“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 05 March 2015 00:00

Il lirismo del volgare

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Allo ZTN di Piazza Dante, a Napoli, ecco lo spettacolo Versi Proibiti, una lotta. Tra ipocrisia e autentico naturalismo, del regista napoletano Giovanni Merano, adattamento della scherzosa raccolta datata al 1974 L'inferno della poesia napoletana, pubblicata dall'ex giornalista del Il Mattino Angelo Manna: una scommessa, una sfida, una provocazione lanciata al pubblico ed al sistema di diffusione culturale.

Una feroce denuncia al finto perbenismo e moralismo dei più "bigotti" che amano scandalizzarsi; una critica nei confronti dei "signori" del teatro, coloro a cui spetta il compito di decidere cosa è adatto e cosa non lo è al palcoscenico, selezionando opere, testi e rappresentazioni di élite, ma uccidendo e seppellendo al contempo la conoscenza, la creatività e l'ingegno di autori meno noti o anonimi che meritano invece di essere messi in evidenza. Meritano di conquistare un posto, anche minimo, all'interno della vasta antologia letteraria del meridione, immensa produzione popolare risalente al periodo storico che va dal XIII secolo ai primi del Novecento ─ villanelle, tarantelle, operette e canzonette ─ un vero e proprio sottoproletariato di poesie che non esclude ovviamente perle del calibro di Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo, fautori della canzone classica napoletana. Molti di questi scritti, sono rimasti muti per anni poiché trattavano di argomenti scomodi, scabrosi e "sozzi" per i gusti alto-borghesi dell'epoca; si raccontava di circostanze imbarazzanti ed episodi altamente erotici e spinti.
Nel 2006 la raccolta prende voce in formato audiolibro, e non una voce comune ma quella che ha fatto innamorare tre generazioni di italiani e che ancora oggi ricordano per interpretazioni celebri come in Assunta Spina ed Il buono, il brutto e il cattivo: l'attore napoletano Aldo Giuffrè. Nomi stampati in dorato quindi hanno scritto e riscritto, letto e riletto le poesie segrete della Napoli arcaica e nessun motivo vi è per non portare la bellezza dell' osceno sul palcoscenico, pedana di vita e verità dove del resto tutto è concesso oramai. Ci volevano quindi l'humour cabarettistico di Fabio Balsamo, la versatilità interpretativa di Francesco Saverio Esposito e la sensibilità di Carlo Liccardo, per dare nobiltà a componimenti che portano titoli come Sputalo' 'nfaccio, Idillio 'e merda e chi più ne ha più ne metta. Ma lo spettacolo è completo, e di buon livello nonostante i termini poco consoni e promette anche musica, con la voce seducente di Serena Pisa che delizia il pubblico interpretando con fascino mediterraneo canzoni di Federico Salvatore (Il peto nel regno di Napoli) e Pino Daniele (Donna Concetta), accompagnata da chitarra e contrabbasso: orgoglio tutto partenopeo.
Non vi è più morale? Si chiederebbe chi è ottuso e non arriva a capire. E in effetti non c'è morale perché l'arte a volte esiste per se stessa la si guarda con l'istinto senza provare a spiegare concetti empirici. L'arte è rappresentazione della realtà, non vi è giusto o sbagliato, bisogna solo apprezzarla senza giudizio.

 

 

 

 

 

Versi Proibiti, una lotta. Tra ipocrisia e autentico naturalismo
regia
Giovanni Merano
intermezzi dialogati Maurizio D. Capuano
con Fabio Balsamo, Carlo Liccardo, Francesco Saverio Esposito, Serena Pisa, Gianpaolo Ferrigno, Luigi Castello
scenografia Anna Seno
grafica Daniela Molisso
Napoli, ZTN – Zona Teatro Naviganti, 1° marzo 2015
in scena dal 27 febbraio al 1° marzo 2015

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