pirozzi
chitarra, voce Luca Giacomelli
contrabbasso, voce Raffaele Toninelli
percussioni, voce Emanuele Pellegrini
scene Luigi Ferrigno
costumi Alessandro Lai
luci Cesare Accetta
coreografie Fabrizio Angelini
canto Gabriele Foschi
musiche eseguite dal vivo da Musica da Ripostiglio
produzione Compagnia degli Ipocriti, Fondazione Teatro della Pergola di Firenze
lingua italiano
durata
3h 
Napoli, Teatro Diana, 13 gennaio 2016
in scena dal 13 al 26 gennaio 2016

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