“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 30 September 2015 00:00

De-generazione X

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Immagini di una distopia fattasi presente. Andy Warhol è un passato lontano, le sue serigrafie sono state scavalcate dal tempo: siamo al dessert rispetto a quella società che già esacerbava la propria bulimia di consumi, ai barattoli Campbell di Tomato Soup sono subentrate, come in una progressiva escalation di compulsiva voracità, le vaschette di gelato Häagen-Dazs. È rimasta però identica la riproduzione seriale di un mondo che duplica se stesso, clonandosi all’infinito, nell’infinito vuoto di senso di sé trovando lo stampo di una forma senza contenuto in cui replicarsi.

Macadamia Nut Brittle, di Ricci/Forte è spettacolo datato 2009 che, visto oggi all’Auditorium A.S.I. di Solofra, dimostra da un lato di possedere struttura matura e compiuta e pregnanza di senso non scalfita dal tempo, ma anzi di questo tempo rimanendo ustorio specchio distorto (nella deformazione che il teatro compie della realtà per alludervi e farne metafora per immagini); dall’altro lato – ed è pressoché fisiologico – Macadamia Nut Brittle sembra non possedere rispetto al passato quella carica eversiva che poteva far gridare allo “scandalo”, alla “provocazione” e via discorrendo. Spieghiamo meglio: non è cambiato lo spettacolo, più semplicemente è cambiato il contesto di riferimento e, più in dettaglio – e forse anche grazie a quello squarcio che nelle pregresse rappresentazioni il teatro di Ricci/Forte aveva aperto – è mutata la percezione che il pubblico ha rispetto a siffatta rappresentazione, nella cui visione lo spettatore ha imparato a non fermarsi più al dettaglio di superficie, ma a considerare il senso profondo dell’opera, che può al più scandalizzare qualche benpensante capitato per caso in teatro, ma certo non destabilizza chi a teatro si reca per assistere ad uno spettacolo di Ricci/Forte. Possiamo dire che il teatro abbia trovato un pubblico più pronto e preparato? Forse sì, ed è quello che si percepisce anche ascoltando le impressioni che gli spettatori scambiano con Stefano Ricci e Gianni Forte dopo lo spettacolo.
Ciò premesso, e rimarcata la straordinaria prova dei performer in scena (Anna Gualdo, Fabio Gomiero, Piersten Leirom e Giuseppe Sartori), che sul paco si donano totalmente immolando sudore e carne, Macadamia Nut Brittle nel suo complesso è uno spettacolo che denota una sua coerenza contenutistica e stilistica, armonizzando le immagini evocate lungo un filo antinarrativo ma logico e consequenziale. Mette a nudo, Macadamia Nut Brittle gli spropositi del contemporaneo e le dispercezioni che un’umanità rintontita e assuefatta ha ormai acquisito e maturato come qualità precipue, rimbecillendo davanti alle serie televisive – che, sotto forma di muffin, verranno a un bel momento maciullate in proscenio – e mostrandosi pronta a “vendere le proprie tragedie personali come la fica”.
È la degenerazione la protagonista di Macadamia Nut Brittle, la degenerazione di un’epoca che riproduce se stessa serialmente, sovraesponendosi mediaticamente e riducendo ogni forma di piacere ad idea di piacere, sostituendo l’essenza con la meccanica, l’erotismo con la pornografia; la degenerazione di un’umanità resa inconsapevole, impoverita di senso, che riproduce verbalmente la propria pochezza nel linguaggio illetterato degli sms, veicolato senza porvi argine alcuno da ciò che la televisione propina: “Le nuove fiction ti permettono di dimenticare, ci si tuffa nelle vite altrui tutti assieme”.
Il linguaggio che adoperano Ricci/Forte coniuga iperbolicamente parole e immagini, l’icasticità del gesto è anche quella del verbo e, se l’evidenza scenica e performativa dell’azione punge con evidenza lo sguardo, la sottigliezza satirica del testo che l’accompagna – e che parte da una declinazione “site specific” di motteggi improvvisati – è il congruo corrispettivo di quella azione medesima. La musica assorda, mentre lancinante è lo scuoiamento in scena di uno dei performer travestito da coniglio, metafora di un olocausto perpetuamente perpetrato, che appare in scena come un Cristo deposto, prima di conoscere l’atrocità del proprio martirio.
Macadamia Nut Brittle non è un racconto, ma un potente affresco parlante, che dipinge espressionisticamente una società che ci traveste da pupazzi, che ci costringe alla trasformazione dell’essenza in qualcosa di sovrastrutturato, che ci irrora di sangue e ci lorda di messaggi subliminali. Macadamia Nut Brittle è la deformità grottesca del contemporaneo, che del contemporaneo adopera i linguaggi per farne dileggio.

 

 

 

 

Lustri Teatro
Macadamia Nut Brittle
drammaturgia
Ricci/Forte
regia Stefano Ricci
con Anna Gualdo, Fabio Gomiero, Piersten Leirom, Giuseppe Sartori
movimenti Marco Angelilli
assistente regia Liliana Laera
direzione tecnicaAlfredo Sebastiano
produzione Ricci/Forte
in collaborazione con Festival Garofano Verde
lingua italiano
durata 1h 40'
Solofra (AV), Auditorium A.S.I., 19 settembre 2015
in scena 19 settembre 2015 (data unica)

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