“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 14 April 2014 00:00

Di polli, dischi e di Croazia

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E ti ritrovi ad impiegare tre quarti d’ora per comprare tre fuselli di pollo e un paio d’etti di prosciutto cotto. Buono. Ma anche se fosse stato cattivo, il tempo perso sarebbe stato il medesimo. “Vado in palestra tutti i giorni, no, sa, io ho quarantasei anni e mio marito cinquanta, però gli altri mangiano veramente poco, no, perché, per rimanere magri basta non mangiare”. Auguri signora dal cappottino color ocra (ammirevole peraltro, con grandi bottoni tondi neri, lucidi, che mi ricordano le tanto amate rotelle di liquirizia. Per rimanere magri basta non mangiare, appunto). “No, sa, perché io giro molto con mio marito. Andiamo a ballare sul lago e a Bergamo. Però ci sono tutti questi ragazzi che si agitano e si abbracciano e sono anche un po’ sudaticci (sorride). Non potrebbero stare lontani?”.

Lei sorride, io rido. Quasi cado nello scaffale delle uova fresche. Il pollivendolo scappa nel retro. Unica vittima sacrificata all’ascolto della cappottata è la moglie del venditore di bestie alate. “Vuole altro?”. Domanda scomoda. “Ah guardi, se potessi mangerei anche di più, ma per rimanere in linea mi devo trattenere (ancora?) e mi limito ai petti di pollo. Certo che quando vado in Croazia d’estate è tutta un’altra storia (e ci credo)”. “Bella la Croazia! Mi dicono, anche, non cara”, mi introduco impavidamente nel monologo. Miss zafferano porta un paio di stivaletti marroni, lucidi. Molto lucidi. Pulitissimi. Inizio a diffidare, ha le scarpe troppo pulite. E sembrano anche di gomma, tipo gli stivaletti che ha mia madre, comprati su un sito di articoli per fantini.
“Sì, guardi, la Croazia è proprio bella poi io vado a Cricvenica che però si pronuncia Criveniza che è praticamente Krk”. Signora ripassi la cartina geografica, dico tra me, Krk è su un’isola, Crivenica sulla terraferma. Continuo a diffidare, vorrei comprare, pagare e andare a casa a cuocere le benedette coscette di pollo. “Sa, noi andiamo lì da venticinque anni, affittiamo da una vecchia conoscente una stanza col bagno. Certo il lavandino è un po’ piccolo, ma cosa ci si può fare? Per trentacinque euro al giorno la stanza...”. “Appunto, dicevo, affitta anche ad altri o solo ad amici? Può darmi il numero?”
Ha anche i leggings ocra. Cappotto ocra con liquirizie, leggings ocra, stivaletti marroni lustri e foulard maculato. Ocra. La maglia non si vede, pazienza. Sarà ocra. Ma il numero non me lo dà, piuttosto divaga sulle discoteche lacustri e bergamasche. “Il nostro amico fa il dj e lo seguiamo. Mette musica settanta-ottanta e a noi piace tanto, io però non socializzo molto in discoteca. Mi metto in un angolo e ballo da sola”. Mi viene in mente Liv Tyler, ovviamente. La mia scontatezza di paese. Penso a dove si nasconda il marito mentre lei ‘angolizza’ nel buio di un locale assordante circondata da zombie gocciolanti sudore che la vogliono abbracciare. Mio Dio che incubo. “Ah! Credevo ballaste il tango!”. Si inserisce la moglie banconista, molto coraggiosamente. La guardo attonita, ma nemmeno poi tanto. Oggi in polleria vale tutto. La signora è palliduccia in perfetta nuance col cappottino giallognolo, struccata, con una coda di cavallo scompigliata e gli occhi un po’ fuori dalle orbite. Molti denti. Molto bianchi. Implantologia imperat. Avrebbe potuto essere una tanguera, sì. In effetti. “Ma in Croazia si va anche dal dentista e si paga poco invece io, qui, al mio devo ancora ottomila euro”. Bingo! Stremisco. Io ottomila euro non li ho mai visti tutti insieme, ma eventualmente mi guarderei bene dal darli al dentista. Piuttosto li farei evaporare in teleobiettivi. E forse dovrei ancora aggiungere qualcosa. A volte mi chiedo perché come hobby ho scelto la fotografia e non il giardinaggio. I semi di quercia secolare mi costerebbero senza dubbio meno.
“Sì, so che partono i pullman dall’Italia per andare dal dentista”. “Certo! Poi l’autostrada è comoda, esce a Krk”. L’autostrada sull’isola? Mi sto perdendo, come al solito, quando si tratta di geografia, e ho anche fame, quindi la mente mi si obnubila più in fretta. La signora in giallo si dilunga in sorrisi e racconti. Quando arriviamo al fratello che da piccolino indossava le vecchie tutine di lei, rosa, ho un momento di stizza. No. Le tutine rosa al fratellino di pochi mesi no. Molto meglio uno zombie sudaticcio che ti balla la taranta a pochi passi, penso. Penso chissà come sono le pareti di casa della signora. Pensieri in libertà. Avrà una tappezzeria vintage con giglio fiorentino o con bolli arancio rossi anni settanta? E il marito? Si vestirà a quadroni texani con lo stivaletto in accordo o avrà le allacciate un po’ sfilate con la braga a sigaretta? Ma nel mezzo dei miei pensieri raccapriccianti arrivano le coscette. Pago, esco, mi butto alle spalle ballerini e cappotti e mi getto nella mischia del mercato del martedì. Che le danze abbiano inizio dunque.

PS: la foto è di Cristiana Folin.

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