“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 15 June 2015 00:00

Le scoperte del Dottor Stockmann secondo Ostermeier

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"C'è qualcosa di avvilente, di profondamente sconsolante nel vedere che gli uomini arrivano sempre, per l'eternità, troppo tardi quando si tratta di rimediare qualche malfatto o di riprendere cosa ch'essi hanno trascurata oltre il lecito"
(Ibsen, lett. 17 gennaio 1883)

 

In uno dei più geniali libri scritti su Ibsen, Scipio Slataper afferma che Un nemico del popolo avrebbe potuto benissimo essere ribattezzato: La storia delle scoperte del dottor Stockmann. Stockmann, il protagonista dell'opera, nel suo percorso alla ricerca della verità accede, nei cinque atti, ad una serie di scoperte, anzi 'grandi scoperte', destinate a ripercuotersi come una mare su tutta la cittadinanza, in un crescendo di ondate salate che, raggiunto il loro culmine, si ritraggono con l'amaro risucchio dell'esaurirsi del coraggio.

La prima di queste 'grandi scoperte' è l'inquinamento delle acque termali da cui trae sostanza e benessere economico l'intera collettività, quindi, la scoperta successiva di non essere solo e di aver la 'maggioranza' dalla sua – scoperta destinata a sgretolarsi nel terzo atto quando tutti, anche le forze più rivoluzionarie, si alleano contro di lui decise ad impedire che il pubblico sia messo al corrente della verità sull'inquinamento. Il repentino voltafaccia della 'maggioranza' introduce alla 'grande scoperta' del quarto atto: il vero nemico della verità e moralità è 'la compatta maggioranza'. L'ultima e decisiva 'grande scoperta', avviene nel quinto atto, in cui lui, il nemico del popolo, scopre di essere anche l'uomo più forte del mondo perché: è solo!
Questa grande parabola politico/sociale in cui Ibsen edifica le sue idee trasferendole al suo personaggio ("Stockmann sono io più qualche cosa"), secondo Slataper presenta, tuttavia, un grande limite, che è quello di non prendere mai e di lasciare sempre lo spettatore al di fuori di essa "fra esso e noi c'è uno spazio continuo d'indifferenza, malcerta che dovrebbe essere appunto la zona serena e generosa dell'imparzialità" e ancora "c'è qualcosa che gli disturba e raffredda la sua creazione... Non afferra Stockmann perché non afferra 'il concetto della sua mente'; Stockman è tra due acque, perché il poeta stesso è incerto, senza aver la forza di affermarselo".
Riproporre Un nemico del popolo, andando a rimuovere quella pellicola nittitante che Ibsen ha frapposto tra la pupilla cardiaca dello spettatore e la rappresentazione, è quindi la sfida che Thomas Ostermeier ha deciso di affrontare e vincere col suo Ein Volksfeind. Sul proscenio è calato uno schermo scuro sul quale scorrono parole nebulose che spiegano la profonda verità dello slogan del produttore americano di scarpe da ginnastica: "I am What I am" ; il cui significato si svelerà più avanti, trattandosi infatti della parte centrale della 'conferenza' di Stockman. In trasparenza si intravede la scena, immobilizzata in un piano bidimensionale che si sottrae alla profondità dello sguardo. Lo schermo si solleva con lentezza, lasciando il tempo allo sguardo di penetrare oltre la superficie statica del quadro e di acquisire una vitalità tridimensionale. Questa sensazione iniziale sembra essere un preludio sensoriale di quello che accadrà, a tutti noi, durante lo spettacolo.
Se il limite di Ibsen sta nell'incertezza liquida e sfuggevole con cui, in quest'opera, affronta il suo sdegno verso la 'bugia della società', Ostermeier sceglie di annullare il distacco dallo spettatore non agendo sulle incrinature di una verità turbata da profonde aporie – che sono e restano insolubili – bensì invitando lo stesso spettatore ad entrarvi emotivamente e fisicamente, trasferendo a lui in persona tutti i dubbi ibseniani che andranno ad agire sulle sue innumerevoli apodittiche verità precostituite in modo corrosivo e implacabile.
La comicità non cercata di Stockmann, la passione etica e il suo coraggio donchisciottesco, traghettano le simpatie del pubblico – quasi unanimi – verso le sue battaglie, se ne condivide lo sdegno e si è toccati dalla sua sincerità. Nel momento in cui egli entra in campo armato di rampogna e durante il discorso alla cittadinanza ci fissa dritto negli occhi ottenendo dominio e ragione, siamo certi che lui sia nel giusto, siamo persuasi che il vero amico delle patria è colui che distrugge la patria corrotta, che la indirizza verso il suo inevitabile tramonto, perché "questa società merita la sua scomparsa!". Siamo tutti, quasi tutti, la maggioranza insomma, con lui. Ed ecco il grande colpo di scena, gli attori scendono tra il pubblico, e sul palco restano i due opposti: Aslaksen – il grande sostenitore della maggioranza democratica – e lui, "il ragazzone grottesco e arruffapensieri", il nemico del popolo. Le luci in sala si accendono e da quel momento in poi siamo dentro fino al collo e senza possibilità di scampo. Un avvertimento: pensateci bene prima di votare – perché sarete chiamati a votare – dato che dopo vi verrà richiesto di rendere conto, potreste trovarvi ad annaspare nei dubbi ibseniani fino al collo e sentire sulla vostra pelle quel non so che di comico che fino a quel momento avevate tanto gradito in Stockmann. Contraddizione, Ostermeier porta in scena l'essenza della contraddizione che è presente in ogni pensiero, pensato fino in fondo, invitandoci a prenderne parte. Si narra che durante una cena Ibsen rispose ad un amico che lo accusava di 'contraddizione' in questo modo: "Caro amico, ha mai potuto pensare un pensiero fino in fondo senza urtare una contraddizione?", ebbene questo epifanico regista tedesco ha fornito una risposta empirica alla domanda: No!
Notevole è anche l'adattamento del testo, attualizzato fino a diventare in alcuni punti apicali postmoderno, e la scelta di 'ringiovanire' la famiglia Stockmann che se da un lato, così facendo, ha perso due dei tre figli all'appello lasciando la sola Petra (peraltro in un'età in cui i suoi pensieri sono ancora intraducibili e disarticolati gorgoglii da neonato), dall'altro ha concentrato tutte le energie in una giovane coppia alle prese con ciò che conosciamo benissimo: un figlio da gestire ed entrambi i genitori impegnati nel lavoro; difficoltà di una madre lavoratrice ad ottenere un posto stabile; pulsioni di infedeltà; musica, tanta musica rock per restare "forever young".
Indubbiamente in questo festival partenopeo Ein Volksfeind è stata una grande scoperta.

 

 

 

 

 

Napoli Teatro Festival Italia
Ein Volksfeind
di Henrik Ibsen
regia Thomas Ostermeier
drammaturgia Florian Borchmeyer
con Thomas Bading, Christoph Gawenda, Moritz Gottwald, Ingo Hülsmann, Eva Meckbach, David Ruland, Andreas Schröders
scena Jan Pappelbaum
costumi Nina Wetzel
musiche Malte Beckenbach, Daniel Freitag
luci Erich Schineider
pitture Katharina Ziemke
produzione Schaubühne Berlin
lingua tedesco con sovratitoli in italiano
durata 2h 15'
Napoli, Teatro Politeama, 12 giugno 2015
in scena 12 e 13 giugno 2015

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