Print this page
Monday, 31 March 2014 00:00

A teatro si sceglie cosa gustare

Written by 

Al Teatro Diana a Napoli è andato in scena Il Menù del Teatro, un esperimento ideato da Peppe Celentano e Gabriella Cerino, capo comici della Compagnia Movimenti di Scena. Perché a teatro non è possibile ordinare una pietanza come in un ristorante? Perché non si può dichiarare lo spettacolo che si ha voglia di vedere? Si saranno chiesti i registi ed ecco che l’esperimento ha avuto luogo.

Ad ora di cena, infatti, il pubblico, prima di entrare in platea, ha scelto, guidato dagli chef del teatro, la pietanza che desiderava mangiare tra Miseria e Nobiltà, un classico Scarpetta, Dream factor, uno spettacolo che guarda ai giovani, amanti dei talent, dove si raccontano le speranze e le disperate storie di aspiranti artisti disposti a tutto per arrivare al successo e Varietà, uno spettacolo per gli amanti della canzone tradizionale, delle macchiette e dell’avanspettacolo, uno spaccato su un tipo di teatro ormai sparito ma rimpianto da tantissimi per la passione di chi lo faceva.
Gli chef e le cameriere intimavano per lo spettacolo di loro rappresentanza, mentre il pubblico metteva un tappo di bottiglia nel calderone scelto proprio come nelle urne elettorali. La votazione maggiore è stata per il classico di Eduardo Scarpetta del 1888, rivelando la voglia da parte del pubblico di nutrirsi di una bella lezione morale.
Gli attori e le attrici, proclamato il piatto da servire, hanno apparecchiato la tavola dando inizio al primo quadro della vicenda.
A casa di Pasquale, Felice, Concetta, Pupella, Luisella e Peppiniello non si mangia da giorni e la miseria ed il nervosismo divampano sempre di più, provocando odi e scontri, ma una bella notizia arriva proprio in quel giorno, quando il marchesino Eugenio Favetti (precisa, puntuale e sperimentalmente espressiva l’interpretazione di Francesco Campanile) propone ai poveri scapestrati di aiutarlo in una missione amorosa. Riguardo all’opera scelta e rappresentata nulla da obiettare: è un classico e tale resta.
L’opera è un viaggio quasi fantastico dei poveri che vivono per un giorno da falsi ricchi, notando quanto la nobiltà sia più falsa di loro. La vera nobiltà, infatti, è quella dell’amore tra il marchesino Eugenio e la bella ballerina Gemma, tra i rapporti filiali che legano Concetta a Pupella, e l’atteggiamento di Luigino che è disposto a rubare i soldi a suo padre per aiutare Pupella e la sua famiglia. Ed il messaggio del testo sembra essere proprio uno sprone alla riscoperta dell’autenticità di tali rapporti, al di là della condizione socio-economica.
Divertenti le presentazioni dei falsi nobili che si presentano a casa di Don Gaetano Semolone (detto “fritto misto”, con la brillante interpretazione di Peppe Celentano), avanzando con passi ridicoli e vestiti esagerati, quasi come se fosse il giorno di Carnevale, accompagnati da marce musicali che ne enfatizzano il riso. Si nota, infatti, un accurato e minuzioso lavoro di sartoria, svolto da Federica Del Gaudio, che ha voluto riproporre a mo’ di omaggio i costumi del film di Mario Mattoli, tratto dall’opera di Scarpetta, con Totò e Sophia Loren.
L’unica che non ha una parte è Luisella, la moglie (seconda moglie) di Felice, che deve restare a casa a fare la malata, in quanto la zia di Eugenio, la vera Principessa di Casador, è a letto gravemente ammalata. Poi, nella casa di Don Gaetano, che sembra un Trimalchione napoletano, pian piano i nodi vengono al pettine, proprio mentre si sta svolgendo, in apparente serenità, la festa di compleanno di Gemma con fiori e cibo a volontà. Nonostante l’arrivo di Luisella che scombina tutta la messa in scena, la vicenda si conclude a lieto fine con le nozze di Eugenio e Gemma e di Pupella e Luigino, che si scopre essere il fratello di Gemma.
Felice (splendida interpretazione di Massimo Masiello), invece, sotto le vesti del Principe di Casador, riesce a mettere apposto gli equilibri della famiglia da lui creata: da un lato, la moglie e madre di suo figlio Bettina, che ritrova in quella casa a lavorare da serva per Gemma ed il figlio stesso Peppiniello, che, cacciato a malo modo dalla casa dei poveri, era andato, sebbene la sua tenera età, a cercare “fortuna” trai ricchi, trovando subito affetto, seppur falsamente mascherato. Ottavio Favetti, dal suo canto, il padre di Eugenio, che non voleva acconsentire alle nozze di suo figlio in quanto lui stesso era pretendente di Gemma, capisce finalmente di dover accogliere i desideri di suo figlio mettendo da parte il suo ego.
L’intreccio delle storie e l’interrogativo su miseria, nobiltà ed il loro significato “danzano” nelle menti del pubblico, sempre tra una risata ed un’altra. Gli interpreti hanno, infatti, saputo coinvolgere il pubblico con sveltezza scenica, molto brillanti, potenti ed amanti delle parti loro assegnate, accattivanti nell’interpretazione. Certo qualche non napoletano in sala avrà chiesto più volte al suo vicino cosa significava quella o quest’altra battuta, ma lo spirito di collaborazione si sentiva a chilometri di platea.
Eh sì, il Teatro Diana è molto grande e quella sera era sold out, segno che il pubblico partenopeo (e non) è stato molto attirato dall’idea.
Alla fine dello spettacolo, si è potuto assistere ad assaggi delle due pietanze non scelte durante la votazione che saranno rimesse in gioco alla prossima data del 6 maggio.

 

 

 

Il Menù del Teatro
direzione artistica
Peppe Celentano, Gabriella Cerino
regia Peppe Celentano
con Peppe Celentano, Gabriella Cerino, Massimo Masiello, Gennaro Monti, Gingy Comune, Francesco Campanile, Marcello Cozzolino, Emilio Salvatore, Gianni Sanseverino, Amedeo Ambrosino, Vincenzo De Lucia, Raffaele Wirz, Patrizia Doria, Diego Sommaria, Martina Liberti, Noemi Coppola, Francesco Luongo, Gianni Tagliaferri, Roberta Ventre, Francesco Del Mondo
direzione musicale  Marco Mussumeli
scene Armando Alovisi
costumi Federica Del Gaudio
Napoli, Teatro Diana, 24 marzo 2014
in scena 24 marzo 2014 (data unica)

Latest from Simona Perrella

Related items