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Wednesday, 12 March 2014 00:00

Una favola di arte e carta

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Uno spettacolo che coinvolge e cattura ancora prima di cominciare. Già, perché la partecipazione del pubblico inizia concretamente e attivamente sin dalla fase dell'allestimento. Tutto nasce dall’idea di Giulia Zeetti che per scenografia e costumi ha voluto fondere eleganza, essenzialità e leggerezza alla maniera orientale. E la materia dalla quale è possibile ricavare tutto questo è la carta; e l’arte attraverso la quale può esserle data nuova forma e nuova vita è l’origami. Il solo punto debole potrebbe essere rappresentato dall’estrema fragilità di questo materiale, ma in teatro tutto può essere trasformato e trasformarsi e, quello che ad uno sguardo fugace si presenta come un difetto, è stato reso un punto di forza, ritagliando un momento che è teatro ma ancora non lo è ufficialmente, e dove il pubblico è esortato ad effettuare un invasione di campo che normalmente sarebbe considerata esecrabile.

Per una manciata di minuti tutti i ruoli salteranno e le mani degli spettatori, guidate da quelle dall'abile costumista (Ayumi Makita) che svelerà i segreti dell'antica arte nipponica, verranno impiegate nella creazione di dettagli coreografici che, a tempo debito, si riveleranno fondamentali e salvifici per la buona riuscita della storia. Dopodiché ognuno ai propri posti e tutti pronti ad assistere ad uno spettacolo che si sente già un po' nostro, dato che in parte abbiamo contribuito alla sua magia.
Inizia così la favola senza tempo e senza età in cui il principe Ivan con l’aiuto del leggendario uccello di fuoco, libera dalle grinfie del perfido mago Kascej la principessa Vassilissa. Più che una voce narrante sarà il canto di una creatura celestiale ad introdurci nella fiaba e a dirci che il fuoco nel cuore di un giovane scioglierà per sempre il gelo del male e che questo cuore aspetta la sua metà. L'usignolo smetterà di cantare e prenderà le sembianze del potente Kascej, i cui artigli di carta scagliano incantesimi in grado di pietrificare e la cui voce robotica ricorda un po' quella del 'grande feticcio' di Kiriku (ammetto che è stata una bambina del pubblico a farmi riflettere sulla somiglianza).
Dopo aver creato il suo regno di statue di pietra ed aver spento ogni cuore, il mago sceglierà la sua regina e, senza troppe cerimonie, se la andrà prendere. Così la bella Vassilissa si troverà a dover cancellare i suoi sogni d'amore per affrontare un presente che supera di gran lunga, in terrore, il più cupo degli incubi che la sua giovane anima abbia mai partorito. Ma anche il giovane Ivan sogna, e la notte di un sogno che poi sogno non è, incontra l'uccello di fuoco che gli offre in dono una delle sue magiche piume oltre al bene più prezioso, la sua eterna amicizia. Il sogno finirà con una profezia, il giovane avrebbe ucciso Kascej e sposato Vassilissa. Al suo risveglio tutto svanisce, ma non la piuma col suo potere, è così che il destino gli si presenterà, in livrea e guanti bianchi, in tutta la sua chiarezza. Non gli resterà che partire e portare a termine la favola con l'atteso lieto fine.
Ma va ricordato che oltre all'uccello di fuoco, il coraggioso principe, ha avuto al suo fianco degli altri validi e valorosi alleati, che sprezzanti del pericolo non hanno esitato ad affrontare a pallettoni di neve lo spregevole mago scatenando una vera e propria tempesta con tanto di grandine di origami.
Si tratta di una fiaba che viene da lontano e che ha cavalcato il tempo superando la steppa e i gelidi inverni russi fino a toccare l'immaginario di Stravinskij che l'ha tradotta in note piene di colore; ascoltandole si possono vedere, infatti, dace e cupole rutilanti che si innalzano su ghiacciati mantelli di abbacinante candore, e vengono evocati principi e principesse che sembrano usciti da un quadro di Gustav Klimt, con uccelli di fuoco che sono tutto un baluginare di fiamme.
In questo spettacolo, però, non accadrà nulla di tutto questo, riponete nella mente l'opulenza e la tavolozza dei colori e si lasci spazio solo al bianco più abbacinante: tutto è bianco e di un'eleganza raffinata e minimalista come nei quadri di Roman Opalka dell'ultimo periodo, quando dipingeva bianco su bianco lasciando immutata la poesia. Le due metamorfiche attrici fluttuano impalpabili e delicate come angeli vestiti da un qualche Kenzo celestiale, e i loro corpi, con gesti lenti e solenni da teatro Kabuki, sapranno raccontare e suscitare più di tante parole.
Una rappresentazione che è un vero incanto per raffinatezza e poesia, e dove si sconfina abbondantemente dal mero 'teatro per ragazzi' o dal teatro di 'intrattenimento', perché quello a cui assistiamo è piuttosto un teatro che si fa arte in tutti i suoi aspetti. L'unico rammarico è stato che forse non tutto il pubblico era preparato a simili altitudini e qualcuno, con bambini al seguito troppo piccoli o che comunque si aspettava un qualcosa di più familiare e rassicurante, è rimasto chiaramente disorientato. La scelta di portare a Napoli e di offrire ad un'utenza così variegata ed ampia, come è quella della Città della Scienza, uno spettacolo così di 'nicchia', è stata quanto mai coraggiosa ed apprezzabile.
Il gusto del pubblico, e soprattutto del piccolo pubblico, va infatti coltivato e aiutato a crescere, e questa è la missione principale di Le Nuvole. E a chi scrive viene da dire: e meno male che ci sono loro a farlo, altrimenti chi lo farebbe mai?

 

 

 

L'uccello di fuoco. Loop station vocale, origami, teatro d’attore, danza
regia
Giulia Zeetti e Cecilia Ventriglia
con Cecilia Ventriglia e Stella Piccioni
musica Igor Stravinskij
scenografie Gianni Ferri e Ayumi Makita
costumi Ayumi Makita
disegno luci Gianni Staropoli
tecnica Giacomo Agnifili
produzione Art Niveau
foto di scena Michele Magini
lingua italiano
durata 50'
Napoli, Teatro Galilei 104 – Teatro Le Nuvole, 9 marzo 2014
in scena 9 marzo 2014 (data unica)

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