“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 27 October 2014 00:00

Una lunga ninna nanna

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Tà-Kài-Tà, in greco questo e quello. È ciò che farò: dirò questo e quello. Da un lato le grandi aspettative, perché si tratta di uno spettacolo di Enzo Moscato con Isa Danieli sulla vita di Eduardo De Filippo e perché tutti i giornali l’hanno presentato bene, sia in occasione del Napoli Teatro Festival di qualche anno fa, sia adesso che introduce la stagione teatrale del Teatro Nuovo. Dall’altro lato la stanchezza e la delusione che fanno ciondolare la testa un paio di volte a chi è seduto in platea.

Il palco è diviso in due parti da quello che sembra un grosso tavolo coperto di stoffe. Ai lati due sedie e più in là due leggii. Tà-Kài-Tà. Il fondo è bianco e nero. La facciata bianca di una chiesetta in stile greco, con una nera madonna con bambino in alto. Tà-Kài-Tà.
Si comincia con una ninna nanna. I due attori sono nascosti dietro alle sedie. Le parole che pronunciano sono belle. Una ninna nanna al contrario che invita a svegliarsi ma “se devi essere come gli altri non ti svegliare”.  La nenia è parte di un rito, una stregoneria che sveglia l’anima di Eduardo. Nessuno lo interpreta, gli attori sono i medium attraverso il quale ci parla. Ogni medium legge quella che appare come un’autobiografia da morto, uno a destra l’altra a sinistra. Tà-Kài-Tà.
La prima immagine di Eduardo che viene proposta è quella del bambino che vive il teatro osservando in un angolo il lavoro del padre e dei suoi attori. Nel ripetersi delle prove e degli spettacoli, diventa presto critico: avrebbe preferito un gesto diverso rispetto a quello fatto dall’attore, avrebbe inserito una pausa, avrebbe preteso un tono diverso per quell’altra battuta. Chissà quel bambino cosa avrebbe pensato di Tà-Kài-Tà. “La signora Isa Danieli ha sbagliato più di una volta durante la lettura dei brani a lei assegnati. La sua voce è molto intensa, più di quella dal timbro piuttosto femmineo del Signor Enzo Moscato che legge la sua prosa come un dilettante che recita 'a livella a memoria”. Forse un tipo di interpretazione voluta, visto che il tema predominante dello spettacolo è la morte ed esso è segnato dal ricorrere di una data molto vicina al giorno dei morti. È la data della morte del bambino, il primo novembre, ma anche la data della morte di un altro uomo, un uomo buono, Pier Paolo Pasolini. Tà-Kài-Tà è il titolo del film mai girato di Pasolini con Eduardo De filippo. È successo così, che due uomini che volevano collaborare nella vita, si siano trovati uniti nella morte, almeno nella stessa medesima data: 1-11-1975 e 1-11-1984. La somma di entrambe dà il numero 7, il numero più misterioso e magico. Su questo riflette Moscato e su altre circostanze che hanno portato la vita di De Filippo a non essere pienamente felice: la rottura del rapporto con i fratelli, il dolore alle mani col quale era costretto a dividere la scena, l’opinione pubblica e le polemiche. L’accento posto su questi lati negativi della storia rende lo spettacolo molto cupo e in molti casi l’interpretazione è quasi patetica e dà enfasi ad episodi che potrebbero sembrare di poco conto. Se la citazione di una battuta tratta da una delle commedie di De Filippo fa nascere un sorriso perché si riconosce da dove è estrapolata, esso poi si spegne nella drammaticità del resto del racconto. I riferimenti sono tanti, da Uomo e galantuomo a Filumena Marturano, a Napoli milionaria, a Natale in casa Cupiello.
Il finale è dedicato allo svelamento. È il momento in cui si fa finalmente il nome del protagonista ed è il momento in cui viene tolta la stoffa che ricopre il grande ripiano. Si tratta di una grossa teca trasparente, una bara di cristallo che contiene Luisella, la figlia di Eduardo morta molto giovane durante una gita in montagna. Ritorna la ninna nanna. È a lei che si canta di svegliarsi ma che se deve essere come gli altri allora è meglio che dorma per sempre. Mentre cantano mi auguro che la bambola si animi e si alzi nella teca. Voglio un colpo di scena, qualcosa che svegli la rappresentazione, che svegli noi spettatori. Ma sia noi che lo spettacolo dobbiamo essere molto comuni, niente di diverso dal resto, perché restiamo abbastanza spenti. Dall’inizio alla fine, Tà-Kài-Tà è una lunga ninna nanna. Non basta al regista citare, tra gli altri, “il pazzo” Artaud per rendere la sua opera capace di incidere la nostra carne e toccare le corde del nostro spirito. 

 

 

 

 

 

 

 

 


Ritmos Vocales
Tà-Kài-Tà (Eduardo per Eduardo)
scritto e diretto da Enzo Moscato
con Isa Danieli, Enzo Moscato
scena Tata Barbalato
costumi Giuliana Colzi
luci Donamos
foto di scena Francesco Squeglia, Fiorenzo de Marinis
durata 1h 30'
Napoli, Teatro Nuovo, 23 ottobre 2014
in scena dal 23 al 26 ottobre 2014

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