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Wednesday, 28 January 2015 00:00

Badù e il lungo percorso verso la libertà

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Badù Re, anzi leone è un piccolo gioiello dei Kismet OperA, una compagnia storica del teatro per ragazzi. L'alchimia di questo spettacolo risiede nella capacità di ricreare un'atmosfera visiva e musicale armonicamente calata nel ritmo e nella cultura africana.

In uno scenario dominato da una componente monocromatica − 'terra della savana' o 'manto di leonessa' − sorge nel cielo un disco di rame che, ruotando su sé stesso, emana bagliori solari che annunciano l'arrivo di un nuovo giorno. Tre figure umane fanno il loro ingresso lasciandosi irradiare dal sole come tele immacolate in attesa del gesto di un pittore; una musica profonda e primordiale guida i loro passi in una ninna nanna tribale. La savana africana annuncia il suo risveglio in tutte le lingue animali e Babatunde, il re della foresta, si appresta ad impartire lezioni di vita al suo piccolo leoncino Badù, futuro erede al trono e protagonista di questa storia. Ma ecco che i primi nemici di questa armonia irrompono con i loro fucili ferendo a morte il grande re.
Nuove danze, nuovi canti, innalzano al cielo preghiere sconosciute, e un potente stregone dispiega la sua magia intromettendosi tra il destino segnato e la vita del re leone, rimandandone l'uscita dalla scena. Purtroppo i cacciatori non sono gli unici a minare la quiete dei regnanti: altri, ben più determinati pericoli sono in attesa di veder rotolare due corone. Un fratello del re, che naturalmente ne rappresenta l'esatta nemesi − e dato che il primo è buono, l'altro non può che essere spietato e cattivissimo − trama per una sua successione al trono con ogni mezzo. Complici di Mor, questo il nome del leone nero e cattivo imparentato con il re, sono due sciacalle che se non possono essere definite "le navi più veloci di sua maestà" in fatto di intelletto, lo sono invece in fatto di 'cazzimma'.
Naturalmente i bambini, anche se non lo ammetteranno mai, vanno in estasi di fronte al fascino grottesco e vagamente miasmatico delle due signore maculate, perché si sa, dovendo scegliere tra buoni e cattivi, i bambini scelgono sempre chi li fa più ridere e pazienza se non è questo un concentrato di intelligenza e virtù.
Il piano malvagio raggiunge il suo intento e mentre la prima testa coronata lascia per sempre questo mondo, il suo piccolo successore viene catturato e portato in Occidente. Il viaggio in nave rappresenta il passaggio dalla libertà alla schiavitù e dall'infanzia all'età adulta; questo fluire dello spazio e del tempo è reso con grande poesia, una scenografia essenziale e raffinata offre immagini di giochi d'ombre e suggestioni marine che presagiscono profondi cambiamenti esteriori e interiori. Badù lascia per sempre la sua terra e la sua infanzia, perché colui che al termine di quest'avventura farà ritorno alle origini, non è più la stessa persona (leone, pardon) di prima. In Occidente lo attende il luogo innaturale "dove gli animali sono sottoposti allo stress della vita itinerante!": il circo, lo "spettacolo del dolore", che definisce sé stesso, in tipico stile occidentale, con slogan pubblicitari autoreferenziali che non temono l'autocondanna. La strada verso il lieto fine è ancora lunga da percorrere e richiederà grandi sforzi da parte dell'ormai adulto protagonista: il più grande è costituito dalla conoscenza di sé stesso e dall'assunzione delle proprie responsabilità. È la presa di coscienza, infatti, l'ostacolo più arduo da dover superare per il raggiungimento di un autentico stato di libertà.
Come avrete capito, la storia − bellissima e impegnata grazie ad una morale semplice ma profonda − è la medesima di quella dal quale è stato tratto il noto film d'animazione della Walt Disney ma vorrei rassicuravi che − in questa rappresentazione teatrale − non c'è nulla del folklore plastificato delle atmosfere disneyane; sul piano visivo, infatti, siamo molto più vicini alla delicata poetica del Kirikù di Michel Ocelot e, di conseguenza, molto più vicini all'Africa vera.

 

 

 

 

 

Badù Re, anzi leone
regia e drammaturgia Lucia Zotti
con Monica Contini, Elena Giove, Nico Masciullo
scene e costumi Lucia Zotti, Monica Contini, Nico Masciullo
maschere e oggetti di scena Lisa Serio
disegno luci Michelangelo Campanale
musiche originali Cesare Pastanella, Nico Masciullo
consulente per la simbologia testuale Francesca Lisi
assistente alla regia Deianira Dragone
assistenti alla produzione Barbara Serio, Pino Dimichele
sartoria Pretty Moda di Maria Leo
produzione Kismet OperA Bari
lingua italiano
durata 50'
Napoli, Teatro Galilei 104 – Teatro Le Nuvole, 25 gennaio 2015
in scena 25 gennaio 2015 (data unica)

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