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Wednesday, 24 June 2015 00:00

"Youth": il più bello dei film possibili

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Youth è il più bello dei film possibili, permettetemi questa licenza filosofica.
È un’opera artistica, un vero omaggio alla scienza poietica, alla verosimiglianza che racconta la libertà dell’immaginazione, la sua forza governata dalla necessità armoniosa del gusto. La grande bellezza che si sprigiona diventa principio di ragion sufficiente impegnato nella realizzazione di un mondo visivo scelto meticolosamente, frutto di una legge morale intima che sa guardare ancora al cielo stellato e trovare tra gli astri una via. Per questo motivo, non per altri, Youth è una poesia ghiotta di sostanza, raffigurazione della potenza magna di un grande sguardo, di un artista che nella forma scova il destino genetico della perfezione e lo esprime autonomamente, come il disegno di un demone pago delle proprie visioni.

Sorrentino ha scelto, tra i mondi possibili e i modi accessibili, proprio questo per comunicare. Ha frammentato l’arte, l’ha resa vulnerabile, finita, in questo prospettivismo ha regalato al fruitore uno spettacolo dai mille colori e dalle mille dimensioni, ha costituito uno spazio elegante e lirico dove tutti, ma proprio tutti, possono capire o sentire, a seconda del proprio bisogno. Non mi sbaglio asserendo che Youth sia un film democratico, anche troppo, si lascia guardare concedendo l’emotività, per chi ne è affetto, e la riflessione, per chi ne è ossessionato, e in ultima istanza la delizia dell’occhio, per chi ha fatto del proprio bulbo oculare il posto perfetto in cui vivere.
La storia respira, non viene mai soffocata dal registro, cammina sulle proprie gambe e si divide la scena con l’incantamento dell’interiorità. Due anziani artisti, due mondi saturi di plauso e abbagliante luminosità, si ritrovano con tutta la loro vita in un centro benessere ai piedi delle Alpi svizzere, montagne come giganti buoni che osteggiano col petto il rumore del mondo, lasciando alle loro spalle il ritmo di una natura secolare. Il boato muto del luogo incoraggia l’introspezione, la recluta dei ricordi e degli anni andati, in questa surreale calma un’analoga violenza emerge, gli uomini appartati tra le montagne si dilettano a torturarsi con lascivi movimenti dei corpi e desideri scaduti.
È un lento sfilare di sagome schiacciate dagli anni, disossate dal tempo e precarie nella maratona lenta dei passaggi. Il nudo ci viene suggerito continuamente, ma è un nudo svilito, nessuna forza si muove dentro le pieghe di una coscia o la curvatura di un seno, persino il ricordo di un amplesso violento e di un orgasmo animale è perso nella fitta stanchezza della vecchiaia, il pudore non è più contemplato, ormai niente agita e scuote la carne, la vita è stata un grande sogno pieno d’acqua che adesso lascia i suoi protagonisti marci. In questo triste passeggio solo l’esuberante geometria dei luoghi e dei suoni sembra avere ancora un senso, quadri mobili si rivelano nella loro imperitura necessità, il museo della natura e dell’uomo vanitosamente apre le sue porte per rivelare ad ogni sguardo la congiunzione perfetta dei suoi elementi. I colori e le forme, il rumore e il silenzio, dicotomie eterne che nell’arte della composizione danno vita a nuovi significati. Per salvare l’erotismo, giunto alle soglie della morte, bisogna estetizzarlo, è l’ultima speranza, il finale atto d’amore. L’emozione è un livello troppo basso per esperire la magnificenza di questa illegittima armonia estetica, ma pure la mente si allontana, si astrae, non afferra con i meri strumenti infiniti che possiede. Il velo della bellezza e della bruttezza può essere oltrepassato solo da un atto di pura contemplazione del velo stesso, da una subdola ammirazione che è fervente desiderio.
Youth sazia la più irrefrenabile concupiscenza del bello, un anelito così superficiale che sprofonda terrenamente in un oblio umano, intoccabile persino dalla metafisica. In questa altalena priva di appigli, la vita futura guarda la vita passata, con rammarico o con ostinazione, con rimpianto o combattività, i due artisti che ormai tentano di ricordare e trattenere qualcosa, finiscono per ricordare solo i ricordi stessi, gli oggetti delle loro smanie sono spariti, gli resta un sopito sentimento bulimico che non può più essere saziato. Le emozioni sono sopravvalutate, il tempo è l’unica cosa che conta, perché è l’unica cosa sulla quale passa tutto e non lascia traccia niente. E se la gioia e la commozione, la felicità e il dolore non possono essere qui presenti, nel momento stesso in cui li pensiamo, allora tutta la vita diventa la costruzione crudele di lapidi commemorative in cimiteri personali. L’economia della testa la paga il cuore.
Cos’è importante ora? La risposta di Sorrentino è una risposta che potevamo aspettarci da tempo, se abbiamo imparato a conoscerlo un po’. La creazione artistica, il genio, l’opera che nella sua marmorea fatiscenza rimane. Niente e nessuno può scalfire la torre della bellezza, la sua giovinezza si rigenera ad ogni sisma, è eterna quanto accusatoria, è una testimonianza crudele che ci sopravvive: L’orma dei mie dì terreni volger d’eoni non potrà annientare, asseriva Goethe.
Ogni uomo che nella sua vita abbia dedicato anche solo un giorno alla costruzione di questo edificio alto più del cielo, ha il dovere di concedere un epilogo alla sua opera, nonostante questa sia stata faticosa e disperata, dura e impenetrabile, oppure amorevole e per questo immeritata. Nonostante sia stata troppe cose e tutte infinite – alla fine – insieme, ci piace pensare di essere stati una canzone semplice, come quelle che canti da giovane.

 

 

 

 

Youth – La giovinezza
regia
Paolo Sorrentino
sceneggiatura Paolo Sorrentino
con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Mark Kozelek, Tom Lipinski, Paloma Faith, Mădălina Diana Ghenea
fotografia
Luca Bigazzi
musiche David Lang
casa di produzione
Indigo Film, Bis Films, Pathé, Number 9 Films, Medusa Film, Barbary Films, France 2 Cinéma, Film4
distribuzione Medusa Film
paese di produzione Italia, Francia, Svizzera, Regno Unito
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2015
durata 118 min.

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