“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 07 June 2015 00:00

Danza come poesia fluida

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Mercoledì 3 giugno, ad apertura del Napoli Teatro Festival Italia, nella bellissima e suggestiva Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo è andato in scena, in prima mondiale, lo spettacolo ideato e coreografato da Paco Dècina, frutto di una residenza artistica della Compagnia Post-Retroguardia (da lui diretta) alle Isole Crozet, un arcipelago sub-antartico nell’Oceano Indiano meridionale.

Il lavoro di Dècina, napoletano d’origine e parigino d’adozione, è un lavoro di grande poesia e sensitività. Vuole raccontare la sensazione di dolcezza e permeabilità come antitesi alla violenza ed all’istinto animale che, ancora e soprattutto oggi, devia lo sviluppo dell’umanità.
In scena, tre danzatori fortissimi, solidi ma morbidissimi, che si muovono come  esseri indefiniti e che si relazionano con violenza l’uno all’altro come in un branco di animali o di uomini nomadi ed allo stato di natura. La qualità di movimento è sorprendentemente fluida e leggera, pur serbando una tenuta ed una forza esagerate. I corpi si ramificano, scivolano, lenti cominciano i loro processi fisici ed intanto la natura, con i suoi suoni, si fa sentire e si fa eco della danza. Il palcoscenico è grandissimo ed i tre danzatori ne sfruttano ogni angolo, percorrendo anche con un singolo movimento metri e metri di spazio.
Un attento ed accurato sviluppo delle partiture fisiche all’interno di schemi stabiliti si sposa poi, nell’idea registica del coreografo, a scene in cui ci sono proiezioni video e scene più teatrali e narrativo-descrittive. I passaggi sono curatissimi e lisci come l’olio: i tre hanno dei cavalletti di legno che utilizzano per creare strutture architettoniche in mezzo ai loro corpi e sono i simboli della forza bruta e violenta e della supremazia assassina. Il movimento è quasi sempre continuo come l’acqua delle onde del mare, e d’effetto sono le pause, i fermo-immagine, momenti di accumulo di tensione sia per il pubblico che per gli interpreti stessi, momenti in cui ricaricarsi.
La musica, per buona parte dello spettacolo, consiste in campionatura di suoni naturali ed umani che variano con andamento incalzante.
Assoli, duetti, in buio ed in luce, dinamizzano la situazione, a volte un po’ troppo concettuale ed imperscrutabile per uno spettatore non ben avvezzo a questo tipo di lavoro, che in Italia è davvero difficile poter vedere.
Il campo d’indagine scelto da Paco Dècina consiste nella reazione degli uomini al consumismo ed allo sviluppo della società del profitto in cui gli istinti naturali sono repressi, calandosi in una realtà lontana e quasi mistica che è quella oceanica. Ma se questi, da violenti ed incivili, diventassero disciplinati, determinerebbero grandi miglioramenti ed uno stato di tenerezza e morbidezza tipici della condizione femminile. La Natura è una donna dalla femminilità silenziosa, in cui i tre uomini fanno le loro azioni.
Concettualità, filosofia e fisicità collaborano per creare un lavoro della durata di più di un’ora tutto concentrato. La musica varia da toni a rumori particolari, a silenzi e le scene più teatrali, forse, contrastano con la coreografia e le parti più astratte.
Il ricordo e la memoria, nonché aspetti autobiografici riguardanti il coreografo vengono a nudo chiaramente soprattutto nell’ultima parte.
Lo scenario spaziale, tecnico, architettonico di Piazza D’Armi del Castel Sant’Elmo è davvero una bellissima conquista quest’anno per il Festival, che dal museo ferroviario e marino di Pietrarsa è passato alla roccaforte della città, prediligendo, dunque, in quest’edizione, luoghi “alti”.
La serata si è sviluppata con un buffet ed un concerto della Uanema Orchestra per dilettare il pubblico e cominciare all’insegna del divertimento e dello stare in socialità la prima serata del Festival.

 

 

 

 

Napoli Teatro Festival Italia
La douceur perméable de la rosée
coreografia
Paco Dècina
musiche Fred Malle
danzatori Vincent Delétang, Jérèmy Kouyoumdjian, Sylvère Lamotte
luci Laurent Schneegans
video interattivi Serge Meye, Virginie Premer
costumi Paco Dècina
foto di scena Salvatore Pastore
produzione Association Post-Retroguardia
in coproduzione con Le Théâtre 71 Scène Nationale, Onyx Scène Conventionnée Danse de Saint-Herblain, Le Centre de Développement Chopégraphique Les Hivernales Avignon, Le Centre National de la Danse, Teat Champ Fleuri – Teat Plein Air – Théâtres Départementaux de la Réunion dans le cadre de la résidence de création “Ateliers des Ailleurs 2” mise en ouvre par Le Frac – La Réunion proposée par l'Administration des Terres Australes et Antartiques Françaises (TAAF) ainsi que la Direction des Affaires Culturelles Oceàn Indien (DAC-OI)
con il sostegno di Air France, Micadanses, Adami, Fonds Sacd Musique de scéne
durata 1h 20’
Napoli, Castel Sant’Elmo – Piazza d'Armi, 3 giugno 2015
in scena dal 3 al 5 giugno 2015

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