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Monday, 21 December 2015 00:00

Parlando di morte si scopre la vita

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Libri ovunque, impilati e legati da un nastro sull’assito del Teatro Elicantropo, di varie altezze e dimensioni, fanno compagnia ad altre pile di custodie di CD, anch’esse in ordine preciso. Tre bauli neri mobili delle compagnie teatrali sono un poco più indietro, a delimitare tutta questa scenografia circondata dal buio e spezzata da fasci di luce bianca che scivola sugli oggetti e si posa senza tregua su F., il giovane protagonista trentacinquenne, che in un monologo fitto di circa un’ora racconta la sua storia surreale, piena di flash-back, di introspezioni metafisiche e del mondo sensibile, dando voce ed espressioni ai personaggi che fanno parte della sua vita alquanto bizzarra, anonima, ma fuori da ogni classificazione.

F., quando è nato, è stato un caso che la scienza non è riuscita mai a spiegarsi: è nato senza cuore. Perfettamente in salute è cresciuto come tutti, nonostante scienza e fede abbiano letto il suo caso come evento che avrebbe sconvolto i sempre delicati equilibri della società, ma poi così non è stato. Passata la novità, la vita che tocca ad ognuno si è presa anche lui. Lavora, ha delle relazioni, un passato, un presente ed un futuro, eppure in ogni secondo della sua esistenza F. si interroga su ciò che è, non sente nulla, non prova dolore, emozione, “non sento niente”, il cuore del tutto assente, che gli antichi credevano sede dell’anima vitale direttrice di tutti i moti sentimentali, gli ricorda continuamente l’assenza di tutto. Per questo egli prova una noia mortale, un tedio lunghissimo e fastidioso che gli provoca sudore, ansia, ma che il suo stesso fisico “compensa” con scatti strani, momenti di pausa.
Nella sua vita ha cercato di capire come funzionasse la vita, tutti quei quaderni innanzi a lui sono i suoi appunti su tutto, su “i pro e i contro, le cause e gli effetti”, tutti i comportamenti umani a lui preclusi sono scritti su quei volumetti con una accuratezza da certosino amanuense. Tutti i problemi dell’umanità, le follie, le passioni, la fede, l’amore e tutte le sue declinazioni sono per F. un mistero al pari della vita ultraterrena sulla quale ora si interroga. La noia di vivere una vita senza emozioni lo spinge a cercare quell’emozione forte che forse potrebbe trovare nel suicidio, “un attentato, un’avventura” che lo faccia sentire diverso da come è. Inizia così la galleria di personaggi che interroga sul tema dell’anima e dell’aldilà, dal cristiano, all’arabo Akhmed, all’indiano avatar di Ganesh passando per reincarnazioni, dialoghi con la Trinità, dottoresse tedesche e la romagnola signora Giuseppa.
Il tono narrativo iniziale si sostituisce ad un dinamico alternarsi di personaggi stereotipati eppure esilaranti, assurdi e ovvi allo stesso tempo, restituendo uno spaccato tragicomico della nostra società attuale vista con gli occhi di una asciutta razionalità che ha escluso la parte sentimentale di sé, per scoprire il delirio e l’assurdo di una vita contemporanea finalmente con un linguaggio ed una inventiva moderna, senza richiamare i soliti nomi del passato che hanno connotato il teatro precedente. Infatti l’autrice del testo, la pluripremiata Letizia Russo, di trentasei anni, ha scritto questa pièce indagando con un piglio nuovo ed un linguaggio diverso che cosa significhi oggi domandarsi se vale la pena vivere. Domande eterne, risposte infinite, linguaggi e gesti sempre nuovi per rappresentare la vita mentre la si vive e scoprire – come F. che vive senza cuore – che si “ha nostalgia per i pensieri degli altri e per il loro cuore”. Come si muore alla fine non ha importanza, perché “non esistono finali felici, esistono solo finali e basta”, conta aver vissuto con il cuore.
L’altrettanto giovane attore Fabio Mascagni si è mostrato degnissimo e bravissimo interprete di una vera ed autentica novità insieme alla regia precisa e asciutta di Laura Curino.

 

 

 

 

Se ci sei batti un colpo
di Letizia Russo
regia Laura Curino
con Fabio Mascagni
disegno luci Alessandro Bigatti
assistente alla regia Giuseppe Sartore
fotografie Giorgio Sottile
organizzazione e distribuzione Stefano Mascagni
produzione Teatro dell’Istante, ACTI Teatri Indipendenti
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Teatro Elicantropo, 17 dicembre 2015
in scena dal 17 al 20 dicembre 2015

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