“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 03 March 2015 00:00

Amare, soffrire, essere

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Legame e passione, contro ogni desiderio dell'uomo, non sopravvivono alla fugacità del tempo, al cinismo che caratterizza la vita stessa: muoiono e rinascono secondo cicli illogici ed imprevedibili in cui l'amore e la sofferenza si sfidano generando accordi e contrasti all'interno dei rapporti umani.
Questa eterna lotta fra emozioni si esterna attraverso il linguaggio del corpo, si codifica in vere e proprie leggi di attrazione e repulsione.
Ed è quello che si legge nei movimenti di Elisa Melis e Yoris Petrillo, i due interpreti di Romanza – Trittico dell'intimità, lavoro presentato a Salerno in prima assoluta già nel 2013 all'interno della rassegna RAID/Quelli Che la Danza del CDTM e riproposto sul palco del Teatro Sala Ichòs di San Giovanni a Teduccio.

Firmata dalla regista-coreografa Loredana Parrella – direttrice artistica e fondatrice della Cie Twain Physical Dance Theatre, compagnia di danza contemporanea e teatro fisico sostenuta dal MiBACT – Romanza è una pièce suddivisa in tre quadri di cui due sono creazioni già note ed appartenenti al repertorio dell'ensemble, in particolare l'ultima, Féroce présence, coreografia premiata nel 2011 al Festival Cortoindanza.
La Parrella, apprezzata dal pubblico campano in occasione dell'E45 Napoli Fringe Festival 2012 per il suo Elettra, trilogia di un'attesa, mette in scena le dinamiche conflittuali esistenti fra l'uomo e la donna, amanti innamorati ma allo stesso tempo temuti nemici l'uno dell'altra; un odi et amo a passo di danza.
L'uomo seduto su di una sedia dà le spalle al pubblico, immobile nella propria rassegnazione, impassibile perfino all'aria che lo circonda; la donna tormenta il suo corpo in una danza disconnessa, forte e corposa, evocando sentimenti irrequieti e violenti, sintomo di una passionalità devastante che non riesce a placarsi se non durante apparenti attimi di respiro. È la scena che apre il primo quadro dal titolo Angeli e Insetti, una sequenza coreografica ispirata liberamente al soggetto di Morpho Eugenia di Antonia S. Byatt in cui si racconta di un amore ingannevolmente perfetto come quello tra Eugenia e l'entomologo William (protagonisti del romanzo) ma devastato drammaticamente da un segreto che grava sul cuore di lei, ossia un peccato incestuoso dal quale la giovane non si riscatterà mai.
Eugenia comparata ad un insetto, studiata nei suoi comportamenti istintivi, perde le fattezze di donna ideale ed angelica per diventare un parassita di libidine, un personaggio dotato di gran fascino ma corrotto da una carnalità dipendente. Cosi come il substrato psicologico si evolve nel rapporto col sesso maschile, ecco che la danza in coppia non ha forma definita ed il corpo femminile si nasconde avvolto in un lungo maglione scuro a collo alto che modifica le braccia della danzatrice prolungandole, scivola sinuoso a mo' di muta, sdegnando il viso, cancellando una bellezza finta, bugiarda.
Una scenografia scarna, praticamente assente quella installata sul palco di Sala Ichòs – tre sedie e qualche mucchietto di indumenti per l'esattezza – contribuisce a prestare massima attenzione alla performance dei due giovani danzatori, i quali possiedono una presenza scenica dirompente in grado di reggere per tutta la durata dello spettacolo (cinquantacinque minuti circa) senza mai cedere a livello interpretativo o eccedere nell'intensità d'azione.
Sulle note di November di Max Richter, che accompagnano la Melis in una camminata instabile fra nove mele – chiaro rimando alla passione ed al peccato femminile – si passa a Riflesso, secondo momento della rappresentazione.
L'atto performativo di questo quadro è dedicato alla mortalità delle unioni: la promessa di amore eterno, vincolo inviolabile del matrimonio, viene denunciata per la sua precarietà. L'idea di una relazione che duri per sempre è una trappola sicura e la fragilità umana ne è preda. Qualsiasi tipo di unione, compresa quella coniugale non può essere per sempre, non solo per una serie di fattori psico-sociali, ma soprattutto perché la morte stessa è una realtà che a priori smaschera tale illusione. L'uomo può vivere dei propri affetti e sopravvivere al dolore di una perdita solo se impara ad essere disilluso come un Leopardi pessimista, libero dai suoi fantasmi  emotivi.
Sulla scena un abito da sposa ormai ingrigito, lacerato dal passato, vuoto, è l'ancora di speranza del danzatore Yoris Petrillo, che come un rituale, lo fa indossare alla sua partner per dare inizio ad una profonda simbiosi fatta di scambi di peso e sospensioni, rapide e fluide prese appartenenti alle tecniche di contact improvisation. È una danza quasi onirica quella fatta con il corpo inanime dell'attrice, la quale pesante, (senza dubbio convincente) in alcuni punti azzera totalmente la sua presenza, interpretando un cadavere pallido che danza col suo sposo afflitto: quadro-specchio di una fantasia romantica, erotica ma certamente macabra.
Féroce présence è la soluzione conclusiva al problema della “permanenza”, leitmotiv dell'intero pezzo; completa il trittico esasperando il dolore, dandogli voce e soprattutto corpo.
La sofferenza individuale non deve essere avvertita come semplice sintomo – spiega la stessa coreografa – ma risultare canale di sfogo, veicolo di affermazione della presenza. È la manifestazione il più delle volte muta di qualcosa che invece necessita di feroci urla di rivendicazione.
Il corpo, il profondo del nostro corpo, le nostre carni e le nostre ossa, necessitano di una rivincita in un mondo che, come direbbe Chaplin, è malvagio poiché nulla è permanente; e allora anche i dispiaceri non lo sono, ed è questa la soddisfazione del corpo che la danza deve esprimere e quella di Loredana Parrella lo fa con fierezza.
I danzatori della Cie Twain sembrano fustigare il loro corpo, battendosi il petto fino ad arrossare il colore della loro pelle, ad affannare il loro respiro, cadendo e ricadendo al suolo innumerevoli volte secondo ritmi sincroni e così perfettamente scanditi da creare musica. Tutto ciò è invece esaltazione dell'uomo, fierezza d'essere anche una creatura fragile, ma essere; esserci senza paure, essere presente al mondo, sfidarlo con coraggio anche quando il vuoto ci minaccia, la morte ci minaccia, l'assenza dell'amore ci minaccia.
La plurima formazione ed esperienza teatrale – sia italiana che estera – della coreografa, si intravede tutta, in ogni singolo passaggio della sua creazione; si percepisce nella gestualità e sui volti dei suoi performer, “danzattori” che in soli sette anni di produzioni sono una certezza e una solida presenza della nuova danza in Italia.

 

 

 

Romanza – Trittico dell'intimità
di
Cie Twain Physical Dance Theater
coreografie e regia
Loredana Parrella
con Elisa Melis, Yoris Petrillo
disegno luci Loredana Parrella
costumi Loredana Parrella
realizzazione costumi Sartoria Mulas
organizzazione e produzione Elisa Vago
produzione AcT_Cie Twain 2013
durata 55'
Napoli, Sala Ichòs, 28 febbraio 2015
in scena dal 27 febbraio al 1° marzo 2015

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