“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 04 April 2014 00:00

Orgoglio partenopeo

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"Siamo onorati di presentarvi il lavoro di Servillo a Londra", "Inoltre siamo orgogliosi di dare il benvenuto alle tre produzioni teatrali di questo lavoro − Piccolo Teatro di Milano, Teatro di Roma, Teatri Uniti di Napoli − per la loro prima visita al Barbican". Honour, proud, parole chiave della presentazione di Toni Racklin del Teatro Barbican di Londra dove dal 26 al 29 marzo è andato in scena Le voci di dentro di Eduardo De Filippo, di e con Toni Servillo.

Un po' di date e di dati. La compagnia Servillo's brothers ha iniziato la tournée di questo spettacolo lo scorso anno a Marsiglia. Ovunque siano andati è stato un successo. Poi approda in Italia. A Napoli, città natale dell'autore e città di formazione dei Servillo e degli attori della compagnia, rimane al San Ferdinando, dalla capienza ridotta, solo dieci giorni facendo il tutto esaurito anche il giorno in cui la compagnia ha rinunciato al turno di riposo per accontentare tutte le richieste, senza riuscirci. Si poteva prevedere un successo del genere, anzi lo si sapeva già, eppure la programmazione dello Stabile non ne ha tenuto conto. Purtroppo tra i tanti problemi del teatro italiano vi è anche la miopia delle direzioni artistiche, che in Italia purtroppo non hanno il fiuto, non hanno la percezione di cosa stia bollendo in pentola sui palcoscenici italiani. Nel caso di Le voci di dentro è stata sottovalutata la portata di ciò che ovunque è stato considerato un evento, tranne che a Napoli. Ignorando, sembra quasi volutamente, che la fama e la bravura di Servillo il Divo fanno ormai il tutto esaurito.
Nel presentare il programma della stagione teatrale a novembre il Barbican aveva presentato Servillo come un attore di fama internazionale, e non aveva ancora vinto il BAFTA (maggior premio inglese per il film straniero), non aveva ancora vinto l’Oscar, il film che lo ha visto protagonista. Oltre alle date dal 26 al 29 marzo il Barbican ha previsto anche la proiezione del film È stato il figlio in un breve retrospettiva dedicato a Servillo. Nemo propheta in patria. Era dal 1995 che al Barbican non veniva presentato uno spettacolo italiano, dai tempi di Strehler con I giganti della montagna.
Dunque, a Londra diventa possibile essere orgogliosi con un’opera in napoletano con i sovratitoli in inglese che, inutile dirlo, non rendono le sfumature lessicali ed emozionali di una lingua così strutturata come il nostro dialetto, ma l’espressività di Toni Servillo parla molte lingue, incredibilmente anche per un testo sull’incomunicabilità tra gli uomini. Un tema, questo, che ha segnato buona parte della drammaturgia italiana ed europea per tutte le pieghe del Novecento. Non si vuole qui riprendere la sinossi dell’opera quanto raccontare un’esperienza anomala in un teatro straniero dove la compagnia di Servillo ha presentato un lavoro giocato su tempi teatrali perfetti, calibrato su gesti sicuri, misurando la scena con sicurezza, fatto di sguardi, di gesti a volte accennati, dalla mimica facciale di attori davvero incredibili dal primo all’ultimo.
Chiara Baffi nel ruolo della cameriera Maria, Gigio Morra in quello di Paquale Cimmaruta e Peppe Servillo in Carlo Saporito sono quelli più incisivamente recitati, oltre a Toni Servillo nel ruolo di Alberto Saporito, colui che confonde sogno e realtà dando inizio al dramma sulla incomunicabilità.
Il pubblico era in buona parte di italiani, ma anche di molti inglesi divertiti soprattutto nel primo atto quando i due fratelli Saporito di trovano nella cucina dei Cimmaruta con tutti gli attori sul palco. Se ridevano così per la traduzione inglese, non si immagina come avessero reagito se avessero conosciuto il testo in lingua originale. Un pubblico attento, presente, lo si sentiva vibrare di fronte a quel silenzio finale dell’ultimo atto quando lo sguardo di Alberto-Toni sul fratello Carlo-Peppe pesa come un macigno che porta con sé la delusione, la rabbia, il dolore. Quello sguardo che dura un’eternità fa fremere il pubblico in attesa di quella battuta finale che non arriverà e solo il buio in sala farà prorompere in un applauso entusiasta.
Dopo pochi minuti di pausa Toni Servillo torna sulla scena accompagnato da un giornalista inglese e dalla traduttrice pronto ad un breve conversazione anche con domande del pubblico. La prima domanda è, tipica dello stile anglosassone, del come ci si sente ad essere a teatro dopo aver vinto un Oscar. Servillo risponde ricordando a questo pubblico come lui sia un attore che nasce a teatro e che ha sempre fatto questo, il cinema è stato quasi una fisiologica conseguenza, ma comunque una parentesi. Ricorda come abbia già portato sulla scena De Filippo, Molière, Marivaux, Goldoni solo per far qualche nome, Los Angeles è stata una bella ubriacatura, ma la sua vita è il palco. Risponde in tono molto ironico anche a certe provocazioni che vogliono il solito stereotipo del napoletano che recita nel teatro a cielo aperto della sua città, che non mettono in difficoltà la sua traduttrice bravissima e che fanno ridere molto il pubblico. Le domande poste da alcuni spettatori poste in italiano volevano mettere in luce certi legami di De Filippo con Ibsen, che Servillo ha trovato arditi ed anche poco reali o in qualche caso anche un poco ridicoli quando lo si è voluto paragonare a Vincenzo Salemme. Servillo, con i suoi calzini rossi e il sigaro che non vedeva l’ora di accendere si è intrattenuto una ventina di minuti, per poi salutare accompagnato da numerosi applausi. Un ottimo regista ed un grande attore. Una gloria per l’Italia che viene da Napoli.

 

 

 

 

Inner Voices (Le voci di dentro)
di Eduardo De Filippo   
regia di Toni Servillo   
con Toni Servillo, Peppe Servillo, Chiara Baffi, Betti Pedrazzi, Marcello Romolo, Gigio Morra, Lucia Mandarini, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Antonello Cossia, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatri Uniti di Napoli
paese Italia
lingua napoletano (con sovratitoli in inglese)
durata 1h 50'
Londra, Barbican Teathre, 27 marzo 2014

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