“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Antonio Russo De Vivo

"La caduta" di Giovanni Cocco. Una lettura perplessa

Io ho letto La caduta di Giovanni Cocco perché tutti ne dicono grandi cose – la critica militante pare abbia approvato – e allora sono stato curioso e poi finalmente, in ritardo rispetto gli altri, l’ho letto.
Io dopo aver letto il libro però non sono molto convinto.
Cocco alla prima pagina delle Avvertenze dice che il testo “non ha ambizioni diverse dalla sola per la quale è stato concepito e realizzato: costituire un esempio di postmodern novel in lingua italiana”.
Sulla quarta di copertina Giulio Mozzi cita i nomi di Faulkner, McCarthy e DeLillo anche perché, come accade per la loro opera, “La Caduta altro non è che un romanzo biblico: un romanzo nel quale soffia l’epos che possiamo trovare nella Genesi o nei Profeti” (parole di Mozzi).

Erotismo in letteratura 01: "Tiresia" di Marcel Jouhandeau

Nel 1961 Alberto Moravia pubblicò su Nuovi Argomenti l’articolo Erotismo in letteratura. Qui egli sottolineava il diverso approccio, rispetto alla tematica, tra letteratura pagana e letteratura moderna, opponendo a questa la brutalità e l’innocenza della prima poiché mancava, ai pagani, il “senso cristiano del peccato”: “l’erotismo della letteratura moderna nasce non già da una situazione di natura, bensì da un processo di liberazione da preesistenti divieti e tabù” (L’uomo come fine, p. 207).
Affermazione interessante ma anche semplicistica. Basti, a limitarla, la pregevole nota di Guido Ceronetti alla traduzione del liber di Catullo.

Veronica Tomassini, "Sangue di cane"

“Marcin era morto. Io avevo i pidocchi. Cioè successe nello stesso momento, Marcin cagava sangue, stava morendo, beveva e cagava sangue. Io invece avevo prurito ovunque, dietro la nuca soprattutto. ‘C’hai la rogna’, mi diceva Tano, il pescatore, l’amico di Ivona. Ma Ivona stava con Marcin e Marcin stava morendo perché cagava sangue”.
Dal principio di Sangue di cane (Laurana, 2010), Veronica Tomassini sbatte in faccia al lettore alcune parole chiave che ritorneranno spesso: morte, merda, sangue. Si capisce subito che questo libro mal si presta a chi è in cerca di qualcosa di rassicurante, positivo, imbellettato di quieto vivere e di perle di saggezza. Sangue di cane è umorale, putrido, purulento, popolato di emarginati. Una donna qualunque racconta la sua storia d’amore con un polacco randagio. La storia si erge a saga polacca, e i polacchi bevono, si prostituiscono, muoiono; si muore tanto, tra queste pagine.

"Barcelona": dall'occhio di Germano Lombardi all'accecamento contemporaneo

Leggere Barcelona (Il Canneto, 2012) di Germano Lombardi oggi, a cinquant’anni di distanza dall’anno di pubblicazione (Feltrinelli, 1963) e dalla nascita del Gruppo ’63, è una di quelle esperienze nelle quali si sperimenta lo scarto tra due epoche: quella dell’avanguardismo che ha trovato i suoi massimi esponenti in Umberto Eco, Alberto Arbasino, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Giorgio Manganelli, eccetera eccetera, e quella attuale, amorfa e indefinibile, senza gruppi o scuole di rilievo, senza grandi scrittori che possano reggere il confronto (grandi sono i sopravvissuti, Eco e Raffaele La Capria ad esempio, da tenere d’occhio ce ne sono diversi, ultimi in ordine di pubblicazione Davide Orecchio e Giovanni Cocco). Chi è giovane o poco giovane oggi, vivendo una fase storico-sociale e soprattutto una percezione del tempo e dello spazio differente, dalla lettura di Barcelona può uscirne sgomento.

Erotismo in letteratura 00: Étant donnés ovvero su pornografia, erotismo e crisi finanziarie

 

Dal 1946 al 1966 Marcel Duchamp lavorò all’opera Étant donnés: 1. La chute d’eau,
2. Le gaz d’éclairage
(Essendo dati: 1. La cascata d'acqua, 2. L'illuminazione a gas).

