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Sunday, 16 February 2014 00:00

Eppur si muove

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Come di consueto si comincia con un minuto di rivoluzione. Come di consueto la rivoluzione in teatro sembra russare. Tutti ingessati sulle sedie. Tutti silenziosi. A dire di Marco Paolini solo i friulani erano rimasti così composti, ma neanche ad Avellino si erano notati fermenti rivoluzionari...
ITIS Galileo un anno dopo. Dopo la lettura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

1870 Km intorno al sole. Il moto compiuto annualmente dalla terra. Una nozione ormai pacifica. Eppure... come il nostro linguaggio quotidiano, la nostra percezione della realtà, sono ancora infarciti di aristotelismo tolemaico. Lo sappiamo, in teoria, che la terra gira attorno al sole, ma non possiamo fare a meno di guardare il sole tuffarsi nell'acqua al tramonto. Siamo ancora come Aristotele e Tolomeo, intuitivi come bambini.
Scena essenziale ed evocativa. Unico arredo scenico un globo di metallo dotato di protuberanze è appeso ad una catena di lunghezza e tensione variabile. Metafora a un tempo di terra, globi celesti, bombe. Pantaloni, berretto e grembiule da lavoro per Paolini, nei panni del "meccanico" Galileo, nel senso di cultore di arti meccaniche.
Si comincia con l'analisi del frontespizio del Dialogo, sul quale sono raffigurati tre personaggi: Aristotele, Tolomeo e Copernico. Tolomeo è il medio termine, la vera tenzone è tra i due estremi, titolari dei due sistemi. Copernico, noto da altri ritratti come uomo alto e magro, è qui raffigurato come un vecchio barbuto e calvo. Si tratta in effetti dello stesso Galileo che si fa raffigurare nelle vesti di Copernico. Con l'aiuto della signora Virginia del pubblico, che si immola con spirito al pubblico ludibrio, ascoltiamo attenti il Bignami di filosofia. Platone e Aristotele in quattro minuti, "Non ridete", ammonisce Paolini, "con questo ci campiamo tutto lo spettacolo". Timeo di Platone. Descrizione dell'universo creato dal Demiurgo. Triangolo versus cerchio. Siamo tutti radicatamente aristotelici. Nessuno immagina un universo basato sui triangoli. Del resto anche il filosofo Zero aveva ribadito in epoche più recenti "il triangolo no...". Aristotele immaginava l'universo come un insieme di sfere concentriche. Il globo di metallo scende e si apre, rivelando al suo interno scheletri di sfere. Triangolo o cerchio l'universo della filosofia antica è comunque finito, chiuso. Giordano Bruno, il grande nolano, lo aveva al contrario immaginato di mole infinita.
Tolomeo. Tetrabiblon. Teoria sui popoli destri e sinistri rispetto all'eclittica. Il carattere e la fisionomia sono una questione di geografia.
1564 – nascono Galileo e Shakespeare. Galileo è figlio di Vincenzo, musico, e musica e matematica hanno sempre camminato a braccetto, da Pitagora in poi. Galileo studia matematica, una scienza meccanica, gerarchicamente inferiore rispetto alla filosofia. Le scienze meccaniche così legate ai fenomeni, al divenire. La filosofia, astratta, che si occupa dell'essere. E sull'essere e la realtà i Greci hanno già detto tutto e "nessuno ha il coraggio di aggiungere una riga a quello che hanno detto i Greci". Tutta la cultura viene dal libro, anche le nozioni della vita pratica. Anche l'anatomia. Gustosa la resa dell'episodio, riferito nella prima giornata del Dialogo, del notomista di Padova che aveva dimostrato, con evidenza sperimentale, la nascita dei nervi nel cervello e non nel cuore, come riferiva Aristotele. "Non devi sorpassare il maestro. Aristotele è chiuso e tu devi restare dentro".
Gli studi, le prime ricerche, le intuizioni, le invenzioni, i casi della vita, le opere, l'abiura. La ripresa degli esperimenti, della fisica, la caduta dei gravi, l'isocronia del pendolo. Galileo è meccanico, non filosofo. È interessato al come, non al perché.
Sulla scena prende vita la figura di Galileo, a tutto tondo, o almeno ad altorilievo, non la silhouette da manuale di filosofia o letteratura. E insieme a lui prendono corpo un'epoca, una temperie culturale. Filosofia e Scienza assumono il loro posto in quello spazio e in quel tempo, ché ne avevano uno. Tutto questo in maniera lieve, giocosa, a tratti ironica, strizzando, talvolta, l'occhio all'attualità, ma senza scivolare mai nella trivialità banale della battuta facile. La voce calda e rassicurante di Paolini accarezza lo spazio, ti conduce per mano, ti incanta, ti invoglia. Il Dialogo sui due massimi sistemi del mondo, ancorché scritto in un godibile e piano italiano di quattrocento anni fa, è un libro difficile, pesante, arduo. Ci sono le dimostrazioni geometriche, ci sono le conoscenze della filosofia Scolastica, ci sono giornate lunghissime in cui ci si perde, ci si dimentica quello che si è letto, si torna indietro e ci si perde ancora. L'operazione di Paolini, di rendere il Dialogo filosofico in commedia, in azione scenica, è geniale e pienamente riuscita. La parola morta prende vita, insufflata di linfa nuova. Idee vecchie vengono rimesse in circolazione, con rispetto, senza riderne, anche se "le idee quando scadono, dopo fanno sempre ridere". Le scoperte di Galileo non hanno più un posto nella fisica, resta il metodo e soprattutto resta il merito di aver ridimensionato la verità.

 

 

ITIS Galileo
di
Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia Marco Paolini
con Marco Paolini
consulenza scientifica Stefano Gattei
consulenza storica Giovanni De Martis
elementi scenici Juri Pevere
consolle audio Gabriele Turra
assistenza tecnica Graziano Pretto, Michele Mescalchin
direzione tecnica Marco Busetto
illuminotecnica e fonica Ombre Rosse
produzione Jolefilm
lingua italiano
durata 2h 10'
Salerno, Teatro Verdi, 13 febbraio 2014
in scena 13 febbraio 2014 (data unica)

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