“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Paola Spedaliere

Se questo è un brigante

Il palco del Teatro Verdi è molto grande, occupato nella sua interezza, sullo sfondo, da sei gabbie sottili stilizzate sormontate da una piccola luce posta in alto. A sinistra vi è una grossa sedia stile impero rivestita di nero. Sulla destra vi sono tre musicisti che intrecceranno le note ai fili narrativi raccontati dagli attori che, all’apertura del sipario, sono già quasi tutti sulla scena indossando pantaloni neri e camicia bianca. Per tutto lo spettacolo, però, sarà il nero a dominare come una cappa funebre, come l’abito amplissimo indossato dall’unica silenziosa figura femminile (Mirela Karlika) che coprirà i diversi ruoli simbolici della Coscienza, della Saggezza, dell’Angelo della Morte.

Sulle tracce dei Templari

In Campania, in provincia di Benevento, esiste un borgo antichissimo che nel corso del VI secolo fu intitolato a Sant'Agata, santa catanese, in seguito nel 1300 divenne feudo della famiglia De Goth grazie a Papa Clemente V, ovviamente un De Goth.

Le tesi che cambiarono il mondo

Una Chiesa Luterana essenziale è la scenografia ideale per mettere in scena una pièce sull’avventura spirituale e umana di Martin Lutero ad opera del collettivo Teatro in Fabula intitolata Le 95 tesi: una storia di Lutero, progetto teatrale elaborato su testi di John Osborne, Roland H. Bainton e Luther Blissett, per la regia di Giuseppe Cerrone e Antonio Piccolo.

Manuale di etologia attoriale

Subito la scenografia scarna, dove il nero e il vuoto sembrano inghiottire un catino che pende legato ad una corda in fondo, sulla sinistra del palco, ed altri catini messi sul proscenio dove poggiano anche rametti secchi, erbe. Alessandra Fabbri è già sul palco in maglietta gialla e pantaloni neri che si muove con i gesti lenti ed incrociati della ballerina che fa riscaldamento. Quando la luce si affievolisce in sala, lei si avvicina sul palco con i lunghi capelli raccolti in una coda di cavallo ed inizia a recitare “una storia che mi fa piangere tutte le volte che la racconto”.

Orgoglio partenopeo

"Siamo onorati di presentarvi il lavoro di Servillo a Londra", "Inoltre siamo orgogliosi di dare il benvenuto alle tre produzioni teatrali di questo lavoro − Piccolo Teatro di Milano, Teatro di Roma, Teatri Uniti di Napoli − per la loro prima visita al Barbican". Honour, proud, parole chiave della presentazione di Toni Racklin del Teatro Barbican di Londra dove dal 26 al 29 marzo è andato in scena Le voci di dentro di Eduardo De Filippo, di e con Toni Servillo.

Le dicotomie di un'artista

Louise Bourgeois è già all’ingresso della sala del Nuovo Teatro Sanità, sulla porta che separa l’atrio dalla navata dell’antica chiesa sconsacrata. Lo spettatore distratto non la vede, ma la noterà quando uscirà e capirà che le foto sul portone di legno sono le opere che hanno segnato la vita dell’artista parigina, vissuta in America, che sono oggetto della messa in scena nel monologo di Margherita Di Rauso. I 98 anni e mezzo di vita d’artista sono lì, in quelle foto di quelle opere che consegna all’arte ed all’eternità, intrise della sua storia e del suo dolore.

Sull'origine dei magnati russi

Il sipario si apre ed è ancora tutto buio sulla scena, poi lame di luce sono proiettate verticalmente ed orizzontalmente sulle pareti della scenografia, con una cucina misera sulla destra, un tavolo e delle sedie al centro. Una figura femminile, la madre (Elsa Bossi), entra in scena scolpita dalla luce bianca mentre si avvicina ad uno strano altare dalla forma ogivale, rosso, messo nell’angolo a destra. Su di esso vi sono varie icone sacre.

Nulla avviene mai… improvvisamente

Un’imponente scenografia composta da fitte colonne di foglie verdi che cadono dal soffitto in più punti, grossi cespugli sul fondo ed un cinguettio soave rappresentano la serra-giungla in cui si svolge il dramma scritto da Tennessee Williams nel 1958. Il resto della scena è diviso a metà: a sinistra vi sono delle sedie ed un tavolino basso da giardino, a destra sullo sfondo un piccolo tavolo con due sedie e l’ingresso della ricca casa di Mrs. Venable, con dei larghi gradini ricoperti qua e là di verde. Una luce bianca e chiara illumina la scena.

L'epifania della parola

Lo spazio scenico del Ridotto del Teatro Mercadante è piccolo, soffocato dalle pareti nere. Al centro della scena svetta un grosso foglio bianco dell’altezza di circa due metri, un grosso formato A4 che attira lo sguardo con il suo candore. Il regista e narratore/protagonista Andrea Renzi emerge da dietro il foglio-sipario, avanza quasi circospetto e inizia a raccontare la storia del piccolo Tonino e della sua scoperta delle parole.

Il mio regno per uno scellino!

Con una voce fuori campo che legge la lettera di ringraziamento del re di Inghilterra Giorgio VI a Lionel Logue inizia Il discorso del re che la maggior parte del pubblico ricorda per lo splendido film omonimo per la regia di Tom Hooper e con Colin Firth e Geoffrey Rush. Non tutti sanno, però, che lo sceneggiatore David Seidler ne aveva scritto una prima versione come testo teatrale. Luca Barbareschi, quindi, ne ha tradotto il testo e lo ha diretto affidandosi la parte di Lionel, l’eccentrico logopedista del Duca di York che era affetto da una balbuzie devastante e poco aristocratica, destinato in seguito, suo malgrado, a succedere al trono inglese come Giorgio VI.

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il Pickwick

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