Si tratta di una porta in legno con due spioncini. Attraverso di essi può essere spiata
una donna. La donna è distesa nuda su un letto di ramoscelli secchi. Ha le gambe
spalancate. Con la mano sinistra tiene una lampada ad olio illuminata. Dietro di lei
c’è un paesaggio forestale. Non ha volto.

 

 

La pornografia, ci insegna Jean Baudrillard in Della seduzione, è l’iperrealtà del sesso: il sesso visto da vicino, ipertrofizzato dai media, reso osceno. La pornografia, ci spiega Annalisa Verza in Il dominio pornografico, ha una funzione performativa: indurre l’eccitazione. Lo sapeva Boris Vian che, nella conferenza Nécéssité d’un érotisme littéraire (Club Saint-James di Parigi, 14 giugno 1948), delimitava una strategia della scrittura che contemplasse il ‘coinvolgimento fisico’ del lettore.

Antoine Volodine: "Scrittori" e Potere

Antoine Volodine è uno scrittore francese di famiglia di origini russe nato il 1949 o il 1950. Solo che Volodine è uno degli eteronimi dell’autore, gli altri tre conosciuti sono Elli Kronauer, Manuela Draeger e Lutz Bassmann. Totale quattro, come fu per Pessoa. Ma magari ne sono di più e non lo sappiamo. E per fortuna che c’è Beckett a toglierci di imbarazzo: “che importa chi parla, qualcuno ha detto, che importa chi parla”.

Bagliori estremi e microletteratura ai tempi del web 2.0

La narrativa ai tempi dei social network si presterebbe alla brevità, alla miniatura. Giulio Ferroni, in Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero (Laterza, 2010), diceva “a me sembra che la forma 'breve' del racconto, guardato spesso con sospetto dagli editori, sia oggi la più adatta a toccare la frammentarietà e la pluralità dell’esperienza, a scavarne il senso con tensione linguistica ed espressiva”(p. 67), e mentre lo diceva e dopo averlo detto l’editoria proseguiva la sua caccia al romanzo, e la critica dibatteva sulla fine del romanzo, e gli scrittori erano abbastanza confusi, oppure semplicemente se ne fregavano.

Tonino Porzio "L'oceano in un bicchiere", ovvero dei nuovi scrittori napoletani

C’ho un amico che adora Filippo La Porta, il critico. Questo mio amico mi ha costretto a leggere alcuni libri e articoli, e io, con un misto di piacere e rammarico (e non chiedetemi il perché), l’ho fatto. Poi ha costretto un altro mio amico a seguire la presentazione della rivista Achab (edizione Compagnia dei Trovatori), il 30 gennaio, alla Feltrinelli Express di Napoli. Quest’altro amico ha seguito la cosa con piacere, ma proprio con piacere, perché è il tipo che di cultura si ubriaca, e allora ben venga per lui la presentazione di una rivista culturale tenuta da Nando Vitali, Pier Antonio Toma, Maurizio De Giovanni, Andrea Caterini, Silvio Perrella e, appunto, La Porta.

"Amianto. Una storia operaia" e una storia mostruosa

Amianto (AgenziaX, 2012) di Alberto Prunetti non è solo una storia operaia come reca il sottotitolo, ma è anche e soprattutto la storia di una mostruosità. È la ‘storia di un’ingiustizia’, reale, raccontata da un figlio, il Prunetti medesimo, per ricordare/digerire la parabola discendente del padre operaio, Renato, lentamente ammazzato dall’amianto al quale è stato "esposto" per anni (brutta parola, "esposto", usata dai padroni per deresponsabilizzarsi, dice Prunetti nell’eloquente conversazione con Wu Ming 1 e Girolamo De Michele: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11255, e ricordiamo, en passant, che nell’antichità ad essere esposti erano i mostri).
La mostruosità va sviscerata. Qui si parla di industria, di capitale, di vittime del lavoro. Toni Negri è chiaro:

Aldo Nove "Mi chiamo..." Una lettura provocatoria

Mi chiamo… (Skira, 2013) Mia Martini. Mia Martini è il nome d’arte di Domenica Berté.
La sventurata vita è nota. Cantante di innato talento, presto raggiunge il meritato successo, poi cade, e si rialza, più volte, finché si toglie la vita.
“Mi hanno uccisa lentamente. Loro. Tutti voi.” (p. 7).

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il Pickwick

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