“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 23 March 2014 00:00

Tragedia in blu

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Jasmine ha gli occhi blu come il freddo cielo d'inverno, aperti sul vuoto dei suoi pensieri mentre ripete tra sé frasi spezzate, riferimenti a una vita ormai aliena e distante. Chiunque la incontri – non si può sbagliare – ne avrà l'impressione contrastante di donna raffinata ormai in deriva emotiva: aveva un marito, Jasmine, ricco e affascinante, che ogni suo desiderio inverava: lei lo sapeva – sì lo sapeva anche se civettuola altrove guardava – che tutti quei soldi non erano trasparenti, limpidi come i suoi occhi blu, ma a lei non importava, perché quei soldi si trasformavano in vestiti, viaggi, feste... ogni tanto, ancor oggi che lui s'è impiccato in galera, ancor oggi tornano i ricordi, a brandelli, e prima quelli belli, dorati e fragili, poi quelli brutti sempre più cupi, sempre più neri.

L'ultimo di Woody Allen – Blue Jasmine – è una tragedia leggera. Della tragedia ha l'ansare ritmico della spirale che cruda ti perfora la carne: per quanto la bella Jasmine si agiti, o folle consideri nuovi orizzonti di vita – capirci più d'informatica per seguire un corso d'arredamento on line per poter (ri)prendersi un ricco e affascinante marito – sempre più affonda nelle sabbie mobili della sua vita perduta, dei suoi dorati ricordi... la sua inadeguatezza totale alla nuova più modesta esistenza diventa insopportabile fardello che incurva le spalle, procura rabbia e sudore, ingenera fame d'alcol e pasticche. La leggerezza – invece – è la mano dell'autore che lieve accarezza i suoi personaggi, non lezioso ma puro, non curioso ma attento, non facile ma delicato: un'infinita pietas avvolge tutti, i buoni e i cattivi, gli altezzosi e gli umili ma senza generare l'insopportabile aura mistico-sognante degli ultimi film di Allen. E infatti ci sorprende, l'ottantenne genio, ora che lo pensavamo condannato a rifarsi il verso in eterno – o fino a quando il Signore gliel'avesse concesso. E così man mano che si dipana la storia siamo sempre pronti alla svolta che fermi la spirale, o che la indirizzi a più miti consigli, o che almeno mitighi quell'instancabile forza con una liberatoria risata, un attimo solo di respiro. Ma no.
Senza Cate Blanchett, naturalmente, questo film semplicemente non avrebbe potuto esistere: è uno di quei rari – per fortuna – casi in cui l'autore deve cedere parte del filtro magico alla creatura, come il pittore alla sua modella. E, come per Picasso, assistiamo a un perfetto (ri)plasmare situazioni e immagini attraverso la diversa prospettiva degli occhi creatori: non sono riuscito a non pensare a Ingrid Bergman e Walter Matthau in Fiore di cactus guardando Jasmine gelida – e nevrotica – segretaria del dentista impegnata a respingerne le avance. E attorno alla protagonista una schiera di comprimari che imbastisce intorno a lei un mondo di affinità e contrasti, banalità e verità difficilmente dimenticabili, dalla sorella adottiva Ginger amata e deprecata (Sally Hawkins), al marito Hal tanto idolatrato e odiato (Alec Baldwin), agli ex mariti (Andrew Dice Clay), prossimi mariti (Bobby Cannavale) e mancati mariti (Louis C.K.) della sorella, tutti hanno il passo giusto, la faccia giusta, il tono giusto. E anche la città – una San Francisco poco o per nulla sognante, a confronto con le città invisibili ("immagini di città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici") cui ci aveva abituato Woody negli ultimi film – è una città fatta di strade vere, case solide e brutte, immagini che usano la bellezza per sembrare più adeguate alla realtà, non per rifuggirne.
E negli occhi blu di Jasmine si riflette infine la luna, come nella canzone cui sempre lei accenna, tormentoso leit-motiv della storia, Blue Moon, inno alla gelida luna blu, "now I'm no longer alone/without a dream in my heart/without a love of my own", che di lassù guarda fredda la sua solitudine e la sua voglia di annullarsi: "intatta luna, tale/è lo stato mortale", con leggerezza estrema, lieve come il verso levigato e musicale di un lontano poeta del passato.

 

 

 

Blue Jasmine
regia Woody Allen
con Cate Blanchett, Sally Hawkins, Alec Baldwin, Peter Sarsgaard, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Michael Stuhlbarg, Alden Ehrenreich, Michael Emerson, Charlie Tahan, Vanessa Ross, Max Casella
prodotto da Leroy Schecter, Adam B. Stern
soggetto Woody Allen
sceneggiatura Woody Allen
paese Usa
lingua originale inglese
colore colori
anno 2013
durata 98 min.

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