“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 18 November 2014 00:00

Baricco: sugli squarci del tempo e gli incantesimi degli amanti

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Il primo gesto che compie Alessandro Baricco, accomodandosi alla scrivania al centro dell'assito, è un gesto accademico frequente e tipico dei 'professori' più carismatici, quelli le cui lezioni registrano sempre il tutto esaurito e gli studenti si presentano con ampio anticipo per accaparrarsi i posti migliori; quelli che alla fine della lezione vengono accerchiati e presi in ostaggio per un'ultima domanda, un ultimo scambio di battute, al quale non si sottraggono mai, e che per questo saranno sempre in ritardo su tutto perché la gente vuole unire il proprio tempo al loro in un attimo che si spera non finisca mai.

Il gesto è quello di slacciarsi il cinturino dell'orologio e allontanarlo da sé poggiandolo bene in vista sulla scrivania. È un atto simbolico e vagamente sensuale che non ha nulla a che vedere col cronometrare e tener sotto controllo il tempo, ma al contrario vuole suggellare un atto di donazione: eccomi, sono qui per voi, mi tolgo da dosso il mio tempo e lo condivido con voi, perché queste ore possano essere nostre, e questo tempo possa essere vissuto assieme. E con questo spettacolo sul 'tempo', fatto di parola, racconto e narrazione, questa sensazione viene incasellata e acquista chiarezza.
Si parte dall'ossessione per una mappa e si procede lungo una catena che ad ogni anello porta la risposta alla domanda precedente e nuova domanda. La mappa è quella della Francia della seconda metà del 1700 e le molte linee rosse da cui è vistosamente segnata rappresentano il percorso che la notizia della fuga del re Luigi XVI ha fatto in quegli anni. Quella cartina fredda e anonima, proiettata sullo schermo, comincia a prendere vita e a parlare. Siamo nel 1789 e assistiamo alla reazione del re alla notizia della presa della Bastiglia. Sul suo diario quel giorno scrisse solo una parola 'RIEN' (niente) e non c'è nulla di filosofico in questo messaggio, è molto probabile che il regnante volesse dire che quel giorno la battuta di caccia non era stata delle migliori. Poi vengono i giorni della semiprigionia al palazzo delle Tuileries e il germe dell'idea di una fuga. Il 20 giugno del 1791 ha inizio la fuga e il racconto che Baricco ne fa è un qualcosa che alterna fiato sospeso e risate adolescenziali. In pratica quel gran casino di piano di fuga rappresenta l'equivalente contemporaneo di un capo di stato che se la vuole svignare in sordina attraversando il Paese in auto presidenziale addobbata di bandierine e venti auto blu di scorta a sirene spiegate. Naturalmente è stato acciuffato e riportato a Parigi. Ma in quella cartina si vedono tutti gli scarti e i paradossi di una notizia di portata colossale che è sempre in ritardo sui fatti e per quanto si affanni non riesce mai a rimarginare questa frattura, la notizia galoppa dietro al re cercando di stargli dietro, e la mappa segna il confine tra chi sa ed ha visto il proprio mondo sgretolarsi come un castello di sabbia, e chi non sa ancora che il centro del sistema è crollato.
Questa storia si sovrappone ad un'altra, del tutto simile negli effetti, si tratta della notizia della fuga di sei giorni di Tolstoj e del suo successivo decesso, e la similitudine deriva dal fatto che per il popolo russo il grande scrittore era prima di tutto un padre della patria. Anche in questo caso il racconto della fuga sortisce sugli spettatori i medesimi effetti: si incantano, ridono e si commuovono. E l'aspetto struggente sta nel fatto che il tempo non è mai 'allineato con giustezza rispetto a noi', che poi è l'essenza del nostro stare al mondo.
