“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 01 August 2015 00:00

In morte dell'uomo nero

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Quando ho visto il trailer mi sono detto "Wow, beh, forse, finalmente, dopo anni e le cocenti delusioni di The Lazarus Effect e il remake di Poltergeist, un horror fatto come si deve. Regista emergente, idea apparentemente nuova, l'uomo nero... che aspettiamo?". "Migliore film horror dell'anno", "Profondamente disturbante" secondo Stephen King, "Agghiacciante" per il New York Times... "Una cagata pazzesca" per il ragionier Fantozzi.

Babadook è il mostro sotto al letto dell'insopportabile Samuel, figlio di Amelia, una vedova passivo/aggressiva dai trascorsi mai risolti e sola come pochi esseri umani al mondo. La sorella non la sopporta per via del figlio profondamente instabile, le amiche la compatiscono, l'unico essere a base di carbonio che sembra volerle bene è la vicina malata di Parkinson. Dulcis in fundo, a rendere la cosa ancora più melò, il figlio è nato il giorno stesso della morte del marito, deceduto durante un incidente in auto mentre accompagnava la moglie in travaglio all'ospedale.
Se questo non è bastato a farvi sobbalzare dalla sedia per l'orrore, allora continuate a leggere, ma vi avviso: allarme spoiler.
Dopo l'ennesimo litigio con il figlio per i suoi comportamenti ben al di sopra delle righe (come un piccolo McGyver d'altri tempi il ragazzino, a soli sei anni, costruisce catapulte da spalla e balestre per difendersi dall'uomo nero, per poi portarseli in giro come giocattoli), in casa della donna appare completamente dal nulla un libro, intitolato Mister Babadook. Dopo aver iniziato a leggere al piccolo l'inquietante favola della buonanotte (che poi, vista la copertina, quale madre sana di mente...) con tanto di velate minacce di morte e possessione, il pupo non riesce a prendere sonno, e quindi nemmeno la madre, che stravolta si prepara a un'altra allegra giornata in una casa di riposo per anziani sulla via del tramonto. Le cose peggiorano giorno dopo giorno e la presenza del demone si fa sentire sempre di più, annunciata da un esplodere di lampadine e dalle classiche interferenze elettriche da film di serie Z, la ricomposizione del libro strappato in precedenza da Amelia, con l'aggiunta di minacce sempre meno velate e la sempre più evidente instabilità mentale della famiglia. Dopo un primo tempo senza dubbio tedioso e che ha lasciato nel pubblico in sala un'insana voglia di dare Samuel al mostro e farla finita, arriva finalmente un po' di azione: il caro vecchio Babadook (che a tratti ricorda gli scarafaggi geneticamente modificati di Mimic 2) prende possesso della madre di Samuel, e inizia il "badaboom", o almeno questo nelle intenzioni della regista. La prima vittima è l'innocente cagnolino, strangolato senza pietà, poi la signora punta al figlio: dopo una specie di inseguimento tra le quattro mura domestiche, il piccolo Samuel si ricorda della sua vita precedente come soldato nella Guerra del Golfo e prima, per difendersi, spara alla madre con la balestra, poi le lancia con la catapulta da spalla una palla molto pesante dritta in testa (che mira, signori!) e per non farsi mancare niente la accoltella a una gamba e la fa cadere dalle scale. Mentre la mamma/demone dorme della grossa, il piccolo la lega, e quando riprende i sensi la implora di "farlo uscire".
Vi dirò: quando la madre inizia a strangolare il figlio avevo quasi sperato che il film si potesse riprendere, sollevare da quell'abisso di noia in cui stavamo sprofondando, ma non appena Samuel con sole due carezze riporta sua madre alla realtà, ho capito che la cosa puzzava di fregatura. Dopo che Amelia espelle del liquido nero (Esorcista, sei tu?), ed è quasi riuscita a uscire con il figlio dalla casa, il demone decide di tentare l'ultimo assalto: preso il piccolo, lo trascina con forze invisibili fino alla camera da letto, e lì si tiene il confronto finale: dimenticate Alien vs. Predator, Freddy vs. Jason, ed è inutile che andiate a guardare anche Batman vs. Superman. Mamma Amelia vs. Babadook è il match del secolo.
Scorso.
Quello degli albori del cinema.
Rocky fatti da parte insomma. Hellraiser? Bah, robetta, Pinehead stacce. Amelia e il demone si fronteggiano e lei sgrida il cattivone con un urlo a pieni polmoni e... fine. Babadook si rintana nell'ombra, un fantoccio cade sul pavimento e quando la madre si avvicina, il mostro si rialza, le spara una luce bianca sul volto e scappa in cantina.
Pochi giorni dopo la piccola famigliola felice festeggia il compleanno di Samuel, e mentre loro mangiano la torta, Amelia porta una ciotola di vermi al piccolo uomo nero, che sta nel seminterrato come un bimbo in castigo.
Tralasciando l'ambientazione scialba e priva di identificazioni, gli effetti speciali anonimi e senza fantasia, la storia presenta diversi buchi che forse nell'intenzione della regista è compito dello spettatore colmare, ma che sono quasi impossibili da riempire. Come ha fatto il libro ad arrivare in casa? Perché Babadook dopo essersi mostrato così cattivo si lascia soggiogare dalle grida di un madre esaurita? Perché diavolo Samuel è così insopportabile e morboso? E perché il mostro si lascia addomesticare in cantina senza ribellarsi? Ma la noia e la totale assenza di qualsiasi spavento vero e proprio erano compresi nel biglietto?
Se questo è il film di genere dell'anno, allora caro horror dobbiamo fare due chiacchiere. Dove sono finite quelle atmosfere da panico, quell'ansia, quella voglia di urlare a pieni polmoni "ti prego non aprire quella porta"? Babadook non scalfisce nemmeno lontanamente quelle zone oscure nella psicologia del pubblico dove si nascondono le nostre paure più profonde, i nostri timori più segreti. Non stuzzica l'uomo nero che ciascuno di noi teme si nasconda nell'armadio e che, nelle notti più cupe, bussa con insistenza per entrare e rubarci l'anima. Il mondo dell'horror ha perso anno dopo anno di freschezza, fantasia, legato a remake di remake (vedi Poltergeist, uscito quest'anno, ma rifacimento del primo capitolo della saga omonima che negli anni '80 ha fatto spaventare non pochi) o, in questo caso, ad allungare il brodo di vecchi cortometraggi. Babadook infatti altro non è che la trasposizione del corto Monster, del 2005 e girato dalla stessa regista del film di quest'anno. Ma Monster è, a differenza del suo "discendente", una pellicola fatta  bene: giocata sul sottile filo che divide ironia e horror, che tratta sinteticamente la stessa storia del film, ma che, a differenza di big B, riesce a colpire la psiche dello spettatore e anche strappargli un sorriso in soli dieci minuti di girato. Soprattutto, però, ha  senso.
L'uomo nero è morto, lunga vita all'uomo nero.

 

 

 

Babadook (The Babadook)
regia 
Jennifer Kent
sceneggiatura Jennifer Kent
con Essie Davis, Noah Wieseman, Daniel Henshall, Hayley McElhinney, Barbara West, Benjamin Winspear, Cathy Adamek, Craig Behenna
produzione Causeway Films, Smoking Gun Productions
paese Australia
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2015
durata 89 min.

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