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Friday, 01 August 2014 00:00

I Verbavolant e la potenza dell'improvvisazione

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Verba volant, e questo si sa, ma quello che forse non tutti sanno è che, a volte, le parole prendono a fare giri talmente strani e vorticosi che con i loro spostamenti d’aria sono in grado di scatenare veri e propri uragani di buonumore e ilarità, in grado di coinvolgere anche le persone più mal disposte.

È da precisarsi, infatti, che chi scrive è un po’ più che prevenuta riguardo ad un certo tipo di intrattenimento, del tipo diciamo ‘cabarettistico’, che di questi tempi spopola in TV, considerandolo roba dal denominatore davvero molto basso. Nessuno snobismo, per carità, è solo che quando gli altri cominciano a dimenarsi dandosi forti pacche sulle ginocchia causate da irrefrenabili scoppi di risa, ecco che a quel punto, chi scrive, incapace di partecipare a tanto sincero buonumore, lentamente ma inesorabilmente si immerge in uno stato di passività letargica per sprofondare, infine, in un malinconico solipsismo.  
Pertanto, quando ho appreso che lo spettacolo che avrei dovuto recensire è stato inquadrato sotto la voce “cabaret”, un terrore aborigeno mi ha resa la persona meno idonea al compito. Povera me e poveri loro, ho pensato. Se a questo si aggiunge la generosa mezz’ora di ritardo prima dell’inizio dello spettacolo, chiaro che le possibilità di venire folgorata e convertita da questi ragazzi ‘cabarettisti’ si siano assottigliate non poco.
Quando lo spettacolo ha inizio la sala è al completo, da subito si comprendono le ragioni del ritardo: problemi con i microfoni. I due ragazzi non si scoraggiano e prendono tempo mettendosi a fare quello che sanno fare meglio: improvvisare. La loro prima ‘improvvisazione’ fuori programma (e cominciano così da subito a mettere a dura prova la mia insistita intenzione di sdegnosa serietà) è una scenetta così ben fatta da far sorgere il sospetto che non sia realmente ‘improvvisata’, ma arriva subito smentita dato che, i ragazzi, buttano via i microfoni per davvero e vanno avanti senza per tutto lo spettacolo.
Sette ‘improvvisazioni’ si susseguono una dietro l’altra in un crescendo di bravura e di autentico talento. Giochi di prestigio fatti della materia più leggera dell’aria: la parola. Al pubblico, coinvolto sin dall’inizio, il compito di scegliere parole chiave, luoghi, temi e dinamiche. Insomma, parole lanciate al volo sull’assito che loro raccolgono per transustanziarle in rime baciate e vignette umoristiche, sicché già a metà spettacolo i Verbavolant hanno convinto tutti sul punto nevralgico della questione: il cabaret, quando lo si sa fare, riesce a far dondolare avanti e indietro il pubblico con una sincronia che nemmeno in una sinagoga si è mai vista.
Lo spettacolo dei Verbavolant, un micidiale duo di improvvisatori professionisti, è stato un concentrato di ironia intelligente e mai volgare. Mai una volta che abbiano ceduto alla tentazione di ricorrere a facili trucchetti scatologici per vincere facile, cosa sorprendente se rapportata a quanto la televisione ci ha abituati a subire. Il livello si è mantenuto alto tutta la serata e risate ed applausi sono stati la diretta conseguenza della loro munificente bravura nel maneggiare le parole, entrando/uscendo da diversi tipi di linguaggio con la velocità dei migliori trasformisti.
Una scelta vincente e inimitabile quella dello spettacolo totalmente improvvisato dato che nessuno, allo spettacolo successivo, potrà dire di averlo già visto e il medesimo pubblico potrà, e vorrà, assistere allo stesso spettacolo due, tre, quattro volte, certo di non vedere mai la stessa cosa. Ma tutto questo non basta ad ottenere un tutto esaurito ogni serata, bisogna anche saperlo fare. E questi ragazzi rischiano davvero di rientrare tra ‘le navi più veloci di sua maestà’ in fatto di ironia dato che hanno dimostrato di saperci davvero fare con le parole.

 

 

 

Parole al volo – Verbavolant
di e con Massimo Ceccovecchi, Tiziano Storti
lingua italiano
durata 1h
Napoli, Mostra d'Oltremare, 27 luglio 2014
in scena 27 luglio 2014 (data unica)

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