“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 30 November 2014 00:00

Napoleon Dynamite

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Meglio cominciare col poco. Deve essersi detto questo Davide Napoleone – in arte Bogo – ventenne di Capaccio intento a fissare in una forma musicalmente compiuta i brani nati su chitarra acustica. Meglio non diluire gli sforzi e concentrarsi su pochi pezzi – cinque – insufficienti per un full-lenght, specialmente oggi che la tecnologia ha abbassato i costi di produzione delle “incisioni” alzando al contempo la quantità delle uscite “discografiche” e dei brani che ne compongono le tracklist.

Le virgolette servono a comunicare il sottile disagio nell’usare tali termini oramai anacronistici, fuori luogo, fuori tempo per un settore che ha perso le dimensioni industriali dei grandi numeri (in senso di fatturato), sempre più segmentato e a basso rendimento. Cosa si incide ancora oggigiorno? – e neanche più si “registra”, semmai si “masterizza”. E le uscite (parlo delle novità) sono men che mai “discografiche” (neanche più supportate dal tanto svalutato dischetto di plastica argentato che ha rivoluzionato l’essenza stessa della musica riprodotta, e non solo il mercato). Oggi le novità si acquistano – ma anche si sezionano, si spostano, si riassemblano – nella loro codificazione digitale.
Ma c’è ancora chi crede nell’artigianato e nella cura certosina del prodotto, chi – per la natura stessa della musica che propone: il pop (cantautorale) – non può fare a meno dell’ausilio di validi collaboratori e di un discreto studio di registrazione. Questione di abitudini, o di rispetto per l’ascoltatore. Una delle qualità di Animali stanchi (etichetta Tippin’ the velvet, 2014) sono proprio gli arrangiamenti che valorizzano le composizioni di Bogo, arricchendo le trame nate a corredo delle liriche in rima. Un’altra è l’essenzialità, la mancanza di cadute di tono che tengono sufficientemente in alto l’asticella della qualità compositiva. Anche perché a maneggiare il pop (cantautorale) si rischia facilmente di imbattersi in rassicuranti soluzioni banali. E Bogo riesce a schivare – seppur di poco, data la giovane età – questo pericolo.
Parole in scatola parte con l’arpeggio giusto e rinnova agli anni Dieci l’indolenza e il dubbio di un Grignani meno enfatico del solito. Il pianoforte in contrappunto ne è il valore in più. Una scrittura testuale più tipicamente da cantautore dal sapore letterario, con un tema non didascalicamente trattato ed enigmatico quanto basta per attrarre l’attenzione, caratterizza Circolo Ubré, declinata su canoni più tradizionali. L’elettrica introduce Il mondo sta male che denuncia la falsa sicurezza di un privato in cui ci rintaniamo a fronte di un pubblico votato al fallimento (“Mi hanno già diagnosticato la felicità / e ora non so più che cosa farmene di te” e ancora “il mondo sta male / aiutalo a guarire con le parole / se lo vuole”), mentre la voce s’intona al mood di un sottilissimo dub in sottofondo. Un organo colora di gioia il brano più immediato e felice del mini, Frizzante domenica di dicembre (“Resto in mutande / in questa stupida mattina di dicembre / non c’è neve, non c’è niente, non c’è pioggia / c’è soltanto tanta angoscia… e le tue calzette rosse”) e non riesce a vincere l’accidia che impedisce di alzarsi neanche la vivace chitarra di stampo brit-pop che ne scandisce l’andamento. Chiude il lavoro Uscirne ancora, dalle strofe ritmicamente degne del Tiziano nazionale, ma dal ritornello melodicamente più modesto. Animali stanchi è un buon biglietto da visita, curato il giusto per ritagliarsi una meritata menzione nel cuore (e nelle orecchie) del pubblico giovane, cantato con personalità e distante dai tentativi di adultizzazione che alcuni beniamini dei talent hanno intrapreso per smarcarsi da una provenienza televisiva ingombrante. Ma per raggiungere una cifra distintiva Bogo deve ancora emanciparsi da alcuni cliché, inevitabili in un lavoro d’esordio, e continuare ad arricchire il proprio suono. Per continuare nel bello.

 

 

 

 

Animali stanchi
Bogo
testi e voci Davide Napoleone
batteria Gianvito D’orio
chitarre Giovanni Nolfo, Giovanni Aquino
basso Mario Campajola
tastiere e sintetizzatori Luigi Nobile
produzione Gianluigi Manzo, Luigi Nobile
etichetta Tippin' the Velvet
anno 2014
tracklist: 1. Parole in scatola; 2. Circolo Ubré; 3. Il mondo sta male; 4. Frizzante domenica di dicembre; 5. Uscire ancora

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