“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 05 October 2014 00:00

Dis-Onora il padre

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"Gli individui sono legati gli uni agli altri da fili invisibili. Nelle zone più profonde si agita il pensiero che in qualche luogo oggi si delinei un evento che avrà le sue conseguenze nell'avvenire. Il problema è come trovare il filo".
(Krzyszof Kieślowski)

 

Un uomo e una giovane donna seduti ad un tavolo consumano silenziosamente quella che, dall'abito di lei, si capisce essere una cena romantica. Lui la guarda rapita mentre lei sbuccia, con grazia d'altri tempi, una mela con coltello e forchetta. La luce del lampadario rimbalza contro una porta/specchio che restituisce per intero la schiena di lei denudata da un vestito con ampie e generose finestre.

L'uomo l'accarezza con gli occhi e sembra avere fame di qualcosa che non si trova esattamente nel suo piatto, potrebbero essere una coppia, ma l'atteggiamento di lei imbarazzato e nervoso tradisce una mancanza di intimità. I loro discorsi confermano quello che il loro atteggiamento aveva già reso evidente. Per lui la serata deve ancora cominciare, mentre per lei è già alla frutta. Ma quella sera la determinazione di lui prende il sopravvento e dalla tavola passano alla camera da letto. Il pubblico si accorge che sono molti gli specchi che circondano la scena per lasciare intravedere da diverse prospettive ciò che accadrà su quel letto. L'amplesso si interrompe bruscamente, lei piange, chiede scusa e se ne va mentre la bellissima voce di Fabiana Martone occupa la scena con l'aria di Almirena Lascia ch'io pianga.
Dalla parte opposta del palco una triste scena familiare che sembra lontana mille miglia da quella coppia farà emergere le ragioni del pianto iniziale della ragazza, svelando la rete di vischiosi legami e lugubri accordi che intrappola, a loro insaputa, gli aspiranti amanti, allontanandoli da ogni opportunità di 'felicità perfetta'. La 'relazione sentimentale' che potrebbe essere per entrambi la via d'uscita da un solipsismo anaffettivo si rivela, invece, un biglietto di ritorno alle infernali acque amniotiche delle origini di Viola (un'intensa Lorenza Sorino).
La ricerca della verità è un percorso lento e doloroso che per riportare in superficie, da un inconscio profondo, i detriti putrescenti dei quali si era persa memoria deve passare per un crescendo di violenze disumane, incesti, ricatti e sfruttamenti economici di certe tendenze pedofile che gravitano intorno al clero. Al termine di questo cammino non ci sono redenzioni o assoluzioni per nessuno ma, come in una chiusura da parabola pessimista, il sopravvivere equivarrà a perpetrare altra violenza.
Lo spettacolo affronta il tema del 'Dio Padre' e 'Padrone', demolendone l'aspetto religioso, addentrandosi nella sfera morale/immorale come un qualcosa che si fa strada nell'intimo riflettendosi sul livello emotivo ed esistenziale. Il monito della quarta legge divina diventa nel suo transito laico il bersaglio pacificatore e buonista da rimettere in discussione dopo aver dragato in tutti gli anfratti dell'inconscio.
Persiste tuttavia un'alea di religiosità perimetrale della quale si assiste al declino, il declino del senso religioso della vita, di cui nel momento stesso in cui lo si rinnega si avverte il richiamo. Il rapporto col padre è un qualcosa col quale fare i conti per cercare di spiegare il presente, è necessario far riemergere il suo lato oscuro per capire il rapporto della protagonista non solo con l'altro sesso, ma con la vita. Nel momento in cui il Padre viene ridotto ad una dimensione umana può capitare, come è accaduto in questo caso, che la sua figura si insudici fino all'inverosimile, macchiandosi di atti schifosi, e la sua primogenita per riuscire a demolire l'uomo è costretta ad attivare la sua bussola interiore verso un precetto divino che si manifesta inadeguato fino all'eresia. 'Onora il padre' e onora colui che nell'incapacità di realizzare una 'felicità perfetta' ha preferito costruire intorno a sé una 'perfetta infelicità'.
Il ritmo dello spettacolo è serrato e non si lascia andare a momenti di fiacchezza, merito sia della trama da thriller e di un certo realismo impietoso che dei perfetti interventi musicali e canori. Tuttavia, con un tema del genere, il rischio di fermarsi all'ovvietà, restando in superficie senza riuscire ad approfondire i tanti enigmi del vivere che sono stati chiamati in causa, è molto elevato. La costruzione narrativa è, infatti, gravata da uno sguardo morale che affronta interrogativi antichi e grevi come macigni, anticipati già nella dichiarazione di intenti racchiusa nel titolo, e ai quali vengono fornite risposte non altrettanto forti. Le prospettive originali offerte da questo spettacolo purtroppo sono limitate all'uso degli specchi, e lo stesso finale, nella sua presunta imprevedibilità, riesce ad essere prevedibile.

 

 

 

Onora il Padre
ideazione e regia
Giuseppe Miale di Mauro
con Nicola Di Pinto, Tina Femiano, Gennaro Maresca, Fabiana Martone, Peppe Miale, Lorenza Sorino
scene Luigi Ferrigno
costumi Giovanna Napolitano
luci Giuseppe Di Lorenzo
assistente alla regia Agostino Pannone
produzione Le Pecore Nere, Vesuvioteatro
in collaborazione con Benevento Città Spettacolo
lingua italiano
durata 1h 50'
Napoli, Galleria Toledo, 3 ottobre 2014
in scena dal 2 al 5 ottobre 2014

 

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