“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 02 September 2014 00:00

Thriller, ma non troppo

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La verità talvolta è una questione di sfumature e angolazioni: a seconda della prospettiva da cui si guarda ad un oggetto, ad una situazione, ad una persona, gli si possono attribuire valori e significati cangianti e variabili; questione di creatività, di fantasia, ma anche di cosciente capacità di dissimulazione. Homicide House prende una realtà verosimile e plausibile e la mostra in scena, nuda (la scena, la realtà) nel variabile mutamento prospettico dei personaggi che la vivono.

Verità/menzogna, fiducia/scelta, questi i binari lungo i quali si muove lo sviluppo drammaturgico, in una vicenda in cui ciascun personaggio è alla mercé di un altro, muovendosi – più o meno consapevolmente – come una cavia in un labirinto.
Homicide House racconta una storia di usura, su cui s’innerva un gioco perverso, in cui ciascuno dispone – come in una sorta di ecosistema crudele in cui l’animale più grosso prevarica e fagocita quello più piccolo e inerme – della vita di qualcun altro, giocandoci in una paradossale roulette russa che mette in moto i meccanismi della suspense in maniera montante.
La partitura drammaturgica è comunque molto lineare: su una scena minimale (un tavolo ed una sedia, giostrati da cavi di metallo che ne mutano posizione e, con essa, la scena medesima) agiscono quattro personaggi: un uomo indebitato, sua moglie ignara, un usuraio, una donna sadica che riscatta l’”usurato” dal cravattaro per un proprio perverso diletto.
L’impianto dialogico è asciutto, ficcante, non concede adito a verbosità soverchie, ma procede spedito nel delineare sottigliezze psicologiche di un gioco al massacro; un gioco al massacro che si fonda su un abile dosaggio della tensione, declinando gli stilemi del thriller psicologico e gestendo con studiato crescendo il pathos della vicenda, luci e rumori cupi e profondi a scandire le cesure narrative, i cambi di scena e il mutar delle prospettive, con lo sfondo bianco a tingersi di giallo. Ed è proprio l’alternarsi ed il capovolgersi delle prospettive, dei risvolti psicologici, a costituire l’aspetto più interessante di questo thriller giocato sulle molteplici sfumature del reale, che sembra voler dimostrare proprio la malleabilità equivoca della realtà.  
Ma quella linearità che rende agile e spigliata la piéce, per contro ne costituisce anche il limite, per cui, al di là di qualche sparuto spunto e qualche interessante passaggio tra il grottesco e il surreale, la confezione drammaturgica offerta in ribalta sembra non elevarsi al di sopra della soglia di una certa qual medietà, ben condotta dagli attori in scena, diretta senza fronzoli né sbavature, non suffragata però da uno spessore drammaturgico tale da scollinare il limite della convenzionalità.
In definitiva, Homicide House funziona come può funzionare un prodotto ordinario; in un ‘convivio’ festivaliero è vivanda non destinata ad essere piatto forte, ma pietanza di contorno, perché più che titillare le papille gustative con sapori in grado di stupire il palato, si limita ad offrire il gusto ordinario del già saggiato; che può essere anche gradevole, beninteso, ma che non necessariamente troverebbe posto in menù da gourmet.
Digeribile ma non indimenticabile.

 

 

 

Festival Internazionale Castel dei Mondi
Homicide House
di Emanuele Aldrovandi
regia Marco Maccieri
con l’amichevole collaborazione di Gabriele Vacis
con Deniz Özdogan, Marco Maccieri, Luca Cattani, Cecilia di Donato
produzione BAM Teatro – MaMiMò
con il contributo di Premio Riccione per il Teatro
in collaborazione con Comune di Correggio – Centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli / Giornate Tondelliane 2014
scene Antonio Panzuto
costumi Francesca Dell’Orto
disegno luci Fabio Bozzetta
assistente alla regia Pablo Solari
foto di scena Angela Scamarcio
paese Italia
lingua italiano
durata 1h 20’
Andria (BAT), Seminario vescovile, 26 agosto 2014
in scena 26 agosto 2014 (data unica)

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