“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 11 November 2015 00:00

"Tandem", o dell'equilibrio bilanciato dei corpi

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Artaud diceva che il teatro è la palestra dell’anima. E, se le tavole del palcoscenico sono di legno, un motivo ci sarà. Per esempio, quando in scena ci sono corpi che si stancano e si consumano, è bello sentirne il cigolio, i colpi sordi dei passi, o l’improvviso silenzio della non azione.
Il palco del Piccolo Bellini è nero e nudo. Al centro, c’è una bici a due posti montata su una grande molla che la alza da terra. La base della molla è stabile, ma non è fissata alle tavole del palco.

Tutto inizia con un’incursione di suoni e di corpi che, di soppiatto, fanno capolino sul lato destro del proscenio. Due figure buffe, speculari, di ragazze – jeans, maglietta bianca e ciuffi di capelli esageratamente cotonati – si cercano, s’incontrano, si trovano e si muovono nervosamente, su ritmi beat crescenti e ansiogeni. Rumori metallici di monete tintinnanti e di sbarre di ferro, cui si oppone il calore tondo dei passi veloci e la cadenza sicula dei dialoghi spezzati tra le due. Paola e Federica sono giovani, delicate, audaci, di una bellezza da aggredire, perché inconsapevole, pura. Paola e Federica sono cresciute insieme e ora in una cresce anche il ricordo dell’altra, che non c’è più.
La drammaturgia è costruita per frammenti ritornanti, che partono e arrivano sempre allo stesso punto, in cui qualcosa si è rotto per sempre. Il testo e elementi scenici alludono all’acquisto di una pistola, a un corteo di piazza in cui qualcuno ha sparato. Ma la trama, nel caso di questo spettacolo, passa in secondo piano; forse, proprio il testo è l’unico elemento vulnerabile di questo lavoro, poiché meno potente e, a tratti, quasi pleonastico, rispetto a quello che succede sulla scena.
Il fulcro – fisico, drammaturgico, dinamico – di quest’ora di corpi sudati ed energici, di smorfie, sbavature, tic che diventano azioni caratterizzanti, ripetizioni, umanità organica che si oppone e resiste alla materia artificiale, è quel tandem: baricentro, metafora, espediente scenico e drammaturgico di un’urgenza impellente che sulla scena diventa viva, tangibile, quasi respirabile. Il tandem è un’estroflessione del rapporto tra le due, un simulacro (reale) di forze e umori condensati, mischiati, ancora una volta, concreti: reali. Sul tandem si sale e si scende in sincrono, dai due lati opposti. Ognuna è co-responsabile dell’equilibrio dell’altra e dell’intera struttura/scultura: bisogna ascoltare, rispettare il ritmo interno dei corpi, degli organi, dei muscoli. Quando pedalano rivolte verso il pubblico non si possono guardare, eppure Manuela Lo Sicco e Veronica Lucchesi s’incastrano alla perfezione, complici atletiche di questa singolare partitura psicofisica, su ballate grunge/elettroniche e ombre di corpi pedalanti che si moltiplicano sul fondo della scena – le luci, come la musica, sono semplici e precise, per un allestimento scenico minimale e contemporaneo. C’è un grande lavoro e studio del movimento dietro questo spettacolo; allo stesso tempo, all’intensa fatica “esteriore” e fisica, si contrappone un’intima e interna impossibilità di progredire, l’estenuante ginnastica psico-emotiva delle due protagoniste che pedalano e pedalano non le porta da nessuna parte, anzi, tornano indietro, o meglio: chi “è rimasto” non lascia andare chi non c’è più.
Da questo punto di vista, oltre a essere intriso di riferimenti beckettiani – a tratti ricorda anche il fortunato Maratona di New York di Edoardo Erba – da questo lavoro traspira un importante elemento biografico dei due coautori: Sabino Civilleri (che firma anche la regia) e Manuela Lo Sicco (attrice da tenere d’occhio, in continua crescita) sono i “figlioletti” – si fa per dire – più che legittimi di Emma Dante, con cui fondarono la compagnia Sud Costa Occidentale nel 1999 e con cui attualmente lavorano; la coppia è protagonista di Ballarini, ultima e più intensa parte della Trilogia degli occhiali, mentre nel 2016 faranno parte del cast dell’opera lirica su Cenerentola della regista siciliana. Dopo Educazione fisica, Tandem è la seconda creazione della compagnia costituitasi nel 2011.
Collocato in un’ottica di teatro contemporaneo e performativo, il duo rappresenta una delle realtà più interessanti tra le giovani compagnie emergenti e, elemento da non sottovalutare in questi tempi di leghismo applicato al teatro, del meridione – sono entrambi di Palermo. I due hanno tenuto laboratori con una particolare attenzione alle dinamiche di gruppo e all’ascolto corale, dedicati alla ricerca di un linguaggio teatrale che parta dallo studio delle discipline sportive. Il che, probabilmente, avrebbe trovato d’accordo anche Antonin Artaud.

 

 

N.B.: Le immagini a corredo della recensione sono di Chiara Ferrin (immagine di copertina; seconda immagine dell'articolo); Andrea Casini (prima immagine dell'articolo). 

 

 

Tandem
ideazione e regia Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco
testo Elena Stancanelli
con Manuela Lo Sicco, Veronica Lucchesi
luci Cristian Zucaro
disegno e costruzione tandem Mario Petriccione
musiche Davide Livornese
produzione Associazione UddU
in collaborazione con Santabriganti-Scenica Festival, Festival dell’Incanto, Associazione Demetra
supporto alla produzione ExKarcere CSOA di Palermo, Teatro Nuovo Montevergini
lingua italiano
durata 50'
Napoli, Piccolo Bellini, 6 novembre 2015
in scena dal 3 all'8 novembre 2015

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