Si torna, quindi, al tema dello scarto tra tempo reale e tempo vissuto. Che a questo punto è diventato un tarlo bello grosso anche per tutti noi tanto che se ne può udire il rumore. La domanda è: ma c'è almeno un momento della nostra vita in cui tempo vissuto e tempo reale coincidono?
La risposta viene dalla letteratura, ed è sì. Ma per arrivarci si devono attraversare altre storie, e questa volta si tratta di storie d'amore. Che c'entra l'amore? E c'entra, vedrete che c'entra.
N. 1) L'amore ai tempi del colera, un magnifico romanzo latinoamericano caldo e a tinte forti, in cui il protagonista insegue per una vita intera la donna amata alla ricerca dell'attimo, che potrebbe anche durare per sempre, in cui entrambi si trovano a vivere nello stesso tempo annullando anticipi o ritardi.
N. 2) Romeo e Giulietta. Finalmente viene svelato che il loro vero unico ostacolo è stato il tempo, non i Montecchi e i Capuleti. Senza l'ostilità del tempo, che li ha perseguitati a partire dalla scena del balcone – chi di noi in quel momento non avrebbe voluto posare le mani sul collo della tata ossessiva per dagli una bella strizzatina? – avrebbero potuto raggiungere quel Click (indice della mano destra che scatta sul pollice).
N. 3) Odissea. Perché non c'è niente da fare, tutto quello che è stato detto dopo, può aver trovato nuove forme, nuovi stili, e può così aver assunto l'avvolgente gergalità di Marquez, o l'eufuismo shakespeariano che colpisce al cuore, ma sempre da lì tutto ha avuto inizio, dai Greci. Ulisse è tornato a casa, e dopo aver fatto fuori i Proci c'è la scena finale in cui vince la 'partita a scacchi' giocata nella casa dell'astuzia con una dubbiosa Penelope, incerta se l'uomo che ha di fronte sia davvero il marito partito molti anni prima o l'ennesimo impostore. Ecco, quella è stata la prima volta in cui qualcuno ha scolpito quel 'Click' sulla pietra. Dopo quel momento è stata solo una questione di stili.
Dai lontani tempi di Totem, Baricco non ha perso un briciolo del suo fascino da incantatore di serpenti, non importa di che cosa parli e se perdendosi nella narrazione faccia fare a Romeo la fine destinata a Giulietta, lui riesce comunque ad incantare. Pertanto, non lasciatevi fiaccare l'entusiasmo dai titoli di queste Palladium Lectures che, fatta eccezione per Kate Moss – Sul gusto, possono far tentennare anche i più stoici e indefessi tra i frequentatori di teatri: Tucidide – Sulla giustizia, Marcel Proust – Sulla scrittura, e Luigi XVI sul tempo. Come già detto, tutto parte sempre da un'ossessione, e in quanto scrittore ne ha parecchie, intorno a questa è capace di girarci per anni segnando per terra solchi sempre più profondi, la lascia decantare cercandone intanto il significato rovistando nel suo habitat, i libri, poi un qualcosa scatta, una scintilla si accende e tutto si fa chiaro, come nel bosco di betulle di Tolstoj, dove solo è possibile comprendere il senso di una frase molto cara ai Russi: 'nella luce del bosco'. Ed è a quel punto che il professor Baricco è pronto a trasferirci la sua ossessione suscitando domande del tipo: come ho fatto a vivere fino ad oggi senza aver mai fatto chiarezza sulle dinamiche della fuga di Luigi XVI, o sui sei giorni di fuga di Tolstoj, o sulla vera causa della morte di Romeo e Giulietta? Ma non temete, lui ha già le risposte, ed è pronto a mostrare come nei boschi di betulla, in effetti, ci sia luce.

 

 

 

Palladium Lectures
Luigi XVI Re di Francia – sul Tempo
regia Alessandro Baricco
di e con Alessandro Baricco
lingua italiano
durata 1h 20’
Napoli, Teatro Nuovo, 16 novembre 2014
in scena 16 novembre 2014 (data unica)

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