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Friday, 10 October 2014 00:00

Pinocchio ha un cuore che batte a ritmo di jazz

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L'appuntamento è all'ingesso dell'Orto Botanico, il cuore verde della città partenopea. Per le dieci è in programma lo spettacolo teatro/musicale Pinocchio Jazz realizzato da I Teatrini in collaborazione con la Fondazione Pomigliano Jazz. Arrivata con un certo anticipo comincio a vagare tra i viali odorosi dell'Orto alla ricerca del teatro, ma a parte le serre e la flora proveniente da tutte le parti del mondo, di un teatro non c'è nemmeno l'ombra. Mi decido a chiedere informazioni e mi dicono di recarmi all'uscita perché lo spettacolo avrà inizio 'da lì'.

L'informazione mi lasca parecchio perplessa e nel recarmi verso l'uscita rimugino sul significato di quel 'da lì', insomma, uno spettacolo deve pure avere un luogo preciso o 'è lì' oppure è altrove, 'da lì' non significa nulla, sarà stato un errore, penso. In realtà l'errore è stato di chi scrive, dato che lo spettacolo in questione, in effetti, partiva veramente 'da lì' per poi proseguire lungo tutti i viali dell'Orto Botanico, trattandosi di uno spettacolo itinerante. 'Da lì' parte, quindi, un'allegra processione di bambini e adulti in stile scampagnata domenicale, una musica lontana comincia guidare i nostri passi conducendoci fino ad un'aiuola fiorita con al centro un grande tronco reciso e quattro musicisti intenti a produrre del gran buon jazz.
È tutto talmente bello e carico di alchimia che dimentico completamente lo spettacolo, essendo già quello di un gran bello spettacolo. Ma il tronco comincia a dimenarsi al ritmo di quel jazz e poco dopo ne fuoriesce il mitico burattino. È così che ha inizio la favola di Pinocchio, il pezzo di legno così supremamente umano da essere probabilmente il personaggio della letteratura per bambini più amato da loro. Ci racconta di sé e del suo babbo, mostrandoci con orgoglio il suo abbecedario nuovo, vuole che lo si accompagni a scuola ma non vuole prendere la via più breve e decide di fare il giro largo. Come un pifferaio magico si mette alla testa di quello strano corteo diretto verso la scuola. Ma la strada di Pinocchio, si sa, è lastricata dagli ostacoli delle tentazioni. Lui è un bravo burattino, buono e virtuoso, ma come tutti i bambini non sa resistere al fascino di una bella tentazione soprattutto quando ha l’aspetto di un teatro di marionette. L’incontro con Mangiafuoco e le sue marionette animate ha un effetto esilarante sui bambini che cominciano a scaldarsi e a partecipare attivamente per cercare di dirottare le sorti della storia verso uno sperato lieto fine.
Il grillo parlante fa il suo ingresso suonando il clarinetto, non dice una parola  ma la sua musica ha l’eloquenza cristallina dei buoni consigli. È una musica che a Pinocchio non piace, e senza volerlo lo uccide. La musica cambia e diventa triste accompagnando sempre il corteo che, però, ha già dimenticato la sorte del grillo ed esulta per le cinque monete d’oro. Il gatto e la volpe sono irresistibili, entrano ed escono da diversi tipi di linguaggio dialettale, ammiccano, arruffianano, conquistano al punto di aggiudicarsi la complicità e l’omertà di tutti i bambini. Solo un bambino, che ad occhio e croce avrà avuto sette anni, dopo essersi reso conto degli effetti funesti di quella sciagurata complicità, con un tono greve e ferale mi sussurra a bassa voce: "Ci siamo resi tutti colpevoli della morte di Pinocchio", e al termine di quelle parole una marcia funebre in chiave jazz ci dice che è l'ora di ripartire e di accodarci alla processione funebre condotta dai due conigli neri.
I bambini sembrano aver compreso, ma la seconda lezione di vita potrà tutt’al più servire a loro, non più a Pinocchio, che steso in una carriola sembra non essere più tra noi. Ma ecco la Fata, la speranza, l’ennesima opportunità, il perdono e la promessa. Di nuovo si riparte alla volta della scuola, determinati più che mai a non cedere ad altre tentazioni. E così sarebbe stato in effetti, se un giovanotto un po’ irruento ma simpatico di nome Lucignolo non avesse mandato a monte tutti i buoni propositi con quella storia del Paese dei balocchi. Anche i bambini avrebbero voluto trattenere Pinocchio, ma qualcuno si è messo a distribuire a tutti loro girandole colorate e la musica si era fatta così divertente che non c’era ragione per rovinare tutto con sciocchi timori. Per la seconda volta, dopo la trasformazione di Pinocchio in ciuchino, il bambino di poco prima mi si avvicina rivolgendomi lo sguardo da ‘visto-cosa-abbiamo-causato-di-nuovo?’, è il segno che la favola procede a meraviglia e gli attori hanno abbattuto le frontiere tra finzione e realtà. La Fata turchina interviene nuovamente per chiudere la storia con il lieto fine tanto atteso, e i bambini sono tutti visibilmente sollevati – soprattutto il mio piccolo e sensibile nuovo amico – sia per Pinocchio che per loro stessi; già, perché è questa la ragione della grande popolarità del burattino: in ogni bambino, anche nel più buono, c'è un lato oscuro, non esistono i bambini totalmente buoni perché anche quando lo sono esternamente ci sono volte in cui preferirebbero non esserlo. Questa favola non solo non nega l'esistenza di questa dualità, ma le conferisce addirittura la dignità di 'normalità', tuttavia, dalla sorte del suo protagonista i bambini possono trarre da soli salvifici 'buoni consigli' che in futuro potranno aiutarli a tenersi lontani dalle trappole delle tentazioni.
A chiudere lo spettacolo sono stati i musicisti che con la loro musica straordinaria hanno trascinato il pubblico in un catartico ballo jazz.

 

 

 

Fiabe d'Autunno
Gli alberi di Pinocchio Jazz
tratto da Le avventure di Pinocchio
di Carlo Collodi
regia Giovanna Facciolo
con Monica Costigliola, Valentina Carbonara, Alessandro Esposito, Adele Amato de Serpis, Antonella Migliore
musiche Gianfranco Campagnoli, Gaetano Diodato, Annibale Guarino, Gianluca Mirra
costumi e scene Arianna Pioppi
produzione I Teatrini
in collaborazione con Università degli Studi di Napoli "Federico II"
Napoli, Real Orto Botanico, 4 ottobre 2014
in scena 4 ottobre 2014 (data unica)

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