“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 15 February 2015 00:00

Chi è Lapèn Lapèn?

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Lapèn Lapèn, nuova creazione teatrale di Elena Gigliotti e Dario Aita, è stata presentata al Nuovo Teatro Sanità di Napoli con un gruppo di attori ed attrici bravissimi. Lo spettacolo è ironico, tragicomico e poetico allo stesso tempo e soprattutto ha come immagine fissa la descrizione dell’atmosfera degli anni '90, la musica, il racconto per fotografie, le problematiche familiari.

Una famiglia numerosa, infatti, è la protagonista, con un padre debole ed una madre (con la splendida interpretazione di Cristina Donadio) autoritaria e dolce che, sola, porta avanti “la baracca”. Tra i figli, chi ormai sposata, torna a casa per il fallimento del matrimonio, chi, quasi sull’altare decide di non sposarsi più, chi, invece, studia solo per far piacere alla madre, chi, ancora, torna dalla Francia con una valigia ed un carico di bugie. I personaggi sono reali ed irreali allo stesso tempo, e soprattutto Lapèn è una presenza carnale e non. Egli è un bambino che vive nel mondo dell’irrealtà, che parla con il suo pupazzo-uccello Dodò e presenta i fatti della sua famiglia come se fosse in un programma televisivo, la madre lo considera “il re del mare” ed egli spesso si sente tra le alghe del mare e la notte crede di affogare.
Lapèn e la valigia sono i due personaggi che fanno pensare all’illusione ed al gioco in una situazione apparentemente quotidiana, dove i problemi, le risate, l’atmosfera anni ’90 si stagliano in maniera apparentemente equilibrata. Lapèn, oltre ad essere un bambino autistico che non crescerà mai, è “portatore” di un mondo tutto suo che esula dalla realtà; la valigia è il premio di un concorso da lui inventato in famiglia ed ognuno infatti, aprendo la valigia, dialoga con i propri timori. La porta in casa uno dei fratelli di ritorno dalla Francia, perché ricercato dalla polizia, ma di fatto questa non è reale, è solo uno “specchio” che inizia ad aggirarsi per la casa e con cui Lapèn gioca.
Lo spettacolo è costruito su di un canovaccio che lascia spazio all’improvvisazione teatrale, in modo tale che gli attori vivano il momento performativo come unico e irripetibile e siano sempre vigili nel dover adattare la battuta a quella del proprio interlocutore. Gli attori, alcuni giovanissimi, come la stessa regista (anch’essa attrice) mantengono un’intesa costante tra di loro, riuscendo a variare i registri attoriali in maniera brillante: si scambiano di personaggi, si scambiano i nomi.
Credo che lo spettacolo, che ha giù debuttato al Teatro dell’Orologio a Roma, possa ancora essere pulito ed asciugato in alcuni punti e magari chiarito proprio nel personaggio di Lapèn e nell’atmosfera. Non è chiaro, infatti, a mio avviso, il piano temporale in cui vive il personaggio del bambino: è lui che tiene le fila della storia, che a questo punto è tutta un’illusione? Oppure egli, invece, vive in una situazione atemporale, irreale, quella dell’Aldilà? La sua interazione con i personaggi è molto chiara, ma nello stesso tempo, tende ad isolarlo e quello che si evince è la sua paura del buio, il suo sentirsi assalito dal mare, processi empatici che, però, non riescono troppo ad entrare in un contatto intimo con il pubblico, forse per una non definita struttura attoriale e drammaturgica del personaggio stesso.
A volte, molte idee, senza precisione e cura dei dettagli, finiscono per confondere, per presentare un piatto con varie pietanze senza che ci sia una degustazione precisa e senza che se ne goda. Certo, lo spettacolo prende ed è divertente, fa ridere, forse troppo lungo, ma fa apprezzare la bravura di giovani attori che sono sempre in grado di migliorarsi e di variare situazioni, umori, espressioni. Vedere giovani così motivati, padroni del palcoscenico e curiosi di mostrare il loro lavoro al pubblico per accoglierne anche le critiche è cosa rara oggigiorno.
L’atmosfera degli anni ’90, le scelte musicali, le coreografie, i costumi e la scenografia sono molto ben curati e questo rende lo spettacolo definito, la chiarezza delle idee, invece, devia il senso comunicativo che per il pubblico è fondamentale; il pubblico si ricorda immagini, dettagli, segnali da cui trovare il senso.

 

 

 
Lapèn Lapèn
ideazione
Elena Gigliotti, Dario Aita
regia Elena Gigliotti
con Cristina Donadio, Dario Aita, Lucio De Francesco, Antonio Gargiulo, Elena Gigliotti, Ivan Marcantoni, Luca Catello Sannino, Nella Tirante
coreografie Claudia Monti
costumi Giovanna Stinga
luci Claudio Amadei
produzione nO (Dance First. Think later), Florian Teatro Stabile d'Innovazione, Associazione Arbalete
lingua italiano
durata 2h
Napoli, Nuovo Teatro Sanità, 13 febbraio 2015
in scena dal 13 al 15 febbraio 2015

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