“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 16 June 2014 00:00

Fino all'ultimo respiro

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Se il momento della “fine” si dilatasse in un racconto? In un traghettamento irridente in compagnia di strani esseri? La fine è la morte o è solo la consapevolezza di salutare delle vecchie abitudini per riscoprirne di nuove all’insegna del riconoscimento di una realtà differente e più intrisa di rete sociale?

Il coreografo pugliese Emio Greco ha portato in scena al Museo Ferroviario di Pietrarsa, per il Napoli Teatro Festival, lo spettacolo Addio alla fine, coreografato insieme a Pieter C. Scholten e danzato dallo stesso Greco e da altri sei fantastici danzatori.
Lo spettacolo è stato ripensato, per una prima italiana, proprio per il site specific napoletano, guidando il pubblico dall’ingresso del Museo alla Sala delle Locomotive fino ad un’arena allestita di fronte al mare. Gli spettatori, infatti, sono stati trasportati, come in un viaggio, dalla voce di Leandro Amato all’interno della nave dell’aldilà, dove la processione di un’urna funeraria ha sancito l’ingresso in un non-luogo singolare. I danzatori mascherati con smoking ed abiti da sera e coperti da occhiali da sole, in una danza macabra e commerciale, hanno fatto muovere il pubblico all’interno della Sala delle Locomotive, dove, come in una nave, il pubblico si è disposto sui due lati di un palco stretto e lungo.
Alla processione si è sostituita la caratterizzazione dei personaggi: poca teatralità, solo corpo e movimento al limite dello sfinimento, in cui i danzatori hanno dimostrato una tenuta fisica esagerata (lo spettacolo è durato due ore). La ricerca era quella dell’insieme, della rete, del respiro all’unisono che faceva muovere insieme ogni singolo movimento. Il pubblico si domandava, intanto, perché una giacca, una camicia di colori vari erano attaccate allo schienale della sedia, sempre senza distogliere lo sguardo, in attesa dell’attesa.
Greco e Scholten sono stati ispirati dal film di Fellini, E la nave va (1983), facendone omaggio con un rinoceronte all’ingresso della scena, ed al libro di Hans Boutellier, The improvising society, in cui l’autore ritrova nella collaborazione e coesione la chiave per scongiurare la complessità della vita. Riguardo il grande cineasta italiano, invece, la ripresa è legata proprio alla salvaguardia delle relazioni umane contro l’idolatria, gli orientamenti politici e nazionalistici, la sete di potere ed il falso amore.
I danzatori sono pian piano usciti dall’anonimato per definire un loro pensiero critico e azione concreta come contributo al mondo per produrre cambiamenti. Tutto ciò con una chiara e ricercata linea coreografica di movimento.
L’ultima tappa è stata verso l’arena a cielo aperto in cui i danzatori si sono meglio presentati al pubblico ed hanno cominciato ad addolcire i movimenti ed a cercare il contatto l’un l’altro: bel gioco di luci al cospetto marino. In un breve inserto ci sono state delle cantanti liriche internazionali che hanno interagito con i danzatori. Emio Greco era sì anche lui in scena, lasciando però molto spazio alla compagnia.
Alla fine, invece di prendersi gli applausi, che sarebbero stati interminabili, i protagonisti della scena hanno preferito informare il pubblico di essere giunti alla fine del viaggio e di accompagnarli all’uscita per ringraziare. La differenza spettacolo-vita reale non si è delimitata ancora per un bel po’ nel cuore della maggior parte degli spettatori che ancora non razionalizzavano sul loro essersi sentiti protagonisti e sulla danza stile very international a cui avevano assistito.
La tensione degli arti molto profonda, il rapporto su-giù caratterizzano la danza di Greco e dei suoi danzatori.
Il lavoro di ricerca di Emio Greco e Pieter Scholten è nato fin dal 1995 e si è poi andato concretizzandosi nel 2009 con la creazione dell’ICK Amsterdam (Intenational Choreographic Arts Centre). Oltre allo sviluppo del repertorio della compagnia e all’attività di tournée, i due amano mettere la danza in relazione con altre forme d’arte. Dal mese di febbraio 2014 entrambi sono stati nominati direttori artistici del CCN Ballet National de Marseille. I progetti a breve termine sono quelli di creare un forte ponte tra la realtà avanguardista dell’Olanda e la tradizione storica del balletto francese. Molto interessante!
Lo spettacolo sembra proprio un processo verso il “noi”, verso l’unificazione armonica della comunità, in cui dal comportamento del singolo individuo si può ricavare l’interattività simultanea degli uni con gli altri. Solo con questo processo si può produrre un cambiamento a detta dei coreografi. 

 

 

 

NB. Le immagini a corredo dell'articolo sono di Alwin Poiana

 

 

 

Napoli Teatro Festival Italia
Addio alla fine
coreografia Emio Greco e Pieter C. Scholten
ideazione e design Pieter C. Scholten
con Dereck Cayla, Quentin Dehaye, Emio Greco, Neda Hadji-Mirzaei, Kelly Hirina, Arnaud Macquet, Helena Volkov
guida Leandro Amato
testo Bo Tarenskeen
traduzione Francesco Durante
video Maite Bermúdez, Moises Moricoli
sound design Pieter C. Scholten
luci Henk Danner, Paul Beumer
costumi Clifford Portier
produzione ICKAmsterdam
in coproduzione con Holland Festival, Theater A/H Vrijthof, Nederlandse Dansdagen
in collaborazione con ATER-Associazione Teatrale Emilia Romagna
durata 2h
lingua italiano
Napoli, Museo Ferroviario di Pietrarsa – Sala delle Locomotive, 13 giugno 2014
in scena 13 e 14 giugno 2014

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