“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 28 June 2014 00:00

Le donne fanno i bambini

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Lo spettacolo Making Babies è tratto dal diario che la scrittrice Anne Enright ha scritto per raccontare la propria gravidanza. Il passaggio dalla scrittura orizzontale del libro a quella verticale dello spettacolo è stato svolto con un lavoro così attento e profondo che alla fine il personaggio più interessante è risultato essere quello dell’uomo, Martino, il cui punto di vista è assente nel libro ed è stato costruito sulla base di interviste e sondaggi sulla paternità.

Martino è divertente, un po’ imbranato. Si ritrova in casa con una donna che, dopo diciotto anni di relazione e il matrimonio, pretende di avere un bambino. Lo pretende proprio, un vero capriccio, non si rende conto che in fondo hanno già un gatto, che il mondo è iperpopolato di bambini, che un figlio è un intoppo, un ostacolo alla realizzazione dei desideri del genitore.
Martino ha un modo molto simpatico di raccontare le storie e di rispondere alle richieste di Alice, quella nevrotica di sua moglie che parla sempre in modo agitato e a voce alta. Che vuoi che gli interessi dell’utero e del perineo? Lui lì sotto c’è sempre stato solo per divertirsi! Poi l’idea di lei di scrivere un diario sulla gravidanza! Ma sì, può essere una buona idea, almeno sta tranquilla per un po’.
La commedia, portata in scena al Napoli Teatro Festival in prima nazionale da Fortunato Cerlino, è giocata tutta sulla contrapposizione tra uomo e donna. Entrambi i personaggi sono estremi: troppo antipatica, ansiosa, prepotente lei e troppo debole, insicuro, accondiscendente lui. Nella situazione che si trovano a vivere è per forza lui ad attirare le simpatie e la comprensione del pubblico. Lei ha la possibilità di recuperare nelle scene in cui si ritrova da sola, nei momenti di riflessione intorno a quello che sta capitando al proprio corpo. Molto bella la considerazione di Anne Enright che, se Kafka fosse stato donna, Gregor Samsa sarebbe stata Gretel e non si sarebbe svegliata insetto ma incinta. Avrebbe scoperto il suo corpo mutato e capace di fare cose mai fatte prima. Nemmeno Fortunato Cerlino però è una donna e certe riflessioni si perdono nel testo, sotto la catasta di battute divertenti che mettono in ridicolo la donna troppo concentrata sulla propria gravidanza da pretendere che il marito ricordi a memoria le cinque cose che deve fare l’utero.
Lo spettacolo fa ridere. Organizzato come una sit-com, le luci che si abbassano creano le dissolvenze per passare da una scena all’altra, per scandire il passaggio del tempo. La storia, infatti, segue gli avvenimenti dalla decisione di Alice di avere un bambino fino ad un giorno al parco, in cui il bambino ha due anni e Alice sta decidendo di averne un secondo, tra la faccia sbigottita di Martino e le risate fragorose del pubblico. Perché sono sempre le donne a voler avere dei figli. I pochi oggetti in scena riescono a creare diversi ambienti. La cucina, l’ospedale, il parco, la stanza del bambino. Basta l’assenza della luce per pochi secondi o l’apparizione di un personaggio che fa di volta in volta da amico o da traslocatore a far si che i luoghi mutino. Dietro un pannello trasparente che filtra la luce, la stanza d’ospedale ha giusta atmosfera rarefatta di luogo che prima o poi si vuole dimenticare. Alice lì scrive ogni cosa che vede.
Lo spettacolo fa ridere ma di cosa ridiamo? Ridiamo con Martino e ridiamo di Alice come in certi pezzi di cabaret scritti per prendere in giro le donne con i soliti luoghi comuni. Non la scampa nemmeno la ceretta inguinale trascurata per star dietro al bebè. Certo ci vuole una certa arte a trasformare un libro sulla gravidanza in una commedia dai toni alquanto maschilisti.
Adesso vorrei rassicurare i lettori che possono trovare che io abbia giudicato troppo duramente lo spettacolo, che non ho scritto certe cose perché sono nervosa a causa del mio ciclo mestruale.

 

 

 

 

 

Napoli Teatro Festival Italia
Making Babies
di
Anne Enright
traduzione
Valentina Rapetti
adattamento
Fortunato Cerlino, Gianluca Greco, Teresa Saponangelo
regia
Fortunato Cerlino
con
Teresa Saponangelo, Lino Musella
scene e costumi Barbara Bessi
disegno luci
Gianluca Cappelletti
musiche originali
Matteo Cavaggioni, Filippo Barracco
durata
1h 15'
produzione
Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Tournesol Produzioni
Napoli, Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa − Sala Cinema, 21 giugno 2014
in scena 21 e 22 giugno 2014

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